Infarto miocardico: sintomi, cause e come intervenire

Il dolore al torace è uno dei sintomi dell’infarto miocardico. Scopri quali sono le cause, i trattamenti, i fattori di rischio di questa patologia cardiaca.

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Alessandro Antonio Labate

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna. Dirigente Medico presso il reparto di Malattie respiratorie dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.

Sappiamo bene quanto ogni singola parte del nostro corpo (sia che si tratti di un organo, di un muscolo, di un’articolazione) sia indispensabile per condurre le attività quotidiane. Di tanto in tanto possono essere interessate da un’infezione o da una malattia acuta o cronica, da trattare subito e in modo corretto.

Tuttavia, ci sono organi – come il cuore – che solo in rari casi ci danno segnali di un loro malfunzionamento. La condizione “silente” però, potrebbe essere deleteria e con il tempo portare a un costante peggioramento; non a caso, ad oggi, le malattie cardiovascolari continuano ad essere la prima causa di decesso a livello mondiale.

L’apparato cardiovascolare necessita di una costante prevenzione, poiché condizioni come l’infarto del miocardio, possono mettere in pericolo la vita stessa del soggetto. Ad essere maggiormente colpiti sono gli uomini; tuttavia, in età avanzata, questa patologia può manifestarsi in modo importante nelle donne. Vediamo che cos’è l’infarto miocardico e cosa fare per prevenirlo.

Che cos’è l’infarto miocardico

Il muscolo cardiaco, anche definito miocardio, funziona grazie al continuo apporto di sangue, ricco di nutrienti e ossigeno. Quando, per un lasso di tempo più o meno lungo, un’area del cuore non riceve sangue o ne riceve poco, si verifica un infarto miocardico. Si tratta della “morte” (necrosi) della parte del muscolo che non ha ottenuto sangue. Questa evenienza è un’emergenza medica che richiede cure ospedaliere immediate, poiché le conseguenze possono essere molto gravi.

Quali sono i sintomi dell’infarto miocardico

I sintomi possono essere lievi o gravi, in alcuni casi potrebbero non essercene. Ad ogni modo, i segnali che ci devono far sospettare un infarto miocardico sono:

  • dolore al petto, ovvero provare una sensazione di pressione/compressione;
  • vertigini;
  • stato d’ansia;
  • fiato corto;
  • nausea e vomito;
  • svenimento;
  • astenia;
  • sudorazione fredda;
  • dolore che si diffonde dal petto alle braccia (specie quello sinistro), al collo, alla mascella, alla schiena, allo stomaco, simulando un mal di stomaco.

In genere, l’infarto miocardico è improvviso e non dà campanelli di allarme particolari. In alcuni casi però, si potrebbe avvertire dolore o pressione al torace anche tempo prima. Il dolore, di solito dura oltre 20 minuti e non è influenzato dai cambiamenti di posizione.

Quali sono le cause dell’infarto miocardico

Le arterie che trasportano il sangue al cuore, chiamate coronarie, possono essere ostruite, ad esempio, dalla presenza di placche lungo le sue pareti. Le placche sono costituite da depositi di grassi, proteine e tessuto fibroso, accumulatisi nel tempo. Quando una placca si rompe, può formarsi un coagulo di sangue (trombo) che va ad occludere completamente il lume delle arterie coronariche, causando un infarto, il quale a sua volta, porta alla morte del tessuto del muscolo cardiaco. Talvolta il trombo formatosi può staccarsi dalla placca, diventando così un embolo, ed andare ad ostruire l’arteria coronaria più avanti nel suo decorso determinando anche in questo caso un’ischemia del muscolo cardiaco.

Le cause dell’infarto miocardico sono dunque da imputare soprattutto a una malattia a carico delle arterie coronariche. Nello specifico, aterosclerosi porta in modo graduale alla formazione di placche che vanno via via restringendo il lume dei vasi sanguigni. Oltre a restringere il passaggio del flusso sanguigno, può anche capitare che si verifichi la rottura di una placca causando un trombo o un embolo, che a sua volta può restringere ancora di più o bloccare del tutto l’arteria.

