Chiude l’unica biblioteca di Kabul, l’ultimo baluardo di speranza delle donne afghane

Non possono passeggiare in strada da sole, non possono viaggiare senza la compagnia di un uomo e non possono più studiare. Ora, le donne afghane, non potranno neanche incontrarsi nell'unica biblioteca di Kabul

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sperare in un mondo migliore vuol dire anche lavorare affinché vengano assicurati gli strumenti giusti per costruirlo, o anche solo immaginarlo. Questi passano tutti, inevitabilmente, per la conoscenza, l’educazione, l’informazione e l’istruzione,  anche considerati  diritti imprescindibili di ogni essere umano.

Eppure, esiste un luogo nel mondo in cui sono stati negati a gran parte della popolazione, alle donne, alle ragazze e alle bambine che sono costrette a vivere nell’ombra ogni giorno. Questo posto si chiama Afghanistan.

Così, dopo il divieto di accesso all’istruzione alle donne, se non a quella primaria, i talebani continuano a scrivere le loro regole, quelle di una società distopica che lascia indietro metà della sua popolazione. La stessa che oggi ha dovuto dire addio all’unica biblioteca di Kabul. Non solo un luogo di istruzione, ma anche di aggregazione e speranza.

Chiude l’unica biblioteca di Kabul, l’ultimo baluardo della speranza

Quando nell’agosto del 2021 i talebani hanno conquistato il potere hanno cambiato per sempre il destino delle donne. Le hanno condannate a un futuro buio e solitario, privo di conoscenza e di opportunità. Da quel momento in poi, infatti, le ragazze afghane, di età superiore ai 12 anni, hanno perso il diritto di accedere all’istruzione. Ma sono tante le cose che non possono più fare.

Bambine, ragazze e donne non possono viaggiare senza la compagnia di un uomo, non possono passeggiare in strada da sole e non possono lavorare. Non possono neanche più accedere alla contraccezione. E oggi, dopo la chiusura dell’unica biblioteca di Kabul, non possono più incontrarsi per parlare, per confrontarsi, per immaginare un futuro migliore che parla di donne e libertà.

Con la chiusura della Biblioteca Zan (che il lingua dari vuol dire donna), si spegne l’ultima speranza delle donne afghane. Dopo numerose minacce da parte dei talebani, chi gestiva questo luogo di conoscenza ha dovuto arrendersi, privando così tutte le donne del territorio di quello che ormai si era trasformato in un rifugio sicuro.

Tra i 5000 volumi accatastati sulle mensole, centinaia di cittadine si riunivano qui ogni giorno. Lo facevano per leggere e per studiare in maniera autonoma, ma lo facevano anche per incontrarsi, per parlare e discutere, per immaginare e sognare un mondo migliore.

Che ne sarà delle donne afghane?

Un Paese senza speranza, quella alimentata dalle opportunità, dalla conoscenza e dai sogni, è un Paese destinato a morire. E forse è quello che succederà all’Afghanistan, un giorno neanche troppo lontano. Del resto stiamo parlando di un territorio già stigmatizzato dalla povertà e dall’assenza di qualsiasi possibilità di crescita, ora anche dilaniato dalla costante minaccia dei talebani, che stanno rendendo difficile la vita di molti, negando ogni opportunità soprattutto alle donne.

Cosa ne sarà, dunque, delle afghane? “Ora che l’unica biblioteca della città di Kabul è stata chiusa anche la speranza è finita”, ha dichiarato Laila Basim, una delle fondatrici della biblioteca Zan, al quotidiano spagnolo El País. “Non avremmo più un posto dove incontrarci, parlare e studiare” – ha poi aggiunto – “Perché ci hanno detto che il posto di una donna è a casa sua”.