La vera storia di Buongiorno Mamma con Raoul Bova

La fiction di Raoul Bova e Maria Chiara Giannetta è tratta da una storia vera e commovente. Ve la raccontiamo

Buongiorno mamma, la fiction in onda su Canale Cinque con protagonista Raoul Bova arrivata alla seconda stagione, è tratta da una storia vera. Nello show l’attore veste i panni di Guido Borghi, un uomo molto innamorato di sua moglie e disposto a tutto pur di difendere la sua famiglia.

La fiction racconta le vicende della famiglia Borghi tramite piani temporali differenti dal 1955 sino ai giorni nostri. Al centro di tutto ci sono Guido (Raoul Bova) e Anna (Maria Chiara Giannetta) uniti da un amore capace di vincere qualsiasi difficoltà coronato da un matrimonio e dalla nascita di quattro figli. A sconvolgere le loro vite un dramma che costringerà la famiglia a fare i conti con il passato, fra segreti ed emozioni forti.

La serie conta dodici episodi, è diretta da Giulio Manfredonia e sceneggiata da Lea Tafuri, Mario Ruggeri ed Elena Bucaccio che è dietro al successo di Che Dio ci aiuti. La showrunner ha raccontato di aver scritto Buongiorno mamma partendo da un fatto di cronaca: la storia di Angela Moroni che è stata in coma per 29 anni, vegliata dal marito che non l’ha mai abbandonata, e dal resto della famiglia. “Ci sono storie che sono tue ancora prima di scriverle – ha svelato Elena nel comunicato di presentazione della fiction -. La storia di Anna e della sua famiglia è una di quelle. Mia figlia era nata da poco quando, aprendo il giornale, ho letto un trafiletto che parlava della moglie di Nazzareno e di quello che le era successo. Qualche ora dopo ero nell’ufficio di Luca Bernabei e piangendo gli raccontavo le emozioni che quelle poche righe mi avevano dato. La settimana seguente avevo iniziato a scrivere “Buongiorno, mamma!”.

Angela Moroni era madre di cinque figli e aveva 64 anni quando si sentì male. Da quel momento suo marito Nazzareno iniziò ad assisterla insieme ai figli, senza lasciarla mai sola. L’uomo ha rilasciato una lunga intervista a La Croce quotidiano. “Angela è stata un dono, un privilegio – ha raccontato tempo fa -. Si sentì male all’improvviso, la situazione precipitò. Il primo anno fu un susseguirsi di viaggi della speranza da una clinica all’altra, per cercare di vedere se fosse possibile trovare il modo affinché Angela potesse uscire dal coma e riprendere una vita pienamente funzionale. Nessun medico però ci dava speranze in tal senso e allora abbiamo deciso che Angela dovesse tornare a casa sua, a casa nostra. È stata la scelta più giusta che ho fatto in vita mia e la rifarei. Angela per 29 anni è stata al centro della nostra famiglia”.