Denti del bambino, quando fare più attenzione e come comportarsi

L'igiene orale è fondamentale fin da piccoli: come crescono i denti e i controlli da fare dal primo anno di vita

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Come crescono i denti dei bambini? Qualcosa deve fare già la mamma, con una sana alimentazione sulla scorta degli esperti che la seguono, quando ancora il piccolo si sta sviluppano nell’utero. Poi, una volta che il bebè è nato, siamo al settimo-nono mese, i primi dentini sono già spuntati, comparendo come d’incanto dalle gengive lanciandosi verso l’alto. Oppure cominciano ad erompere, cioè a farsi strada tra le gengive, dando segno della loro presenza con quelle macchioline bianche che colorano il roseo della bocca. Per tutti, in quell’epoca, inizia l’impegno per costruire, passo dopo passo, la salute dei denti. E magari fare anche in modo di evitare che i denti si sviluppino storti, anche grazie all’esperienza dell’ortodonzista.

Da allora, occorrono regolari controlli, e non solo per valutare sempre la salute della bocca. Insomma, assieme al pediatra e allo specialista occorre disegnare un percorso su misura per i denti dei bambini. Ma ci sono comunque elementi che non vanno sottovalutati e che debbono essere conosciuti per far sì che i denti crescano sani e robusti?

L’alimentazione in gravidanza per far sviluppare bene i denti

Le fondamenta per un corretto sviluppo dei denti si pongono molto tempo prima che incisivi, canini e molari si facciano strada tra le gengive. Già durante la vita fetale ci sono i nuclei da cui nasceranno i denti sotto forma di “germi”, cioè di “semi”. Per questo la futura mamma deve seguire una dieta intelligente anche su questo fronte, per far sì che il bebè in arrivo abbia a disposizione tutti quei sali minerali (ad esempio il calcio) e quelle vitamine) necessarie per la formazione degli abbozzi dentali.

Particolare attenzione va prestata al fluoro, ormai riconosciuto come minerale “fondamentale” per la struttura dei denti, perché va a depositarsi sullo smalto, rendendolo più robusto e resistente all’azione dei batteri. Ovviamente, in accordo con il pediatra, a volte quel supplemento di fluoro che è stato consigliato dal ginecologo durante la gravidanza va proseguito anche nel piccolo dopo la sua nascita. Il perché è ovvio: una volta uscito dall’utero materno il bebè non può più “cogliere” il nutrimento dalla mamma, e quindi deve disporre, a volte anche con supplementi indicati dal pediatra, di fluoro a sufficienza per assicurare lo sviluppo di denti sani e robusti.

l momento dei “controlli”

Al compimento del primo anno di vita del bambino un primo esame odontoiatrico rivela possibili carie sui denti da latte, permette di prevenire l’insorgenza delle conseguenze di possibili alterazioni dentali e di impostare una corretta igiene orale.

Poi, intorno ai 5-6 anni il bambino inizia a cambiare i denti da latte: analizzare il bimbo in questa fase di trasformazione. È il momento della coesistenza dei denti da latte e dei denti permanenti, che consente un’analisi predittiva dell’evoluzione del suo sviluppo dentale, senza sovraesporre il bimbo a visite numerose e frequenti. In questa fase l’ortodontista è fondamentale. Può valutare la reale esistenza di un problema da monitorare e correggere e soprattutto, se necessario, di pianificare un trattamento che riduca le visite in studio: è indispensabile procedere con un programma individuale, studiato sulle specifiche esigenze del singolo bambino, e che definisca in anticipo quando questo deve cominciare e quanto è opportuno che duri.

Questa analisi deve avvenire entro e non oltre i 7 anni di vita, secondo le principali linee guida internazionali, fra cui l’American Association of Orthodontists, punto di riferimento per la comunità scientifica del settore. In questo modo si può ottenere una opportuna diagnosi e terapia di alterazioni nella posizione di uno o più elementi dentali, prevenendo e curando il danno che queste provocano sulle funzioni della masticazione, respirazione e fonazione oltre che sull’estetica del viso.

“Alcune malocclusioni – spiega Valerio Maccagnola, Presidente di FaceXP, associazione che riunisce medici dentisti di tutto il territorio nazionale esclusivamente o prevalentemente dedicati all’ortodonzia, docenti universitari, professionisti ed esperti  – si sviluppano come conseguenza di comportamenti errati (suzione del dito, del ciuccio o giocattoli) oppure in seguito a situazioni anatomiche particolari o ancora ad alterazioni funzionali come accade per problemi che  coinvolgono le vie aeree superiori  (adenoidi ipertrofiche, deviazione del setto nasale, diatesi (cioè predisposizioni) allergiche con ipertrofia delle mucose nasali e dei turbinati).

