Allergia alimentare, come nasce e perché può portare a shock anafilattico

Quali sono i sintomi di un'allergia alimentare, come riconoscerli e come evitare lo shock anafilattico

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La graduatoria, più o meno varia e comunque da adattare al singolo caso, vede in testa latte vaccino, uova, soia, grano, arachidi, noci e frutta a guscio, pesce e molluschi. Stando agli studi scientifici sono questi gli alimenti che più frequentemente scatenano prurito, mal di pancia, problemi respiratori, ovvero i fastidi delle allergie alimentari. Per alcuni di questi il rischio, ovviamente quando si è eccessivamente sensibili, si presenta anche a dosi bassissime.

A fare i conti con la situazione sono soprattutto bambini e ragazzi, ma anche tra gli adulti si possono manifestare forme particolarmente serie che possono sfociare addirittura nello shock anafilattico, con conseguenze potenzialmente gravissime.

Bimbi più a rischio

L’allergia alimentare costituisce la prima causa di anafilassi in età pediatrica. Negli ultimi anni si è osservato un aumento di circa sette volte nei bambini tra zero e quindici anni. tra gli adulti, gli allergici a componenti dei cibi sarebbero più o meno il 4%, in percentuale quasi dimezzata rispetto ai più piccoli. Cosa succede in chi è allergico agli alimenti?

In pratica ingerire cibi che contengono un allergene cui si è ipersensibili può determinare prurito, arrossamento ed orticaria quando la reazione si concentra sulla pelle. Se invece i sintomi interessano l’albero respiratorio compaiono i fastidi tipici della rinite come naso chiuso o starnuti a ripetizione, la fame d’aria che è figlia dell’asma e l’edema della glottide, che porta a “bloccare” la possibilità di respirare. Infine, si può osservare il classico mal di pancia con vomito e diarrea apparentemente senza motivo, che giustificano la reazione eccessiva in chi manifesta i sintomi digestivi. Insomma: secondo gli specialisti siamo di fronte ad una vera e propria malattia cronica che si può presentare con livelli di gravità diversi.

L’allergia alimentare IgE-mediata, ovvero con un aumento significativo delle immunoglobuline “sbagliate” che provocano la reazione dopo l’assunzione di una sostanza normalmente non nociva, può infatti comportare reazioni molto differenti tra loro. A preoccupare in particolare è la liberazione dei mediatori dell’allergia quando determina una reazione davvero imponente. In questi casi si può arrivare anche allo shock anafilattico che comporta il rapido coinvolgimento di tutti questi apparati e del sistema cardiocircolatorio.

Per questo alcune persone, a rischio di gravi reazioni allergiche, devono avere sempre disponibili farmaci salvavita, in caso di consumo o contatto accidentale con il cibo responsabile della sensibilizzazione. Il rimedio può essere una semplice penna pre-dosata di adrenalina da avere sempre con sé, a scuola, in palestra o al lavoro. L’iniezione permette di ridare fiato, fino al momento dei soccorsi. Sul fronte della prevenzione, ricordate che la diagnosi di allergia e le conseguenti indicazioni debbono venire da uno specialista, sulla scorta di esami specifici.

Esistono test diagnostici che permettono di identificare le singole proteine allergeniche a cui i pazienti sono sensibilizzati: queste informazioni vanno poi con la storia clinica ed eventuali altri controlli. Una volta che si sa qual è il nemico, occorre evitare di mangiare cibi che contengano l’allergene incriminato, anche in quantità minime.

Cosa succede se c’è lo shock anafilattico

Le reazioni al contatto e all’ingestione con un cibo incriminato, ovviamente nelle persone predisposte,  possono essere di quattro tipi. La forma più blanda si manifesta spesso con una specie di orticaria generalizzata con un forte prurito. Se il quadro è più grave si associano anche vertigini, nausea, vomito, diarrea e senso di peso al torace.

Poi si arriva alla terza fase, quella più grave in cui l’edema della glottide (cioè una sorta di restringimento per le vie attraverso cui passa l’aria) è la causa dei disturbi maggiori. Si fa fatica a respirare, più o meno come accade in un attacco d’asma molto grave, e addirittura non si riesce a deglutire. Infine la quarta forma, che può risultare mortale, porta a calo della pressione arteriosa, perdita di coscienza e collasso. In questi quadri si verifica lo shock anafilattico, che va affrontato rapidamente con le armi sopracitate (la “penna” di adrenalina) per guadagnare tempo, facendo ovviamente in modo di far arrivare prima possibile soccorsi su misura.