Pericardite: cos’è, cause, sintomi e diagnosi

Il cuore può essere interessato dalla pericardite, un’infiammazione che in alcuni casi mette a rischio la funzionalità di questo organo

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Il funzionamento dell’organismo è legato, sotto ogni aspetto, all’attività svolta dal cuore. Non è un caso che l’importanza del benessere di questo organo venga ribadita dalle numerose campagne di sensibilizzazione. Buona parte delle patologie a suo carico sono, infatti, scarsamente sintomatiche o asintomatiche e questo richiede da parte di ciascuno di noi un’azione preventiva e di diagnosi precoce. La salute del cuore può essere messa a repentaglio da diversi fattori che ne alterano il corretto funzionamento. Tra queste, è presente la pericardite, che non deve essere sottovalutata.

Che cos’è la pericardite

Il cuore è un organo complesso, costituito da diverse parti. Al suo esterno, è circondato da una sottile membrana, il pericardio, che possiede diverse funzioni. Oltre ad isolare il muscolo cardiaco e a proteggerlo da eventuali agenti patogeni, contribuisce a fargli mantenere la sua posizione all’interno della cavità toracica. Il pericardio può essere immaginato come un sacchetto che avvolge il cuore. È formato da due membrane, separate da un sottile strato di liquido sieroso. Quando questa struttura è interessata da un processo infiammatorio, si parla di pericardite.

Comunemente, l’infiammazione è un segnale di allarme inviato dal corpo per indicarci che sta qualcosa sta alterando la sua stabilità. Per quanto riguarda il pericardio, a causa della ricca innervazione del foglietto parietale, qualsiasi stato infiammatorio, che può essere provocato da un evento traumatico, da un’infezione o da un processo autoimmune, può provocare un dolore toracico importante, specie nel caso di pericardite acuta.

A seconda della sintomatologia e della sua durata, la pericardite può essere classificata come:

  • pericardite acuta (compare in modo improvviso e dura meno di tre settimane);
  • pericardite subacuta (si risolve in meno di tre mesi con sintomi continui);
  • pericardite ricorrente (si può manifestare tra le quattro e le sei settimane successive a un episodio di pericardite acuta);
  • pericardite cronica (la sintomatologia perdura per oltre tre mesi, si assiste a una produzione di liquido o può provocare l’ispessimento pericardico).

La pericardite può colpire persone di tutte le età con una maggiore incidenza negli uomini con un’età compresa tra i 16 e i 65 anni. Fino al 30% circa delle persone che hanno già avuto un episodio di pericardite acuta possono manifestare nuovamente i sintomi e una piccola percentuale di questi può sviluppare una pericardite cronica.

Quali sono le cause della pericardite

I motivi che possono portare allo sviluppo di questa infiammazione non sono sempre facili da individuare. Si parla, infatti, di pericardite idiopatica quando non viene individuata la causa precisa.

Le possibili cause si dividono in due macro gruppi: cause infettive e cause non infettive.

Tra quelle infettive rientrano:

  • infezioni di natura batterica, (pericardite batterica). I batteri coinvolti possono essere: quello della tubercolosi, lo Streptococcus o lo Pneumococcus anche se sono piuttosto rari;
  • infezioni virali, ad esempio per un virus gastrointestinale (pericardite virale) o per quello dell’influenza;
  • infezioni fungine (pericardite fungina).

Le cause non infettive possono essere:

  • condizioni di salute, come l’insufficienza renale o un tumore;
  • patologie infiammatorie sistemiche, tra cui l’artrite reumatoide e il lupus;
  • lesioni traumatiche a livello toracico;
  • risposta del sistema immunitario dopo un danno cardiaco provocato da un infarto o da un intervento chirurgico al cuore. Questa condizione viene anche definita sindrome di Dressler;
  • un infarto;
  • trattamenti con alcuni farmaci o vaccini.

