Arresto cardiaco: sintomi e come agire

L’arresto cardiaco è una problematica di salute globale che richiede un trattamento tempestivo. Vediamo come si manifesta e quali sono i sintomi premonitori differenti in uomini e donne.

Foto di Andrea Costantino

Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Un arresto cardiaco consiste nell’improvvisa cessazione della funzione di pompa del cuore, la cui diretta conseguenza è la perdita di coscienza con interruzione dell’attività cardio-respiratoria.

Tale quadro si configura come una condizione potenzialmente reversibile, a patto di intervenire tempestivamente con le necessarie manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP); diversamente conduce inevitabilmente alla morte del paziente.

Durante l’arresto cardiaco:

  • il cuore è fermo,
  • il sangue non circola più e di conseguenza non viene più ossigenato dai polmoni,
  • le cellule dell’organismo non ricevono più il necessario afflusso di sangue.

In condizioni di mancanza di ossigeno (ipossia), tutti gli organi del corpo umano sono privati del giusto apporto di nutrienti e possono andare incontro a morte. In modo particolare, il cervello sarà l’organo principale che risentirà del ridotto afflusso di sangue, andando incontro a morte dopo circa 8 minuti di ipossia. Gli organi interni, tra cui il fegato, presentano una maggiore resistenza andando incontro ad un arresto delle proprie funzioni dopo circa 30 minuti, mentre i muscoli scheletrici possono sopravvivere fino a 2 ore in assenza di ossigenazione.

I numeri sull’arresto cardiaco

L’arresto cardiaco improvviso è la terza causa di morte in Europa. Si stima che questo provochi in Italia circa 50 000 morti all’anno; di queste circa l’80% è causato dalla cardiopatia ischemica (tra cui l’infarto del miocardio), ma vi sono moltissime altre cause di arresto cardiaco.

L’incidenza annuale dell’arresto cardiaco extra-ospedaliero in Europa è compresa tra 67 e 170 casi ogni 100.000 abitanti, mentre diminuisce notevolmente in caso di arresto al di fuori dell’ospedale (1.5-2.8 ogni 1000 ricoveri in ospedale). I fattori associati alla sopravvivenza nel secondo caso sono legati alla tipologia del ritmo iniziale, il luogo in cui avviene l’arresto ed il grado di monitoraggio al momento del collasso.

Nel caso di arresto extraospedaliero la percentuale di sopravvivenza è in media dell’8%, con percentuali tra lo 0 ed il 18%. La percentuale di sopravvivenza, invece, nel secondo caso varia tra il 15 ed il 34 %.

Cause dell’arresto cardiaco

L’arresto cardiaco riconosce diverse eziologie, sia cardiache che non: può essere determinato da un’aritmia, ma anche da un infarto in cui il danno tessutale è particolarmente esteso, da scompenso cardiaco terminale, da tamponamento cardiaco (per esempio in seguito a incidenti con coinvolgimento della zona toracica), da grave miocardite, da insufficienza respiratoria. Infine, esistono delle condizioni genetiche, quali la sindrome di Brugada o le canalopatie, che possono portare ad arresto cardiaco e a morte cardiaca improvvisa.

Tutte queste cause determinano, in ultima istanza, un’aritmia severa che conduce poi all’arresto cardiaco, definito come la fine di ogni attività elettrica cardiaca, e quindi alla cessazione dell’attività di pompa del cuore con conseguente interruzione dell’apporto di sangue (e con esso di ossigeno) agli organi vitali.

I sintomi dell’arresto cardiaco

In caso di arresto cardiaco si assiste ad un’immediata perdita di coscienza: il paziente non avrà polso (assenza di circolo), non respirerà e non rispondere ai richiami verbali e/o fisici utilizzati nel tentativo di risvegliarlo. Clinicamente, un paziente in arresto sarà pallido, rigido, può  perdere il controllo degli sfinteri, con possibile perdita di feci e urine.

Prima dell’arresto cardiaco vero e proprio l’individuo potrà presentare dei sintomi correlati alla causa sottostante, come per esempio dolore toracico se la causa dell’arresto è un infarto, palpitazioni se la causa sottostante è una tachi-aritmia, difficoltà respiratorie se la causa è un’insufficienza respiratoria, e così via.

Infarto o arresto cardiaco?

La cardiopatia ischemica si configura, nella popolazione adulta, come la principale causa di arresto cardio-circolatorio. All’interno di questo capitolo rientra l’infarto miocardico acuto. Tale condizione si verifica in caso di ostruzione parziale o totale di una coronaria da parte di un trombo: le coronarie sono le arterie che si occupano dell’apporto di sangue al cuore, la cui occlusione provoca la morte delle cellule cardiache e, di conseguenza, la necrosi del muscolo cardiaco.