La prevenzione in età pediatrica contribuisce all’individuazione di eventuali problemi, che con il coinvolgimento dello specialista più indicato (logopedista, otorino-laringoiatra, allergologo, chirurgo maxillo-facciale, pediatra) consente di risolvere il problema alle sue primissime manifestazioni, con un impatto sostanziale sulla salute dell’individuo e un abbattimento dei costi necessari invece a intervenire in età adulta”.

Come crescono i denti

Normalmente i denti decidui cominciano a comparire verso il sesto-settimo mese. Ma si tratta solo di una tendenza generale. A volte, questa data può anche essere anticipata o ritardata nel singolo bambino senza che questo debba essere considerato un evento particolarmente strano. I denti da latte, che termineranno la loro formazione generale verso i due anni e mezzo e nei mesi successivi, crescono comunque secondo uno schema ben definito. Innanzitutto si fanno strada  gli incisivi inferiori, i primi a comparire e proprio in questo periodo.

Poi, quando si avvicina il primo compleanno il bimbo ha sei denti: ai due incisivi inferiori fanno compagnia i quattro incisivi superiori. Poi, verso l’anno e mezzo, i denti si sono raddoppiati: si completano gli incisivi superiori ed inferiori (rispettivamente quattro e quattro) e compaiono quattro premolari. A due anni si aggiungono ancora i quattro canini finché poi, verso i 30-36 mesi di vita, sono arrivati anche i quattro molari da latte. La dentatura decidua del piccolo, in quell’epoca, si può considerare completa.

I disturbi legati alla comparsa dei denti

L’arrivo dei denti può dare luogo a tutta una serie di piccoli fastidi, che rendono però il piccolo inquieto, facilmente irritabile, e soprattutto possono dar luogo a pianti sfrenati apparentemente senza motivo. I più comuni, che tutte le mamme conoscono, sono la diarrea e qualche conato di vomito quando il piccolo, per attenuare il dolore, tenta di “riempire” la bocca con un oggetto. Ma in realtà la causa di questi problemi, e soprattutto di altri segnali che non vengono collegati con il loro giusto motivo, esiste. E va ricercata proprio nell’eruzione dei denti per cui è buona abitudine che la mamma, trovandosi con il piccolo agitato e nervoso, ricordi di “guardare” anche la sua bocca. Per capire se i fastidi nascono da quelle piccole macchioline bianche che, tra non molto, diventeranno denti.

A volte, poi, può anche accadere che il bimbo mangi a fatica. Come in preda ad una inspiegabile inappetenza. In realtà il calo dell’appetito, specie verso il settimo-nono mese, riconosce proprio nell’eruzione dentale una causa importante. Infatti può capitare che il periodo della dentizione sia accompagnato da un calo dell’appetito con conseguente rallentamento della crescita di peso del piccolo. Il pediatra potrà confermare se il problema si lega alla crescita dei primi dentini. La temporanea inappetenza, quindi, va ascritta a questa situazione e, dopo poche settimane scompare da sola. Con il piccolo che, quasi per incanto ricomincia a “mangiare come un leone”.

Perché Il bimbo ha la febbre quando crescono i dentini

Di colpo, e apparentemente senza motivo, quando crescono i denti si possono avere rialzi della temperatura senza tosse, diarrea, raffreddore. Insomma, a parte il rialzo della temperatura, che peraltro si assesta intorno ai 38,5 gradi di temperatura rettale, non sembra che ci siano segnali di malattia. Se si è nell’età della prima dentizione, bisogna prestare attenzione anche alla bocca.

La causa di questa febbre, che spesso si risolve da sola, comunque sparisce rapidamente con i farmaci antipiretici normalmente usati nei bambini, va ricercata proprio nell’eruzione dei primi dentini incisivi. Per fortuna, come detto, il problema scompare da solo senza lasciare fastidi in pochi giorni. Ma, in ogni caso, evitate di esporre il piccolo a sbalzi di temperatura in questa fase, visto che l’innalzamento della temperatura può comunque facilitare l’insorgenza di fastidiose complicazioni.

Infine, con la crescita dei denti il piccolo può diventa nervoso ed irritabile. La “colpa” di questa situazione potrebbe essere da ricercare nel dolore che sente in bocca, un fastidio che è causato dalle gengive che pizzicano e sono dolenti. L’unico rimedio per questo sintomo apparentemente inspiegabile per il bebè è “strofinare” le gengive, con le dita oppure con oggetti da appoggiare sulle gengive. In queste fasi, ad esempio, possono essere molto utili quei “portaghiaccio” sagomati e rinfrescanti che il bambino porta in bocca. Si tratta di un rimedio semplice ma efficace, anche per l’azione “anestetizzante” che il freddo ha sul fastidio.

