Fumo, perché aumenta il rischio d’infarto soprattutto nelle donne e nei giovani

Il fumo di sigaretta, anche elettronica, aumenta di sei volte il rischio d'infarto e aterosclerosi. In particolare nelle donne: i danni che provoca

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 16 Maggio 2025 12:12

Movimento, controllo di peso, pressione arteriosa, colesterolo LDL (quello “cattivo”) e glicemia. Ma per il cuore e le arterie, c’è un nemico che troppo spesso si sottovaluta. Soprattutto da parte della donna. Si chiama fumo di sigaretta. E può essere molto pericoloso in termini di rischio di sviluppare un infarto. Lo ricordano gli esperti presenti al Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) in corso a Rimini.

Quanto rischi di più la donna che fuma

Come spiega Domenico Gabrielli – Presidente della Fondazione per il Tuo cuore e Direttore Cardiologia dell’ospedale San Camillo di Roma “il fumo di sigaretta è infatti il più importante fattore di rischio di infarto cardiaco nei giovani, sotto i 50 anni, e nelle donne. Le donne fumatrici hanno un rischio di infarto cardiaco 6 volte maggiore rispetto alle non fumatrici e le donne che fumano ed usano contraccettivi orali hanno un rischio di infarto cardiaco o di ictus cinque volte più alto rispetto alle donne non fumatrici che usano contraccettivi orali”.

Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di aterosclerosi e di infarto cardiaco: può danneggiare le cellule che rivestono internamente i vasi arteriosi favorendo la formazione delle placche aterosclerotiche, che a livello coronarico possono diventare causa di infarto cardiaco; può favorire l’aggregazione piastrinica, inducendo la formazione di trombi; aumentando il monossido di carbonio nel sangue, riduce la disponibilità di ossigeno per il cuore e per altri tessuti vitali; la nicotina, come già detto, aumenta la frequenza del battito cardiaco e la pressione arteriosa.

Vi sono altri fattori che, come il fumo, fanno aumentare il rischio di aterosclerosi coronarica e infarto cardiaco: l’ipertensione, il diabete, gli alti valori di colesterolo nel sangue, l’obesità e uno stile di vita sedentario. Se un fumatore ha uno o più fattori di rischio, la probabilità di malattia o di morte per aterosclerosi coronarica o infarto cardiaco si moltiplica.

Secondo l’esperto, non vanno assolte neanche le sigarette elettroniche che determinano il vamping con nicotina, glicerina e glicole, non sono innocue e a lungo termine possono provocare danni anche al cuore, sebbene gli studi concordino su come queste sostanze siano meno dannose di quelle prodotte dalla combustione diretta della sigaretta.

Infatti, gli effetti della nicotina emessa dalle sigarette elettroniche, secondo una rilevazione condotta da ricercatori svedesi su un gruppo di ragazzi, ha dimostrato un ispessimento della parete delle arterie (fattore di rischio per l’infarto del miocardio e per l’ictus cerebrale) e un incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Il tutto già nei primi trenta minuti successivi all’assunzione del fumo.

Attenzione anche al fumo passivo

Il fumo passivo – conclude Gabrielli – rappresenta invece il principale inquinante negli ambienti chiusi, in quanto comporta l’inalazione di agenti nocivi per l’organismo, derivanti dalla combustione lenta del tabacco contenuto in una sigaretta, in un sigaro o in una pipa e dall’aspirazione del fumo espirato dal fumatore, diluito con l’aria dell’ambiente; tali agenti nocivi, proprio come avviene per il fumatore attivo,  incidono sulla salute delle persone.

L’incidenza di malattie cardiovascolari e cancro al polmone aumenta rispettivamente del 25-30% e del 20-30% per i non fumatori esposti a fumo passivo. I rischi maggiori conseguenti all’esposizione al fumo passivo riguardano i bambini, dal momento che il loro organismo è ancora n via di sviluppo e, per tale motivo, più suscettibile agli effetti avversi derivanti dall’inalazione del fumo. L’OMS stima che circa 700 milioni di bambini, ossia almeno la metà dei bambini nel mondo, respirino aria contenente fumo di tabacco, in particolare a casa”.

Cardiologia su misura per la donna

Le ricerche più recenti peraltro, mostrano chiaramente come esistano elementi cui la donna deve prestare particolare attenzione, in termini di possibile rischio. Come detto il ruolo del fumo di sigaretta nella definizione del rischio cardiovascolare appare diverso nel genere femminile: per le donne basterebbe infatti fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per essere esposta al medesimo livello di rischio.

Ancora: nelle donne sono più frequenti, parlando in termini generali, le malattie autoimmuni, legate ad una sorta di “errore” del sistema difensivo che si scatena nei confronti di parti dell’organismo, come avviene in caso di artrite reumatoide. Ebbene, queste condizioni inducono uno stato di infiammazione cronica generalizzata che può ripercuotersi anche su cuore e vasi.

Ancora: chi entra precocemente in menopausa può presentare un rischio cardiovascolare superiore rispetto a chi invece ha una menopausa tardiva. La sindrome dell’ovaio policistico può compromettere la salute cardiovascolare delle donne in età giovane tra i 30 e 40 anni, che presentano un rischio più alto (del 19%) rispetto alle coetanee che non hanno disturbi ovarici, essendo più soggette a sovrappeso/obesità, ipertensione, diabete, dislipidemia e sindrome metabolica.

Infine, chi ha sofferto gestosi e ipertensione durante la gravidanza presenta un rischio molto più elevato di far fronte a problemi cardiovascolari, così come accade a chi ha sviluppato diabete nella dolce attesa. Si tratta solo di esempi, che però definiscono l’importanza di una cardiologia su misura per la donna.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.