Una App per riconoscere l’anemia, ovvero la carenza di emoglobina all’interno dei globuli rossi. Non stiamo parlando di fantascienza, ma di una realtà che potrebbe consentire uno screening di questa condizione semplicemente facendo una foto dell’unghia.
I primi studi dicono che l’applicazione funziona, senza essere per nulla invasiva, visto che basta un semplice “scatto” con lo smartphone. A spiegare la tecnologia è una ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS): la app, potenziata dall’intelligenza artificiale, fornisce stime dell’emoglobina simili a quelle registrate nei classici controlli di laboratorio.
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Per chi è utile
Lo studio, come riporta una nota dell’Università Chapman, vede tra i coautori anche L. Andrew Lyon che racconta la tecnologia. Al momento, sono più di 1,4 milioni i test effettuati con questa semplice applicazione che potrebbe rappresentare una soluzione alternativa per lo screening dell’anemia, soprattutto nelle comunità remote e svantaggiate.
L’obiettivo, sia chiaro, non è l’autodiagnosi ma piuttosto comprendere con la massima semplicità quando fare riferimento al medico. L’applicazione potrebbe rivelarsi di particolare utilità per chi deve fare controlli regolari e in serie di valori di emoglobina, come le persone affette da malattie renali o con tumore, cancro, che spesso necessitano di monitoraggio nel tempo.
I test presentati nella ricerca mostrano come utilizzando le fotocamere degli smartphone e l’analisi delle unghie basata sull’intelligenza artificiale si possono avere stime dell’emoglobina con un margine medio di errore pari a ±0,72 grammi per decilitro di sangue, che scende a 0,5 in chi ha valori di emoglobina inferiore ai 10 grammi per decilitro. Grazie alla App, questa è la speranza, si potrebbero limitare le analisi del sangue tradizionali.
Quando si sospetta l’anemia e cosa fare
Capelli che cadono, unghie che si spezzano per un nonnulla, affanno dopo una corsa, estrema facilità ad essere preda dei virus di stagione. Dietro questi problemi apparentemente lontani potrebbe esserci un denominatore comune unico: circola poco ossigeno nel sangue perché si è anemici. Già, perché l’anemia è la malattia più diffusa al mondo – ne soffre circa un quarto della popolazione, solo che molte volte nemmeno viene sospettata. Anche da noi. In Italia oggi una persona su due tra quelle che hanno nel sangue poca emoglobina (la sostanza che trasporta l’ossigeno da distribuire all’organismo) ha effettivamente riconosciuto il problema.
Per gli altri – si tratta soprattutto di donne in età fertile, ma non solo – scoprire la causa del malessere è ancora una sfida da vincere. Il tutto, ricordando che la parola deve passare al medico per capire come mai l’emoglobina cala a livelli troppo bassi. Va detto però che in almeno la metà dei casi il problema è legato alla carenza di ferro, costituente fondamentale dell’emoglobina: il medico in queste situazioni può pensare a trattamenti mirati.
Ma qualcosa possiamo fare anche noi, con le giuste abitudini a tavola. Non pensate che la soluzione “Braccio di ferro” sia la più indicata. Gli spinaci sono abbastanza ricchi di ferro (tra i vegetali insieme al prezzemolo e ai legumi, specie se secchi, sono quelli che ne contengono di più), ma il minerale in essi contenuto viene assimilato solo in minima parte dall’organismo. E lo stesso accade con i fiocchi d’avena, in cui il ferro è in una particolare conformazione chimica per cui può essere assorbito solo in quantità davvero minima. Anche nell’uovo, che pure contiene ferro, il minerale è poco disponibile per il corpo.
La situazione cambia radicalmente quando si parla della carne. Il ferro della carne, sia essa “rossa o bianca” – con la cottura infatti la quantità di ferro disponibile tende ad uguagliarsi – è infatti più facilmente assorbibile. L’assimilazione di questo ferro può essere anche di due-tre volte superiore rispetto a quanto si verifica con quello delle verdure.
Per i bambini piccoli, infine, nessun problema. Lo sapete qual è l’alimento in cui il ferro è maggiormente disponibile? Ovviamente il latte della mamma che contiene ferro assorbibile per più della metà. Molto di più del latte vaccino, il cui ferro non viene assimilato che in piccole quantità.
Cosa dice l’esame emocromocitometrico
L’esame emocromocitometrico o emocromo è una specie di “termometro” del sangue che informa sulla quantità e in parte sulla qualità dei principali componenti del sangue, come i globuli bianchi, i globuli rossi con l’emoglobina, le piastrine. La lettura dei dati va sempre fatta dal medico. In genere un calo dei globuli rossi può far pensare ad un’anemia, ma non è sufficiente.
Occorre anche sapere la quantità di emoglobina presente all’intero dei queste “unità di trasporto” dell’ossigeno. L’emoglobina lega l’ossigeno che deve essere trasportato alle cellule: può capitare che, pur se i globuli rossi sono numericamente sotto la norma, il loro volume sia più ampio del normale. In particolare, in caso di anemia si registra la diminuzione della concentrazione di emoglobina nel sangue: il parametro si esprime in grammi per decilitro.