Quando muore un Papa, il mondo si ferma. Non solo per la portata simbolica e spirituale dell’evento, ma perché tutto ciò che accade dopo – i riti, le decisioni, l’attesa – è carico di una solennità che coinvolge davvero tutti. La morte di Papa Francesco, amatissimo e controverso, progressista e profondamente umano, spalanca un tempo sospeso, scandito da gesti antichi e protocolli millimetrici. Ed è proprio dentro questo ritmo che si muove il programma dei giorni successivi, un viaggio collettivo che ci accompagna fino al 10 maggio.
Il giorno della morte
Il primo istante è sempre silenzioso. Poi, come una crepa che si allarga, la notizia si diffonde con la voce del Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa Kevin Farrel, rimbalza tra le redazioni, si fa voce sui social, entra nelle case. La morte di Papa Francesco viene confermata dal Vaticano con una nota ufficiale, asciutta ma carica di significato. Inizia così un programma preciso, curato nei dettagli da secoli: è il cosiddetto Rito Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, un insieme di norme che regolano il saluto terreno al successore di Pietro.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, il corpo del Pontefice è stato preparato per l’esposizione pubblica a seguito della constatazione della morte avvenuta a Casa Santa Marta, dove risiedeva fin dal giorno della sua elezione. Niente è lasciato al caso: la disposizione della salma, gli abiti papali, il luogo in cui sarà collocata. Per Papa Francesco, come per i suoi predecessori, si aprono le porte della Basilica di San Pietro ma senza catafalco: le sue spoglie mortali sono state esposte all’interno di una bara semplice, secondo le sue volontà espresse nel testamento reso noto. Qui, il popolo potrà iniziare a salutarlo.
I tre giorni dell’esposizione
Il giorno dopo la morte, la Basilica si riempie di un’umanità varia in attesa dell’arrivo del Pontefice che è rimasto per 24 ore in Santa Marta. Anziani, famiglie, giovani. Devoti, curiosi, affezionati. Tutti in fila, per ore, per dare un ultimo saluto. È la parte più emozionante e visibile del programma dopo la morte di Papa Francesco: tre giorni di esposizione, dal 23 al 25 aprile, dal mattino presto fino alla sera, con una presenza costante di cardinali, capi di Stato, religiosi da ogni parte del mondo.
Lo spazio, seppur grandioso, si fa intimo. Il silenzio che avvolge il corpo del Pontefice è denso di storie e ricordi. C’è chi prega sottovoce, chi si fa il segno della croce, chi trattiene le lacrime. Francesco, che ha sempre voluto una Chiesa vicina alle persone, ora è lì, per l’ultima volta, al centro della sua comunità.
I funerali in Piazza San Pietro
Il momento centrale è il funerale. Si svolge tra i quattro e i sei giorni dopo la morte, e nel caso di Papa Francesco è previsto entro il 26 aprile 2025 alle ore 10. Piazza San Pietro si trasforma in un teatro di commiato mondiale. L’altare è già pronto, i posti per i dignitari internazionali sono assegnati, la liturgia curata in ogni passaggio. Celebra Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio. Possono però concelebrare Patriarchi e Cardinali, convocati alle 9 presso la Cappella di San Sebastiano in Basilica muniti di mitra bianca damascata; gli Arcivescovi e i Vescovi, presenti dalle 8,30 al Braccio di Costantino con amitto, camice, cingolo e mitra bianca semplice; i Presbiteri, accolti dalle 8,30 in Basilica all’interno del settore a loro destinato, che indosseranno amitto, il camice, il cingolo e la stola rossa che avranno portato al loro seguito.
Ma ciò che colpisce davvero è la partecipazione popolare. Migliaia di fedeli si riversano nella piazza, molti arrivano da lontano. Alcuni portano foto, rosari, bandiere. Francesco, che ha scelto il nome del poverello di Assisi, lascia la scena come ha vissuto: tra la gente. Il suo feretro viene poi trasportato a Santa Maria Maggiore, dove riposerà in un sepolcro semplice che aveva scelto personalmente.
I Novendiali
Successivamente al funerale del Pontefice, si apre il periodo dei cosiddetti Novendiali. Nei nove giorni di lutto sono celebrate le messe in suffragio in memoria del Santo Padre appena scomparso, fino al giorno fissato per il Conclave in cui i Cardinali elettori si riuniscono in una Cappella Sistina blindata per eleggere il prossimo Vescovo di Roma.
Il Conclave
Dopo l’ultimo saluto, si apre il tempo dell’attesa. Il Conclave non è solo un evento ecclesiastico: è un momento di riflessione globale. I cardinali elettori, sotto lo sguardo del mondo, si riuniscono a porte chiuse nella Cappella Sistina. L’inizio è previsto per il 7 maggio, secondo quanto previsto dal programma seguito alla morte di Papa Francesco. Le votazioni possono essere anticipate se tutti i cardinali elettori sono già arrivati a Roma.
Sono giorni sospesi, fatti di preghiera, confronto, votazioni. Dalla Sistina, nel silenzio più assoluto, uscirà un nuovo Papa. Ma fino a quel momento, è l’incertezza a dominare. L’incertezza e la memoria: perché mentre si guarda al futuro, è impossibile non ripensare al cammino di Francesco, ai suoi gesti rivoluzionari, ai suoi ultimi passi da Vescovo di Roma.