Altre possibili cause dell’infarto miocardico sono:

  • alcune infezioni virali che possono provocare danni al cuore;
  • spasmo dell’arteria coronarica. Si tratta di una condizione in cui, in assenza di placche in grado di determinare un infarto, le arterie coronarie vanno incontro ad un improvviso restringimento dovuto alla contrazione della muscolatura che ne costituisce le pareti determinando il cosiddetto “infarto a coronarie indenni”.

Diagnosi dell’infarto miocardico

Considerata la gravità dell’infarto miocardico, questa condizione viene diagnosticata in ospedale a seguito della comparsa dei sintomi. In questo caso, gli operatori sanitari metteranno in atto tutte le strategie possibili per individuare e trattare la patologia. Se si è coscienti, il medico potrebbe porre delle domande sulla propria storia medica e sui sintomi.

In genere, la diagnosi avviene a seguito di un controllo della temperatura corporea, del polso, della pressione sanguigna e dell’esame obiettivo. A questi si aggiungono:

  • le analisi del sangue. Ci sono delle proteine (biomarker cardiaci) che si riversano nel sangue a seguito di un danno cardiaco;
  • una radiografia del torace per valutare le condizioni e le dimensioni dei polmoni e del cuore;
  • l’ecocardiogramma. Si tratta di un esame che ci consente di valutare le contrazioni del cuore in ogni suo distretto, le sue dimensioni, e il corretto movimento delle valvole cardiache: questo aiuta a identificare se c’è una zona del cuore che ha subìto dei danni;
  • l’elettrocardiogramma (ECG). Registra i segnali elettrici che passano attraverso il cuore, mostrando se si è avuto un attacco di cuore.

Se la diagnosi è di infarto miocardico, il paziente può essere sottoposto a coronarografia, un esame in cui viene iniettato un mezzo di contrasto nelle arterie per osservare se è presente o meno un’ostruzione, causa dell’infarto.

Quali sono i fattori di rischio dell’infarto miocardico

Ci sono condizioni o abitudini che possono incrementare le possibilità di andare incontro a un infarto miocardico tra cui:

  • il fumo (esposizione attiva e passiva);
  • l’ipertensione. La pressione alta del sangue, se persistente a lungo, può danneggiare le arterie che portano il sangue al cuore;
  • il colesterolo LDL e i trigliceridi alti. Questi valori, quando sono molto alti, possono aumentare le probabilità di restringere le arterie;
  • l’obesità, una patologia strettamente correlata alla presenza di colesterolo cattivo, alti livelli di trigliceridi e zuccheri nel sangue, ipertensione, diabete;
  • il diabete. Questa condizione si verifica quando l’organismo non riesce più a produrre o ad utilizzare in modo corretto l’ormone insulina;
  • la sindrome metabolica, che aumenta di due volte le probabilità di sviluppare malattie cardiache. Si verifica quando sono presenti allo stesso tempo pressione alta, livelli elevati di zuccheri e trigliceridi nel sangue, obesità;
  • l’inattività fisica;
  • la familiarità, ovvero se si ha un familiare che ha già avuto un infarto miocardico;
  • l’età. L’infarto miocardico si verifica maggiormente negli uomini di età pari o superiore ai 45 anni e nelle donne con oltre 55 anni;
  • aterosclerosi;
  • malattia renale;
  • l’uso di droghe, che possono innescare uno spasmo dell’arteria coronaria che a sua volta può causare un infarto miocardico;
  • avere una malattia autoimmune mal controllata, come ad esempio il lupus o l’artrite reumatoide;
  • lo stress;
  • seguire un’alimentazione squilibrata, cioè a base di alimenti trasformati, zuccheri, sali aggiunti, grassi saturi.

