Gusti a tavola di uomini e donne, la causa è negli ormoni sessuali

Lui preferisce i cibi ricchi di grassi, lei i carboidrati: uno studio spiega dove nascono le differenze di gusto tra uomini e donne

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Per lui, spesso si preferiscono i cibi che contengono un maggior quantitativo di grassi e sale. La donna invece, predilige carboidrati e vegetali. A dirlo è un recente studio pubblicato su Nutrition & Food Science dal Dipartimento di Scienze Umane e Promozione della Qualità della Vita dell’Università Telematica San Raffaele di Roma, che ha preso in esame i comportamenti alimentari di 2.021 adulti di cui 1.276 donne, utilizzando un questionario composto da 12 domande sulle abitudini alimentari, 17 su gusti alimentari e 4 sull’alimentazione sana.

La chiave negli ormoni sessuali

Donna e uomo, ovviamente in termini generali, scelgono alimenti diversi quando siedono a tavola. A dirlo è un’indagine, in corso di pubblicazione, condotta dal Dipartimento di Endocrinologia dell’Università Federico II di Napoli su 43 studi negli ultimi 10 anni. L’analisi dice che le preferenze alimentari dipendono dal sesso biologico e dall’età più che dal luogo dove viviamo e dai fattori culturali.

In particolare,  “L’associazione tra differenze di genere nell’alimentazione e ormoni sessuali è recente e va esplorata e approfondita con ulteriori studi – segnala Annamaria Colao, presidente della società Italiana di endocrinologia (SIE) e Ordinario  di Endocrinologia all’Università Federico II di Napoli. Ma vi è una crescente consapevolezza che le preferenze alimentari nel mondo occidentale sono influenzate più dalle componenti biologiche legate al sesso, assetto ormonale e cambiamenti fisiologici dello stato riproduttivo (ciclo mestruale e menopausa), che alle componenti sociali legate ai ruoli culturalmente attributi all’identità maschile e femminile.

La review del gruppo di ricerca della Federico II suggerisce che gli estrogeni agiscono sui nuclei ipotalamici, che sovraintendono al controllo della fame e della sazietà, attivando il sistema cannabinoide che stimola l’appetito e induce nelle donne il desiderio di cibi ricchi di carboidrati.

Gli uomini invece sono più propensi a mangiare cibi ricchi di grassi perché il testosterone attiva un altro sistema che è quello della dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale che genera una maggiore sensazione di forza e aggressività”. Insomma: ci sono differenze profonde tra donne e uomini a tavola. A parere dell’esperta ad avvantaggiarsene sono solo le donne almeno fino alla menopausa quando con il calo degli estrogeni le differenze si riducono e tendono ad avere preferenze più simili agli uomini.

Più difficile per lui stare ai pasti

Donne e uomini si differenziano non solo per le scelte qualitative del cibo ma anche per il momento della giornata in cui lo assumono, con ripercussioni metaboliche differenti: i maschi hanno una propensione a concentrare il consumo di cibo negli orari serali, le donne invece più nella prima metà della giornata.  È importante non solo cosa si mangia ma anche quando si mangia. Proprio come per il più noto ciclo sonno-veglia che viene gestito dall’orologio biologico situato nell’ipotalamo, anche gli altri ritmi, tra cui la fame, vengono stabiliti da un orologio interno scandito dai cambiamenti del metabolismo che intervengono nel corso della giornata.

“Ecco perché per mantenere un peso normale è importante sincronizzare il momento in cui assumiamo i pasti con il nostro timer interno, concentrando il consumo dei cibi nella prima parte della giornata quando i livelli di cortisolo sono più alti ed è maggiore la richiesta energetica quotidiana- afferma Colao.

Secondo la review il 47% delle donne concentra il consumo del cibo nella prima parte della giornata contro il 33% degli uomini. Per la sera invece è il 46% delle donne contro il 63% dei maschi. Le donne tendono dunque ad assecondare l’orologio biologico, con effetti vantaggiosi per il mantenimento di un peso normale. Gli uomini, invece, sono “late eaters” cioè mangiatori notturni quando i livelli di cortisolo sono più bassi. Ciò comporta con conseguenze metaboliche peggiori perché ‘sfasati’ con l’orario biologico e un rischio maggiore di sviluppare obesità, anche perché più inclini delle donne a svegliarsi per consumare spuntini notturni”.

Consiglio finale: l’importante è che entro le 15 si consumi la maggior parte delle calorie quotidiane. Anche l’orario dei pasti influisce sul controllo del peso.