Siamo giunti alla fine di un Festival, il primo della seconda era Conti, in cui il ritmo non è mai stato tradito durante le serate: nessuna eccezione nemmeno per la finale, in cui si è dato spazio ai Big e agli ospiti in modo estremamente misurato. A vincere Sanremo 2025 è Olly. Un Festival diverso, ma non meno intenso: le polemiche? Fuori dall’Ariston, ma troppi riferimenti ad Amadeus sul palco (da “Conduttore dei Record” a bersaglio di frecciatine: anche no). Dove, invero, tutto è andato come previsto, secondo i piani – rigorosi – del conduttore e direttore artistico, Carlo Conti, uomo di spettacolo dalla professionalità nota a tutti. Il suo è stato un tributo all’industria discografica, alla musica: le sue intenzioni non sono state tradite, e si è persino “scusato” per aver chiuso con qualche minuto di ritardo. Le nostre pagelle della finale.
Indice
Il podio, tra sorprese e conferme. Voto: 7
Un podio che sorprende solo in parte e che conferma che è nata una stella, o più di una: Olly, Lucio Corsi, Brunori Sas. E poi Fedez e Simone Cristicchi, e per qualche minuto ci abbiamo creduto, di vedere Federico Lucio sul podio, perché le storie di riscatto, volente o nolente, piacciono proprio a tutti. E invece ecco che Olly trionfa contro Volevo essere un duro: un lungo applauso per un artista che “si farà”, dato per favorito sin dalla prima serata. Non sono mancati, naturalmente, i classici fischi all’Ariston, soprattutto durante l’annuncio della classifica: Giorgia e Achille Lauro fuori dai primi cinque finalisti? Più che giustificata la reazione dei presenti.
Gabry Ponte apre la finale di Sanremo 2025. Voto: 7+
Aprire la finale con l’inno di Sanremo, Tutta l’Italia: per cinque serate, lo abbiamo sentito in sottofondo, e ovviamente lo abbiamo ascoltato un paio di volte perché è… semplicemente irresistibile. Vedere finalmente Gabry Ponte sul palco è stato puro show: il guizzo che ci voleva durante la finale, che per il resto è “andata avanti” come da scaletta. Con pochi (ma comunque graditi) colpi di scena, ma soprattutto nessuna polemica né improvvisazioni per allungare i tempi. Guai a farlo, evidentemente.
Irruzioni sul palco, ma pochi colpi di scena. Voto: 5
Molti non hanno apprezzato i pochi colpi di scena, ma la finale ci ha regalato qualche “attimo di distrazione”. Come l’irruzione di Fru dei The Jackal durante l’esibizione dei The Kolors, e ancora l’imitazione di Brenda Lodigiani: una splendida Angela dei Ricchi e Poveri. Con quel tormentone che l’anno scorso, a Sanremo 2024, ci ha fatti scatenare in pista e durante l’estate: Ma non tutta la vita. Momenti che hanno sicuramente aggiunto un tocco alla finale, ma che non sono stati sufficienti per cambiare la rotta intrapresa durante la prima serata del Festival: non c’è lo show, e alla fine tutto risulta un tantino forzato.
La conduzione di Carlo Conti. Voto: 6
Strappa la sufficienza Carlo Conti, il conduttore che d’ora in avanti sarà per tutti Mr. “Andiamo avanti”. Perché la grande verità è che lo stacco con i precedenti Festival di Amadeus è stato troppo netto: se da una parte c’era chi si lamentava di rimanere fino alle 3 del mattino, dall’altra ci siamo ritrovati catapultati in una kermesse che è sempre andata avanti in modo spedito. Anche e soprattutto durante la finale, istituzionale su forte volere del conduttore. Un ritmo intenso, che non è dispiaciuto, ma forse per Sanremo 2026 sarebbe meglio puntare su un maggiore equilibrio, che dovrebbe in teoria esserci, tra lo spettacolo e la musica. E con più momenti spontanei, genuini, che nulla tolgono alla potenza della musica.
Alessia Marcuzzi e Alessandro Cattelan, una co-conduzione che non fa rumore. Voto: 6+
Avevamo grandi aspettative: Alessia Marcuzzi aveva già dato prova del suo brio sul palco dei David di Donatello. Forse più energica. Non meno rilassata, perché comunque ci troviamo di fronte a una grande professionista che sa molto bene che questi palchi non sono mai facili, figuriamoci quello dell’Ariston. Eppure abbiamo visto una co-conduzione a metà, che non è riuscita a convincerci del tutto. Sicuramente in parte è dovuto al numero dei Big in gara, ben 29: non c’è stato molto spazio per i co-conduttori. Simpatico il tuffo nel passato insieme ad Alessandro Cattelan, ma che non ha aggiunto nulla, di fatto, alla kermesse. E proprio Cattelan ha il polso per gestire il palco di Sanremo, ed è innegabile. Da tempo si discute della possibilità di affidare proprio a lui la conduzione, anche se sul palco non ha avuto molto spazio. Un’occasione mancata, possiamo dirlo? Avremmo voluto vedere Cattelan molto di più, magari ipotizzando quel passaggio di consegne che – si spera! – prima o poi accadrà.
Antonello Venditti, pura emozione nel segno della musica italiana. Voto: 7+
Antonello Venditti è Antonello Venditti, così come Sanremo è Sanremo. L’artista romano arriva sul palco dell’Ariston, dove viene premiato e canta due grandi classici del suo repertorio, ovvero Ricordati di me e Amici mai. “Mi trovo bene qui, non sono ostile: sono inclusivo. Andando andando la storia si fa in divenire. Questo è un altro step della mia storia, che non finisce. Il passato è passato, ma ci deve portare a un futuro di speranza, più bello di quello che stiamo vivendo”. Parole che non rimarranno inascoltate, anche se la sua premiazione non è stata priva di polemiche. Messe a tacere da Conti in conferenza stampa: “È comunque storia della musica italiana”.