Quali sono i sintomi della pericardite

Il pericardio infiammato può manifestarsi con sintomi in grado di influenzare la vita quotidiana. Il dolore al torace è quello principale e può essere anche piuttosto intenso e trafittivo; in altri casi però, può essere sordo. Il dolore è provocato dall’infiammazione delle membrane che compongono il pericardio che sfregano contro la parete cardiaca.

A questo sintomo, possono essere associati altri segnali che dipendono anche dal tipo di pericardite, come:

  • sensazione di stanchezza;
  • tosse;
  • gonfiore a livello addominale;
  • febbre, solitamente modesta;
  • fiato corto, specie da sdraiati;
  • dolore che si diffonde alle braccia e alla spalla;
  • battito cardiaco accelerato.

In generale, il dolore provocato da pericardite può peggiorare quando si tossisce o ci si sdraia, e migliora quando ci si siede e ci piega in avanti. Gran parte della sintomatologia da pericardite è condivisa con altre patologie cardiache, come l’infarto. Dunque, poiché non è facile riconoscere da quale condizione precisa è causato il dolore, è sempre bene recarsi il prima possibile al pronto soccorso per ricevere la giusta assistenza e intraprendere le terapie adeguate.

La pericardite, a volte, può comparire insieme alla miocardite, ovvero l’infiammazione del miocardio (il tessuto muscolare cardiaco). Presentano, infatti, sintomi simili tra loro e quando questo accade si parla di miopericardite.

Diagnosi della pericardite

La diagnosi di pericardite prevede una visita cardiologica approfondita da parte di uno specialista, il quale ascolterà la storia clinica e del paziente e porrà alcune domande circa la sintomatologia. Inoltre, attraverso l’uso dello stetoscopio ausculterà il cuore e i suoni che produce: uno sfregamento tra le due membrane del pericardio provoca un suono caratteristico e riconoscibile dal medico, tipico della pericardite senza accumulo di liquido. Al contrario, un suono ovattato è da attribuirsi, più verosimilmente, a un versamento pericardico.

In aggiunta, potrebbe essere necessario eseguire ulteriori esami, ad esempio quelli del sangue, per valutare l’eventuale presenza di infezioni e di uno stato infiammatorio e quelli sul liquido pericardico.

Inoltre, potrebbero essere richiesti, in base alle necessità, altri esami, tra cui:

  • ecocardiogramma, il quale mostra la struttura cardiaca e che può evidenziare l’eventuale presenza di una maggiore quantità di liquido tra le due membrane del pericardio. È utile in tutte le forme di pericardite;
  • TAC, grazie alle immagini del cuore e del torace visibili con questo esame strumentale, si può rilevare, ad esempio, un ispessimento del muscolo cardiaco, segnale indiretto di una pericardite costrittiva;
  • elettrocardiogramma, utile per registrare i segnali elettrici del cuore;
  • radiografia del torace, che mostra eventuali cambiamenti nella forma e nelle dimensioni del cuore;
  • risonanza magnetica, che rivela cambiamenti nel tessuto intorno al cuore, ma che valuta anche la presenza di infiammazione e ispessimento.

La diagnosi di pericardite non è sempre immediata e richiede il lavoro di un’equipe multidisciplinare coordinata dal medico cardiologo.

Complicazioni della pericardite

La pericardite è una condizione che, nella maggior parte dei casi, si risolve nell’arco di alcune settimane/mesi, dopo aver seguito la terapia indicata. Non mancano però possibili ricadute o situazioni in cui non si giunge ad una guarigione definitiva, come accade nel caso della pericardite costrittiva. Questa è provocata dall’ispessimento del pericardio, il quale perde le sue proprietà elastiche e non permette al cuore di funzionare in modo efficace. Questa condizione può causare sintomi come fiato corto o gonfiore all’addome.