Attenzione se i denti crescono storti

Le “macchinette”, siano esse fisse, oppure da togliere di giorno, magari multicolori per piacere ai bambini, possono aiutare lo sviluppo dei denti. E favoriscono il sorriso a trentadue denti, aiutando l’eliminazione di problemi estetici e di masticazione, ma prima di arrivarci, occorre sempre la visione dell’esperto. Non bisogna insomma attendere che il bimbo diventi un ragazzo robusto per far controllare i denti dall’odontoiatra, visto che l’analisi deve iniziare anche sui denti decidui.

I denti “storti” hanno sempre rappresentato un problema fin dall’antichità, tanto che i primi tentativi di terapia risalgono al 1000 avanti Cristo. Agli inizi del secolo scorso l’obiettivo dell’ortodonzia, cioè della corretta posizione dei denti, non è stato più solamente l’allineamento dentale ma anche il raggiungimento di una buona occlusione e quindi di una buona funzione masticatoria. Oggi per ortodonzia, o meglio ortognatodonzia, si intende invece quella specialità dell’odontoiatria volta alla risoluzione non solo delle problematiche funzionali e masticatorie del paziente in crescita e dell’adulto ma anche alla risoluzione delle problematiche estetiche del sorriso e delle proporzioni facciali.

Un trattamento su misura

L’ortodontista , ad ogni età, deve porsi una domanda importante prima di pianificare un trattamento: come può il movimento dentale ortodontico per la correzione del morso e per l’ottenimento della funzione masticatoria modificare i tratti facciali e del sorriso nel rispetto del concetto attuale di estetica facciale. Insomma, bisogna capire se la terapia, peraltro necessaria, può influire sull’espressione del viso.

Proprio da questa analisi e dallo studio del profilo dei tessuti molli del viso, come naso, labbra, guance e mento, e delle loro proporzioni parte oggi l’intero processo di diagnosi e cura. Una volta “disegnato” l’ovale del viso, si può pensare a pianificare il trattamento per ottenere i migliori risultati estetici. Senza dimenticare che occorre che i denti della mascella e della mandibola “combinino” al meglio tra loro e che consentano una valida masticazione, che rappresenta uno degli obiettivi di un corretto risultato ortodontico.

Cosa fare se il bambino russa

Russamento, iperattività e cefalee mattutine nei bambini possono essere tra i sintomi della Sindrome delle Apnee ostruttive del sonno (Osas). In alcuni casi l’origine può essere legata a casi di malocclusione dentale e la cura è di tipo ortodontico. Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Sleep Medicine, dimostra che il trattamento ortodontico di una malocclusione dentale può contribuire a risolvere i problemi di respirazione durante il sonno: su  un campione di circa 200 bambini con malocclusione associata ad apnee notturne, 94 di loro, sottoposti ad analisi del sonno tramite polisonnografia dopo 9 mesi di trattamento ortodontico avevano significativamente migliorato il problema delle apnee, mentre i restanti 113, non sottoposti ad alcun trattamento ortodontico, non presentavano alcun miglioramento nella qualità del sonno.

I numeri del fenomeno sono rilevanti: su 300 ragazzi italiani, maschi e femmine, di età media di 10 anni, analizzati da un altro studio scientifico di recente pubblicazione, su European Journal of Paediatric Dentistry, circa la metà presenta un problema di malocclusione e di questi, il 7,5% manifesta in associazione apnee notturne.

Le apnee possono verificarsi, ad esempio, in presenza di alterazioni morfologiche di origine genetica – spiega Valerio Maccagnola, Presidente nazionale di FACExp – come la mandibola piccola e retroposta oppure il palato contratto, tutte condizioni su cui è possibile intervenire con interventi correttivi, alleviando o eliminando il problema. L’ortodontista è la figura specialistica che, come il pediatra, è più frequentemente a contatto con bambini in crescita. Un corretto trattamento ortodontico può intercettare precocemente i segnali d’allarme e risolvere nei bambini la Sindrome delle apnee notturne, caratterizzata da una serie di interruzioni del respiro, totali o parziali, che avvengono durante il sonno compromettendone la qualità con conseguenze sulla normale vita di relazione e sullo sviluppo psicofisico”.

Importante è ricordare che il trattamento dell’OSAS nel bambino coinvolge diverse figure specialistiche a seconda delle cause che hanno contribuito all’insorgenza delle apnee. La terapia è consequenziale alle cause che determinano questi disturbi e può essere delegata all’ortodontista per l’utilizzo di apparecchiature ortodontiche o all’otorino nei casi di ipertrofia adenotonsillare o alterazioni anatomiche del distretto respiratorio superiore. Nei casi più severi, lo pneumologo può intervenire con terapie che richiedono dispositivi in grado di migliorare la capacità ventilatoria. Il dietologo è coinvolto per il controllo dell’alimentazione nei casi di obesità.