Festa della mamma, dall’esperta la ricetta per star bene ad ogni età

Dalla adolescenza fino alla menopausa, cosa fare nelle diverse età per mantenersi in salute: l'importanza della prevenzione e gli strumenti utili

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 6 Maggio 2025 11:29

Spesso ci si ricorda di fare dei “punti” di controllo della salute femminile, solo in occasione di particolari passaggi. Si comincia magari con la prima mestruazione, quindi con il menarca, per poi focalizzare l’attenzione su momenti come la gravidanza o la menopausa. Il tutto, dimenticando come invece il benessere psicofisico femminile vada monitorato, e soprattutto salvaguardato, per tutta la vita.

A ribadire questo messaggio, in occasione della Festa della Mamma, è Rossella Nappi, ginecologa, docente ordinaria di Clinica Ostetrica e Ginecologica all’Università di Pavia e Presidente dell’Associazione dei Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), in un dialogo con Assosalute. “La salute femminile – spiega la Nappi – non può essere ridotta a momenti circoscritti come la gravidanza o la menopausa. È un percorso che inizia nell’adolescenza e prosegue per tutta la vita, fatto di scelte quotidiane, consapevolezza, educazione e possibilità di decidere in autonomia ciò che è meglio per sé”.

Cosa fare nelle diverse età

La studiosa segnala come sia necessario un approccio olistico alla salute femminile, in cui la prevenzione e la consapevolezza giochino un ruolo centrale. Il tutto, rispettando bisogni e specificità delle età della vita. Adolescenza, età fertile, gravidanza, menopausa: ognuna di queste fasi richiede attenzione specifica, linguaggi adeguati, strumenti di supporto e una narrazione che restituisca complessità e dignità all’esperienza femminile.

Durante l’adolescenza, ad esempio, educare le giovani a conoscere il proprio corpo – comprendere il ciclo mestruale, imparare a distinguere i segnali di eventuali disturbi, accedere a una corretta informazione su contraccezione e prevenzione – è il primo passo per costruire una salute duratura.

Tra i 20 e i 30 anni, si entra nella fase della responsabilità: adottare uno stile di vita sano, sottoporsi a controlli regolari, monitorare eventuali segnali di alterazione del ciclo o dolore pelvico diventa essenziale, oltre che naturalmente iniziare a progettare la maternità se lo si desidera.

Dopo i 40 anni, quando il corpo inizia ad avvicinarsi alla menopausa, “la prevenzione diventa ancora più centrale – ricorda la Nappi. Comprendere i segnali del proprio organismo può essere di grande aiuto nella gestione di questa transizione, prevenendo condizioni come osteoporosi e disturbi cardiovascolari.” Insomma, siamo di fronte ad un’opportunità che non va vissuto come un peso ma piuttosto “come una fase della vita che, se affrontata con le giuste conoscenze, può essere gestita con serenità, prevenendo patologie come osteoporosi, disturbi cardiovascolari e neurodegenerativi”.

L’importanza della prevenzione e dell’ascolto

Secondo l’esperta ci sono buone pratiche quotidiane che possono fare la differenza nella salute intima femminile: mantenere un’igiene regolare con prodotti adatti al pH della propria età, idratare la zona vulvare, evitare l’uso eccessivo del salvaslip, proteggere la flora batterica durante terapie antibiotiche e condurre uno stile di vita sano basato sui principi della Lifestyle Medicine. Il che si traduce in alimentazione equilibrata, movimento, sonno adeguato, gestione dello stress e reale connessione sociale.

“Ogni fase della vita di una donna ha aspetti straordinari – fa sapere la Nappi. Il ciclo mestruale è simbolo di forza creativa, la gravidanza, per chi sceglie di avere figli, è un’occasione di cambiamento, la menopausa può essere vissuta come una nuova stagione. Ascoltare il proprio corpo durante le varie fasi della vita, conoscere i suoi segnali, saper scegliere come prendersene cura, anche con il supporto di farmaci da banco quando ne è indicato l’uso, significa affermare ogni giorno il proprio diritto al benessere”.

Anche i social possono aiutare, il caso vulvodinia

Il web può e deve essere una fonte di informazione, a patto che offra indicazioni affidabili e scientificamente corrette. Soprattutto per le giovani donne. I social possono avere un ruolo ambivalente nella diffusione delle informazioni sulla salute.

“Da un lato, contribuiscono ad aumentare la consapevolezza su diverse problematiche, dall’altro possono alimentare confusione e falsi miti – segnala la Nappi. Le piattaforme social sono strumenti utili per sensibilizzare su disturbi come il dolore durante i rapporti sessuali, le perdite vaginali, la vulvodinia e la vestibolite ma, allo stesso tempo, hanno anche incentivato molte donne all’autodiagnosi con il rischio di interpretare erroneamente i sintomi e seguire trattamenti inadeguati”.

Pensate in questo caso alla vulvodinia, ovvero una neuropatia periferica a localizzazione ginecologica ed è scatenata dalla degranulazione delle vescicole dei mastociti. È caratterizzata da un dolore urente al livello vulvare, con sensazione di spilli e talora comparsa di tagli.  Può interessare le donne di tutte le età, dall’età infantile a quella senile con un picco di incidenza in età fertile tra i 20 e i 40 anni.

Tra le possibili concause ci sono i fattori irritativi ripetuti, tra cui infezioni vaginali, come la candidosi, condizioni ormonali fluttuanti e stimoli meccanici, come traumatismi dovuti a scarsa lubrificazione durante i rapporti sessuali o dall’indossare pantaloni troppo attillati. Esistono inoltre fattori chimici contenuti nell’urina, che se rimane troppo a lungo a contato con il vestibolo vulvare come nell’enuresi notturna delle bambine o nella incontinenza urinaria tra le donne anziane, causa irritazione cronica; o anche fattori fisici, legati a trattamenti di altre patologie vulvari. Attenzione però.

L’informazione è fondamentale. Bisogna vincere il ritardo diagnostico e quindi occorre diffondere una maggiore conoscenza della patologia, sia tra le pazienti, sia tra i medici.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.