Una storia di dolore, perdita e speranza: Kafka e la bambola viaggiatrice

Una favola reale per grandi e bambini, quella di Kafka nelle vesti di un postino delle bambole, che insegna ad affrontare il distacco e gli addii

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

I sentimenti di dolore, sofferenza e disperazione vanno sempre accolti e affrontati, perché è solo così che possiamo creare il terreno fertile per far fiorire la speranza.

Eppure, trovare la strada giusta per districarsi in questo cammino insidioso fatto di lacrime e domande senza risposta, non è sempre facile per noi. E non lo è sopratutto per i bambini che vivono le emozioni che li attraversano e li invadono senza riuscire a comprenderle a pieno.

È nostro quindi il compito di insegnare loro, con empatia ed estrema delicatezza, concetti come il distacco e l’allontanamento. Tenendoli per mano e accompagnandoli alla scoperta di un mondo ancora indecifrabile, proprio come ha fatto Kafka con Elsi e la sua bambola viaggiatrice.

Kafka e la bambola viaggiatrice di Jordi Sierra

Un anno prima della sua morte, in occasione della sua passeggiata quotidiana al parco Steglitz, lo scrittore delle Metamorfosi è diventato il protagonista e al contempo il creatore di una favola meravigliosa, intensa e toccante, tramandata fino ai giorni nostri grazie alle memorie di Dora Diamant, la sua compagna.

È stata proprio lei a preservare l’esperienza vissuta da Kafka e a raccontarla qualche anno dopo la sua morte. Un racconto, questo, che ha permesso allo scrittore spagnolo Jordi Sierra di scrivere un libro straordinario. Un testo dedicato a grandi e bambini, una favola reale che parla di amore, di dolore e distacco, ma anche di speranza.

In questo racconto, che prende il nome di Kafka e la bambola viaggiatrice, Sierra ripercorre l’incontro tra lo scrittore e la piccola Elsi che si ritrova per la prima volta ad affrontare il dolore della perdita e del distacco. Da qui l’idea di trovare un modo delicato, dolce e reale per spiegare che anche negli addii, l’amore resta per sempre anche se in forme diverse.

Elsi, Brigida e l’addio

Impegnato nella sua solita passeggiata al parco, Franz Kafka, fu colpito dal pianto di una bambina, ed era così disperato che non poteva essere ignorato. Avvicinatosi alla panchina dove la piccola sedeva, lo scrittore le chiese cosa fosse successo.

La bambina, di nome Elsi, stava piangendo perché aveva perso la sua bambola, la sua compagna di giochi. La sua Brigida.

Colpito dalla risposta, Kafka sentì il bisogno di aiutare Elsi ad affrontare la perdita della sua bambola e ad alleviare il suo dolore. Così fece quello che sapeva fare meglio: inventare storie. “La tua bambola non si è persa” – disse – “È partita per un viaggio intorno al mondo”.

Kafka si presentò a Elsi come il postino delle bambole, raccontando alla bambina di avere una lettera per lei, inviata proprio da Brigida mentre era impegnata in un viaggio intorno al mondo. Gliel’avrebbe consegnata il giorno dopo, nello stesso parco.

Elsi era titubante, ma tanto era forte la mancanza di Brigida che scelse di tornare su quella panchina il giorno dopo, dove Kafka le consegnò la lettera. Il ruolo del postino delle bambole non era finito, però, e per settimane lo scrittore continuò a portare a Elsi la corrispondenza da parte della sua bambola. C’erano anche i francobolli delle città che questa visitava, che altro non erano che ricordi di viaggi passati dello stesso Kafka.

Il dolore di Elsi lasciò presto lo spazio alla curiosità di sapere quali strabilianti avventure Brigida stava vivendo, ma anche al sollievo di saperla felice. Così, trascorse tre settimane dalla prima lettera, Kafka capì che era giunto il momento di scegliere in finale per quella storia. Elsi doveva dire addio a Brigida.

Nell’ultima lettera che lo scrittore in veste di postino consegnò a Elsi la bambina apprese una notizia inaspettata e bellissima. Brigida aveva incontrato l’amore e aveva scelto di sposarsi: non sarebbe tornata più.

La piccola Elsi lesse quell’ultima lettera con grande commozione, ma anche con la consapevolezza che la sua amata compagna di giochi ora era felice, anche se lontana da lei.

Kafka era riuscito nell’intento, aveva insegnato alla bambina che i distacchi fanno parte della vita e che anche le persone che amiamo possono dirci addio. Anche se l’amore non può essere cancellato, le strade da percorrere a volte si dividono, e chissà che su una di queste potremmo incontrare anche noi un postino speciale a guidarci.