È una scelta che sorprende, quella di Al Bano, ma che rivela anche la delicatezza di chi ha imparato a leggere i momenti con il cuore. In tanti si aspettavano di vederlo tra le migliaia di persone accorse a Piazza San Pietro per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco, il pontefice che ha saputo parlare alle anime con semplicità e coraggio. Ma il cantante di Cellino San Marco ha deciso di non esserci: “Preferisco evitare il funerale”, ha detto. Una dichiarazione forte, ma carica di rispetto. Per il Papa. Per la solennità dell’evento. E per quello che un addio dovrebbe essere: intimo, silenzioso, non uno scatto da condividere.
Al Bano e Papa Francesco: un legame profondo
Il post pubblicato da Al Bano su Instagram, subito dopo l’annuncio della morte di Papa Francesco, parlava chiaro: “Un guerriero animato dalla fede, mandato tra noi dalla forza dello Spirito Santo”. Parole semplici, ma potenti, come sa essere lui, che con la sua voce ha raccontato l’amore, la fatica, la fede. Il legame con Papa Francesco non era di quelli costruiti sul protocollo. Non servivano grandi eventi ufficiali: bastavano pochi momenti, vissuti in profondità.
Due incontri, in particolare, hanno segnato il cuore dell’artista. Il primo risale al dicembre 2016. Al Bano era a Roma per le prove del Concerto di Natale, all’Auditorium della Conciliazione. Un dolore improvviso al petto, violento. Il ricovero urgente all’ospedale Santo Spirito. Il verdetto: infarto.
In quel momento, pensò di rientrare a Milano, ma i medici furono categorici: “Se vuole fare la fine di Pino Daniele, vada pure”. Fu operato d’urgenza. Eppure, quattro giorni dopo, contro ogni consiglio medico, Al Bano si presentò all’incontro fissato con il Pontefice. “Se devo morire, meglio che accada di fronte al Papa”, disse con l’ironia spiazzante che lo accompagna da sempre.
Il Papa “vero” e l’uomo che tocca il cuore
In quell’occasione, Papa Francesco lo colpì profondamente. Non tanto per la sua figura di capo spirituale, quanto per la sua umanità. “Mi toccò il cuore il suo prodigarsi totalmente da Papa e da papà, il suo accarezzare gli ammalati, donare sorrisi. È impossibile da dimenticare”, ha raccontato il cantante.
Da quell’incontro, la sua visione della fede cambiò. Anche il dolore più profondo, quello per la scomparsa della figlia Ylenia, trovò un nuovo significato. Non ne ha mai parlato col Papa. “Cerco di evitarlo”, ha ammesso. Ma è chiaro che il percorso di riconciliazione con Dio, per lui, ha avuto un passaggio fondamentale anche grazie a Francesco.
Un secondo incontro avvenne due anni fa. Al Bano aveva organizzato una visita con un ospite del Madagascar, ma l’udienza non era prevista. Eppure, testardo e determinato, si presentò lo stesso in Vaticano. Fu ricevuto. Parlarono a lungo. “Di tutto. In particolare, di come era lui da piccolo”, ha ricordato, con il sorriso negli occhi.
Papa Francesco raccontava di aver imparato tutte le parolacce, ma di non usarle. Una confessione da ragazzino, che solo un uomo dalla grande umanità poteva concedere. “Furono i 45 minuti più indimenticabili della mia vita”, ha detto il cantante.
Il forfait al funerale e il rispetto per il silenzio
Perché allora la scelta di non partecipare al funerale del Papa? Al Bano è diretto: “So che non potrei fare un passo senza che qualcuno mi chieda un autografo o un selfie. E, in un’occasione solenne come questa, mi dispiacerebbe molto”. Niente presenzialismo, nessun desiderio di apparire. Solo la consapevolezza che ci sono momenti in cui il silenzio ha più valore di mille parole. O di mille fotografie.
Quella di Al Bano è una sensibilità rara. E lo conferma ancora una volta. L’assenza al funerale è una scelta che mette da parte l’ego, per lasciare spazio alla solennità, alla commozione, alla preghiera collettiva. Un gesto che, forse, dice molto più di una presenza.