L’infarto può presentarsi con sintomatologie differenti e il paziente è generalmente cosciente: il sintomo più comune è sicuramente il dolore toracico di tipo oppressivo (ovvero avvertito come un peso sul petto da parte dell’individuo affetto), spesso irradiato al collo, alla mandibola, al braccio sinistro. Comuni sono anche sintomi quali forte malessere, stanchezza, sudorazione fredda.

Alcune tipologie di infarto possono presentarsi, invece, con sintomi più difficili da riconoscere, quali nausea, a volte accompagnata da vomito, e dolore addominale. Questo tipo di quadro clinico più sfumato è più comune nelle donne, che quindi devono porre particolare attenzione a non sottovalutare questi sintomi.

Se si identifica una sintomatologia che può far sospettare un evento cardiovascolare serio sarà fondamentale attivare tempestivamente il 118, specificando la sintomatologia avvertita. Un intervento sanitario in ambito ospedaliero rappresenta infatti l’unica possibilità di trattamento efficace.

Chi assiste ad un arresto cardiaco, dopo aver chiamato il 118, dovrebbe immediatamente tentare la rianimazione cardiopolmonare, seguendo le indicazioni del personale della centrale operativa o quella appresa in occasione di un corso di BLSD effettuato. All’arrivo del personale di soccorso il paziente verrà poi trasportato nella struttura ospedaliera più vicina, dotata dei mezzi per supportarlo e per trattare le cause sottostanti all’arresto.

Come intervenire in caso di arresto cardiaco

La catena della sopravvivenza, o catena del soccorso, consiste in una serie di manovre studiate per rendere il più facilmente memorizzabile le azioni essenziali che qualsiasi persona dovrebbe svolgere nel caso in cui si trovi di fronte ad un soggetto in arresto cardiaco.

La sopravvivenza nel corso di un arresto cardiaco è, infatti, strettamente correlata alla rapidità di intervento ed alla correttezza di poche semplici manovre salva-vita.

La catena del soccorso si articola in 4 fasi:

  1. Riconoscimento precoce e richiesta di aiuto
  2. RCP (rianimazione cardio-polmonare) precoce per rallentare il deterioramento di cuore e cervello e guadagnare tempo per permettere la defibrillazione
  3. Defibrillazione precoce per ripristinare il ritmo
  4. Supporto vitale avanzato precoce delle funzioni vitali e cure post-rianimatorie standardizzate, per ripristinare la qualità di vita.

La catena pone l’accento sull’interconnessione tra i passaggi e sulla necessità di svolgerli in maniera quanto più rapida e quanto più efficiente per ottimizzare la possibilità di sopravvivenza senza lesioni.

L’obiettivo ultimo è aumentare la consapevolezza nella popolazione generale dell’importanza di un intervento precoce per contribuire alla riduzione del numero di vittime

Si tratta di manovre elementari che possono salvare una vita e che chiunque, anche senza una preparazione sanitaria professionale, può eseguire.

Come comportarsi se ci si trova di fronte a una persona colpita da arresto cardiaco?

Di seguito le otto manovre da eseguire per affrontare l’arresto cardiaco:

  1. Se trovi una persona priva di sensi, chiamala e scuotila leggermente
  2. Se non risponde, chiedi aiuto
  3. Piega la testa all’indietro e solleva il mento. Guarda il torace e controlla se respira
  4. Se non respira normalmente, fai chiamare il 118
  5. Manda qualcuno a prendere un defibrillatore
  6. Sovrapponi le mani sul centro del torace
  7. A braccia tese comprimi profondamente 2 volte al secondo (100-120 al minuto)
  8. Se hai un defibrillatore accendilo e ti dirà cosa fare

Fonti bibliografiche:

  • Italian Resuscitation Council, Linee Guida RCP 2021
  • Lancet Digit Health 2023; 5: e763–73, Warning symptoms associated with imminent sudden cardiac arrest: a population-based case-control study with external validation, Kyndaron Reinier, Bernadine Dizon, Harpriya Chugh, Ziana Bhanji, Madison Seifer, Arayik Sargsyan, Audrey Uy-Evanado, Faye L Norby, Kotoka Nakamura, Katy Hadduck, Daniel Shepherd, Tristan Grogan, David Elashoff, Jonathan Jui, Angelo Salvucci, Sumeet S Chugh. DOI:https://doi.org/10.1016/S2589-7500(23)00147-4
  • Humanitas, Qual è la differenza tra infarto e arresto cardiaco?