Quali sono le complicazioni dell’infarto miocardico

L’infarto miocardico può portare a complicazioni importanti, in alcuni casi anche alla morte. Nello specifico, il muscolo cardiaco può subire dei danni che ne compromettono il funzionamento. Ecco le principali complicazioni dell’infarto miocardico:

  • insufficienza cardiaca, che può essere temporanea o cronica: il cuore ha difficoltà a pompare il sangue;
  • L’infarto miocardico può avere un impatto negativo sul modo in cui i segnali elettrici si muovono causando cambiamenti nel battito cardiaco;
  • shock cardiogeno. Si sviluppa quando il cuore è stato danneggiato a tal punto da non riuscire più a pompare abbastanza sangue per portare avanti tutte le funzioni;
  • pericardite, ovvero un’infiammazione a carico dell’involucro che circonda il cuore;
  • arresto cardiaco, che senza un trattamento immediato può condurre alla morte.

Nello specifico, l’arresto cardiaco si manifesta con la mancanza di movimenti e di risposta agli stimoli (ad esempio essere chiamati o toccati). Se una persona a noi vicina si trova in questa condizione, è necessario chiamare immediatamente i soccorsi.

Quali sono i trattamenti dell’infarto miocardico

Una volta diagnosticato l’infarto miocardico, si passa alla strategia terapeutica il cui obiettivo è innanzitutto riaprire i vasi sanguigni per evitare di andare incontro alla morte del cuore. Il tutto deve essere eseguito rapidamente perché al tempo che scorre corrisponde più tessuto del cuore danneggiato. Si inizia con la somministrazione di ossigeno, in seguito si procede considerando se si è verificato un blocco parziale o totale del flusso sanguigno. Tra i farmaci impiegati per trattare l’infarto miocardico ci sono:

  • quelli che fluidificano il sangue;
  • la morfina, per alleviare il dolore;
  • i betabloccanti, che rallentano il battito cardiaco e riducono la frequenza cardiaca, così da limitare i danni al cuore;
  • quelli per ridurre i valori alti del colesterolo;
  • gli antiaggreganti delle piastrine.

La terapia principale per l’infarto del miocardio è l’angioplastica coronarica, di solito attuata entro 60-90 minuti dall’arrivo del paziente e funzionale per liberare le arterie ostruite. Viene dilatata l’arteria bloccata dal trombo e viene poi posizionato nella coronaria aperta uno o anche più stent, ovvero delle piccole reti metalliche che possono essere a volte ricoperte di medicinali per evitare che nel punto in cui l’arteria è stata dilatata si vada a formare una cicatrice che potrebbe ostruire il vaso.

La seconda opzione, in termini di trattamenti, è la terapia trombolitica: vengono somministrati al paziente specifici farmaci che vanno a sciogliere il trombo.

In seguito a questi interventi, si procede con un programma riabilitativo per il cuore che consiste nell’eseguire esercizi personalizzati, da associare ad abitudini sane per mantenere il muscolo cardiaco in salute.

Come prevenire l’infarto miocardico

Per prevenire l’infarto miocardico si possono mettere in pratica alcuni suggerimenti volti a migliorare lo stile di vita (alimentazione, sport) e di conseguenza la salute stessa del cuore. Eccone alcuni:

  • stare lontani dal fumo. Questo implica smettere di farlo ed evitare quello passivo;
  • fare attività fisica regolarmente. Si può scegliere di praticare uno sport, ma anche passeggiare, andare in bici per tenere il corpo il più possibile in movimento;
  • gestire lo stress, limitando sovraccarichi a livello lavorativo o di impegni personali e praticando ad esempio pilates, yoga;
  • mantenere il peso forma;
  • mangiare in modo equilibrato e sano. Sono da evitare invece gli alimenti ricchi di grassi e di sale, le fritture, i condimenti elaborati.

In conclusione quindi, l’infarto del miocardio è un’emergenza medica che mette a serio rischio la vita del paziente. Può presentarsi all’improvviso e senza segnali significativi, per questo è oltremodo determinante mantenere uno stile di vita il più possibile sano.

 

Fonti bibliografiche: