Re Carlo, il giardino di Highgrove è un inferno: licenziamenti in massa

Il cuore del progetto verde di Re Carlo è un ambiente lavorativo tossico: ecco le rivelazioni degli ex dipendenti

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Luca Incoronato

Giornalista

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Il giardino segreto di Re Carlo, il celebre paradiso verde di Highgrove, si sarebbe trasformato nel corso degli anni in un inferno. Il discorso varrebbe per chi ci lavora, considerando le tante difficoltà nel trattenere il personale e rimpiazzarlo.

L’incubo Highgrove, nessuno vuole lavorare nel giardino del Re

Re Carlo ha costruito nel corso degli anni una precisa immagine di sé. È un sovrano molto attento a come appare al pubblico, che sa bene quanto sia sensibile al benessere del pianeta e appassionato di botanica. I suoi giardini sono ben noti e apprezzati ma proprio l’elemento cardine, Highgrove House, fa parlare di sé in termini negativi.

Il cuore della narrazione bio del sovrano, nella campagna del Gloucestershire, si rivela essere un ambiente di lavoro tutt’altro che pacifico. È un’inchiesta del Sunday Times a sollevare il velo, gettando luce su una cultura lavorativa tossica all’interno della residenza privata di Re Carlo.

Facendo un confronto tra il 2022 e oggi, ben 11 dei 12 giardinieri in servizio al tempo hanno rassegnato le dimissioni. È chiaro che ci sia un problema e anche rilevante. L’ambiente è stato descritto come logorante e dominato da un costante micromanagement esasperato, aspettative irrealistiche e continue pressioni psicologiche.

Re Carlo e l’ossessione per i dettagli

Il giardino di Highgrove House è splendido ed è l’orgoglio di Carlo, grande appassionato del verde. Dietro questa facciata però si cela un capo iper controllante e inflessibile. Ogni anno la tenuta è visitata da più di 40mila persone, ignare del fatto che gli addetti vivano una condizione estenuante.

Secondo gli ex dipendenti, il sovrano invierebbe note scritte con inchiostro rosso, al fine di sottolineare gli errori. Si va dal fiore sbagliato alla grammatica imperfetta. In un caso descritto avrebbe ordinato di rimuovere una singola erbaccia cresciuta nei pressi della piscina. In un altro, invece, avrebbe dichiarato: “Non fatemelo vedere mai più!”. Cosa? Un giardiniere colpevole di una svista, che il Re ha dunque allontanato in tronco.

Il morale è dunque crollato nel corso degli anni, arrivando a una denuncia formale presentata nel 2023. Nei documenti si faceva riferimento a “team sopraffatti, privi degli strumenti e impossibilitati a esprimere le proprie difficoltà”. Stando alla denuncia, Re Carlo non sarebbe disposto a sentir parlare di mancanza di personale. Nessuno può dunque dirgli che il team è fin troppo scarno per le pretese che piovono dall’alto.

Stress e stipendi bassi

Per quanto possa sembrare incredibile, lavorare per la Corona non vuol dire necessariamente garantirsi uno stipendio ingente. I giardinieri in questione ottengono il salario minimo per la categoria.

Qualcosa che contrasta nettamente con la mole di lavoro e il livello di perfezionismo richiesto. Un altro ex dipendente ha descritto il Re come l’esatto datore di lavoro di cui da anni ci si lamenta Italia. Quello che “ti fa sentire fortunato ad avere un lavoro, perché lavori per il Re”.

Dinanzi alla situazione creatasi, con i tanti licenziamenti e la difficoltà di turnover, la King’s Foundation ha commissionato un’indagine esterna. Ciò ha portato a una raccomandazione che la dice lunga sullo stato delle cose: necessità di supporto psicologico e servizi di counseling per i dipendenti. Di fatto un’ammissione indiretta di quanto la situazione fosse degenerata.