Anche il tamponamento cardiaco rappresenta una complicazione della pericardite. È provocato da un versamento pericardico (eccesso di accumulo di liquidi nel pericardio). Il liquido in eccesso esercita una pressione sul cuore che non gli permette di svolgere le sue funzioni in modo corretto: la pressione sanguigna può scendere in modo determinante, provocando rischi per la salute e per la vita del paziente. In questo caso si effettua il drenaggio del versamento tramite un piccolo tubo che viene inserito nel pericardio. Il tutto viene svolto sotto guida ecografica e il liquido viene in seguito sottoposto ad analisi.

Quali sono i trattamenti della pericardite

Il tipo di trattamento da seguire dipende dalla causa e dalla gravità della forma di pericardite diagnosticata. Tra questi rientra:

  • l’assunzione di farmaci (sotto prescrizione e controllo medico). Se sono presenti infezioni batteriche o fungine si ricorrerà agli antibiotici o agli antimicotici. Il dolore può essere trattato con antidolorifici e antinfiammatori. Un farmaco dall’azione antinfiammatoria impiegato per il trattamento della pericardite acuta o qualora i sintomi si ripresentino, è la colchicina. Si tratta di un medicinale che non va assunto in concomitanza con altri farmaci o se si soffre di patologie a carico di reni e fegato. Per questo motivo, il medico effettuerà un’attenta valutazione prima di prescriverlo. I farmaci corticosteroidi entrano in gioco quando la colchicina e gli altri antinfiammatori non hanno avuto effetto o quando la sintomatologia perdura nel tempo;
  • sottoposi a un intervento chirurgico. La rimozione del pericardio è uno di questi. Questa opzione viene presa in considerazione se la membrana compromette la funzionalità del cuore, come ad esempio accade nel caso in cui si sviluppi una pericardite costrittiva. Un altro intervento possibile è la pericardiocentesi, efficace per rimuovere e drenare il liquido accumulato nella cavità pericardica.

Come gestire la pericardite

La pericardite può provocare dolore o uno stato d’ansia tale da influire negativamente sull’igiene del sonno. Ecco alcuni consigli per affrontare al meglio la notte:

  • trovare una posizione comoda, in alcuni casi il dolore è ridotto mantenendo una posizione da seduti;
  • assumere un antidolorifico se si prova molto dolore. È bene parlarne con il proprio medico per valutare il tipo di medicinale da assumere e le dosi;
  • fare degli esercizi di respirazione per superare possibili attacchi d’ansia.

La pericardite può colpire chiunque, anche chi è in uno stato di buona salute generale. Quando si manifesta l’infiammazione, il corpo necessita di adeguato riposo. Si potrà avere bisogno di più o meno tempo in base a diversi fattori, come l’età, le condizioni di salute pregresse o la forma di pericardite sviluppata.

Per quanto riguarda il lavoro, potrebbe essere indispensabile prendersi una pausa per consentire all’organismo una ripresa più veloce e duratura. Anche l’attività fisica va valutata in modo attento: spesso si sconsiglia di svolgere esercizi ad alta intensità nei primi tre mesi, ma molto dipende dalla diagnosi ricevuta e dall’intensità dei sintomi.

Dalla pericardite si guarisce?

In generale, la prognosi della pericardite è ottima: la maggior parte dei pazienti va incontro a una guarigione completa, anche se in molti casi il recupero totale necessita di diverse settimane o di mesi. La pericardite ricorrente può verificarsi in circa il 30% dei pazienti non trattati con colchicina. Il tamponamento cardiaco, ad oggi considerato come la complicanza più temuta, si verifica in casi rari.

In conclusione, la pericardite rappresenta un’infiammazione a carico del pericardio che si risolve nella maggior parte dei casi con una terapia farmacologica associata a un periodo di adeguato riposo. Il campanello d’allarme è un dolore al torace più o meno intenso che potrebbe essere causato anche da altre patologie, per questo sono necessari tempestivi approfondimenti per indagare circa la sua natura.

 

Fonti bibliografiche