Tarassaco: proprietà, benefici e usi in cucina

Il tarassaco è davvero una pianta dalle mille virtù capace di favorire la funzionalità di fegato, reni e intestino

Foto di Luana Trumino

Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Chiamato anche “piscialetto” per le sue proprietà diuretiche e depurative, o “dente di leone” per la forma dei suoi petali, il Tarassaco è una pianta erbacea perenne. In queste prime settimane di primavera non è difficile incontrarlo nei prati incolti e lungo i margini delle strade e dei sentieri di campagna. 

Una pianta dalle mille virtù – raccontano Maurizio e Sandro Di Massimo nel libro “Le foglie. Cultura e salute dalle piante selvatiche” (Aboca), volume ricchissimo di informazioni che si propone come un invito alla conoscenza delle principali piante spontanee a uso medicinale e alimentare – come si intuisce dall’etimologia del nome. Secondo alcune interpretazioni, infatti, il nome scientifico taraxacum pare derivi dal greco taraxo, che significa disordine, e takos (dolore o rimedio). 

Proprietà 

L’azione farmacologica di questa pianta è dovuta a numerosi principi attivi, tra i quali si può segnalare la presenza di taraxacina, taraxina, taraxasterolo, sitosterolo, lattupicrina, colina, acidi organici, inulina, flavonoidi, carotenoidi (luteina e violaxantina), sostanze tanniche e resinose, mucillagini, vitamine A, B, C e D, enzimi e sali minerali (tra cui potassio, calcio, magnesio, ferro e zinco). 

Benefici

In ambito fitoterapico – si legge nel volume – studi clinici e sperimentali confermano le proprietà attribuite a questa pianta nel corso dei secoli. Il Tarassaco è un rimedio elettivo nel trattamento di problemi funzionali di carattere digestivo e renale, capace di stimolare la produzione dei succhi gastrici, l’escrezione di bile dal fegato, e di esercitare un’attività diuretica e blandamente lassativa. 

Per la sua spiccata azione depurativa (grazie all’eliminazione delle tossine e delle scorie metaboliche) viene utilizzato nelle classiche cure disintossicanti primaverili (spesso abbinato a Cicoria, Carciofo e Cardo mariano)”.
Come tutti i rimedi ad effetto diuretico – avvertono gli autori – non deve essere somministrato per lunghi periodi di tempo, in quanto può provocare una riduzione delle riserve di potassio, elemento chiave per il buon funzionamento cellulare, anche se non bisogna però dimenticare che lo stesso Tarassaco è ricco di questo minerale: ciò mitiga gli eventuali effetti collaterali di una cura a lungo termine. Comunque un’azione compensatrice può essere realizzata aumentando il consumo di banane (notoriamente ricche di potassio) e verdure fresche.
“Studi in fase sperimentale sembrano ipotizzare un’attività antitumorale di questa pianta e una potenziale azione antinfiammatoria capace di contrastare anche forme gravi di artrite”, aggiungono gli esperti. E le sue virtù non finiscono qui, perché tra i rimedi tradizionali viene menzionata l’applicazione del latice di Tarassaco (ricavato dalla radice e dal fusto) su porri, verruche e duroni per facilitarne l’eliminazione.

Usi alimentari

Se da una parte la pianta è ben conosciuta da chi fa uso di rimedi fitoterapici già pronti acquistabili in erboristeria per la depurazione dell’organismo, non tutti sanno che il Tarassaco appena raccolto può rivelarsi un ottimo ingrediente da usare in cucina. “Dal punto di vista alimentare, le rosette basali raccolte quando sono ancora tenere prima della formazione del fusto fiorale – raccontano Maurizio e Sandro Di Massimo – hanno un gusto particolare, gradevolmente amaro e possono essere utilizzate nella preparazione di ricette a seconda dei gusti di ognuno. Sono ottime consumate crude nelle insalate miste oppure cotte, miscelate ad altre verdure e condite con olio extravergine di oliva o ripassate in padella in vari modi (con aglio, olio e peperoncino, con olive o acciughe). Trovano impiego nella preparazione di zuppe, minestre, frittate, risotti e ripieni per torte salate, calzoni e piadine.

Nelle campagne era usanza conservare i boccioli fiorali in salamoia o sott’olio, in sostituzione dei capperi.
I fiori si possono aggiungere a insalate e frittate, mentre con i soli petali, cotti a fuoco lento con acqua, zucchero, succo di limone e d’arancia, si prepara uno sciroppo (o “miele”) ottimo per accompagnare formaggi freschi, yogurt e dolci. 

La radice seccata e tostata, infine, miscelata con altri ingredienti (orzo, cicoria, ceci, fichi, ecc.) può rivelarsi un’ottima alternativa al caffè”, concludono gli esperti.