Ashtanga Yoga: cos’è, benefici e sequenze

In cosa consiste l’Ashtanga yoga e quali sono le posizioni, i benefici e le sequenze. Cosa cura, come ci insegna ad avere un rapporto migliore con la nostra mente e il nostro corpo

Foto di Elisa Cappelli

Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Origini

L’Ashtanga Vinyasa Yoga, viene anche definito semplicemente come Ashtanga Yoga, e costituisce una pratica di derivazione antica con radici che affondano nell’Hatha Yoga, la via pratica yogica più tradizionale, quella ortodossa, con posizioni che si assumono in modo solido, stabile e assecondate con respirazione lunga e profonda. Rispetto alla sua origine, lo stile di cui stiamo parlando assume valenze dinamiche, davvero energizzanti e forti che spingono il corpo oltre e alimentano l’aumento globale dell’energia. Lo stile fu sviluppato dal famoso guru Tirumali Krishnamacharya. Risale al 1924 l’apertura della prima scuola di Ashtanga Yoga in India. Quindi non solo l’allievo e l’insegnante a tu per tu, come era stato fino a quel momento, ma un lavoro di apprendimento collettivo. La diffusione si deve al suo allievo migliore, Pattabhi Jois, che prese il posto del suo insegnante e fece crescere la scuola per fama e valore.

Ci sono stati scandali che hanno coinvolto questo insegnante in merito al suo carisma esercitato su alcune praticanti. Lo Yoga Journal lo aveva accusato di apportare modifiche diverse alle posizioni yoga per le sue studentesse rispetto a quelle per gli uomini e altre riviste avrebbero evidenziato un tipo di tocco eccessivo verso le donne durante l’insegnamento.

Andando oltre queste accuse disdicevoli, ricordiamo che ci sono molti insegnanti che hanno mantenuto la disciplina pura e rigogliosa. La pratica viene portata avanti in modo progressivo e profondo, sotto la guida di un o una insegnante esperto/a. Si passa da posizione a posizione in modo fluido e assolutamente integrato e si combina il respiro controllato con l’esecuzioni delle serie. Vediamo insieme sia le sequenze sia le posizioni, approfondendole un pochino nel dettaglio.

Sequenze e posizioni

Letteralmente “Ashtanga” significa 8 e questo numero fa riferimento agli 8 rami dello Yoga descritti da Patanjali negli Yoga Sutra:

  • Yama (azione verso gli altri)
  • Niyama (azione verso se stessi)
  • Asana (postura)
  • Pranayama (controllo del respiro)
  • Pratyahara (digiuno dei sensi)
  • Dharana (concentrazione)
  • Dhyana (meditazione)
  • Samadhi (autocoscienza)

Sono dei rami che si interconnettono e comunicano costantemente. I livelli di pratica sono graduali e abbiamo circa 6 serie complessive, con sfide e posizioni diverse.

La prima serie, chiamata “Yoga Chikitsa” (Yoga terapia), include 75 asana e, per essere completata, sono necessarie da 1,30 a 2 ore. La serie inizia con 2 sequenze chiamate Surya Namaskara A e B, ovvero le due varianti del Saluto al Sole. Successivamente si procede con posizioni in piedi, sedute, piegamenti all’indietro e asana invertite. Al termine di ogni classe si finisce in Savasana, considerata una delle posizioni difficili dello yoga; apparentemente si sta fermi/e, ma nel profondo si deve sperimentare riposo, benessere, assenza di impulsi, osservazione, pace mentale. La prima serie serve proprio a ripartire da zero e riequilibrare tutto il corpo nel profondo, eliminando gli stress profondi accumulati da una vita sedentaria o dall’eccesso di lavoro o tensione nelle relazioni emotive.

La seconda serie, chiamata “Nadi Shodhana” (pulizia dei canali) va a far lavorare il corpo nel profondo; somiglia alla prima serie ma varia per alcune posizioni. Si arriva alla seconda solo dopo una perfetta esecuzione della prima. Il corpo guadagna in modo importante sia in forza che in flessibilità. Occorre gestire bene la prima serie prima di passare alla seconda per evitare il rischio di infortuni e trovarsi in circostanze spiacevoli durante la pratica. Le serie successive approfondiscono ulteriormente il lavoro e sincronizzano il respiro al movimento che si esegue.

Durante la pratica si ricorre all’uso dei drsti, che vuol dire “fissare lo sguardo” in un punto preciso per incanalare la forza vitale (il prana) verso l’interno. Ci sono anche aree specifiche che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e su cui si esegue una contrazione volontaria (Bandha); alcuni esercizi mirano alla localizzazione di aree specifiche come nel caso di Uddiyana bandha che si esegue sollevando il diaframma verso l’alto e tirando in dentro gli organi addominali, con un grande lavoro del muscolo trasverso dell’addome.

Benefici

Il lavoro ha sia una valenza fisica che spirituale, permette di andare nel profondo in quel meraviglioso percorso che rappresenta la conoscenza di se stessi/e. Sicuramente fare yoga non significa dedicarsi a un lavoro motorio che inizia e finisce con la lezione stessa, ma si tratta di andare nel profondo e fare in modo che ci sia anche il tempo di assimilare, correggere, comprendere e fare proprio il lavoro.

L’Ashtanga Yoga rappresenta una vera e propria filosofia di vita, un modo di stare al mondo che aiuta a sviluppare concentrazione, aumenta l’energia vitale, assicura la giusta postura, insegna a respirare in modo consapevole e controllato. Si tratta di uno stile che conferisce molta energia a tutto il corpo e che quindi ha ottimi benefici se praticato lungo l’arco della mattinata o prima che si faccia troppo tardi al pomeriggio. Tutto il corpo si rafforza in modo notevole sia a livello osteoarticolare che muscolare, tendineo e legamentoso. L’energia, la tempra caratteriale si rinforzano e si riesce ad avere maggiore energia in tutto il corpo per lungo tempo.