Piercing: tipologie, come si curano e come prevenire eventuali rischi

Il piercing consiste forare zone del corpo allo scopo di adornarle con gioielli. Se praticato e curato in modo inadeguato può presentare alcuni rischi

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Tatiana Maselli

Erborista ed Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze e Tecnologie Erboristiche, ambientalista e appassionata di alimentazione sana, cosmesi naturale e oli essenziali, scrive per il web dal 2013.

Cos’è

Il piercing, chiamato anche body piercing, è una tecnica che consiste nel bucare alcune zone della pelle, allo scopo di adornarle con gioielli in acciaio o in altri materiali. La definizione è data dalla stessa parola piercing che deriva dal verbo to pierce, la cui traduzione dall’inglese è appunto forare. I buchi possono essere effettuati in varie parti del corpo come l’orecchio, il naso, l’ombelico; si tratta di fori superficiali che coinvolgono la pelle e, in alcuni casi, il tessuto cartilagineo e che di norma vengono eseguiti con aghi sterili, più raramente con “pistole” spara orecchini, oggi poco utilizzate rispetto al passato.

Al pari dei tatuaggi, piercing sono un modo per “decorare” il proprio corpo. In alcune culture piercing e tatuaggi non hanno solo una valenza estetica ma rappresentano soprattutto simboli spirituali o di appartenenza a una comunità, tribù o credo religioso. Sebbene si tratti di un intervento poco invasivo e quasi per nulla doloroso, anche i piercing possono presentare alcuni rischi, soprattutto se male eseguiti o non curati in modo opportuno.

Tipologie

Esistono diversi tipi di piercing che possono essere distinti tra loro in base al modo con cui vengono eseguiti, al gioiello scelto e alla zona del corpo. Il metodo più preciso e igienico per fare un piercing è quello che prevede l’uso di aghi sterili utilizzati da piercer professionisti. L’uso della pistola spara orecchini, un tempo molto utilizzata e ancora oggi impiegata in alcune gioiellerie e farmacie, non permette la stessa precisione di perforazione dell’ago, applica orecchini spessi con una farfalla posteriore che preme in modo eccessivo sulla zona del foro e risulta meno igienica rispetto all’ago, a meno che non si tratti di una pistola monouso. L’impiego dell’ago risulta invece più sicuro e consente di inserire gioielli della dimensione adatta al foro; se ben eseguito e ben curato, il piercing con l’ago presenta meno rischi. Rientrano tra le tipologie di piercing anche i microdermal piercing o piercing ad ancora, che si applicano ancorando sotto pelle una placchetta cui viene agganciato un gioiello, in genere una pallina di titanio o un brillantino.

Per quanto riguarda la zona da forare, i piercing vengono comunemente effettuati ai lobi o in altre aeree dell’orecchio, ad esempio al trago – la piccola sporgenza triangolare del padiglione esterno – o nella zona alta dell’orecchio come nel caso del piercing helix. Altre zone del corpo che possono essere forate sono il naso, sia a livello della narice sia del setto nasale; nel caso in cui la parte forata sia la narice si parla di nostril piercing, mentre il piercing al setto nasale è chiamato septum piercing quando è eseguito alla base del naso tra le narici e bridge piercing quando la zona forata è quella tra le sopracciglia. I piercing possono essere effettuati anche in diversi punti dell’arcata sopracciliare (eyebrow), guance, zigomi, labbra e aree attorno alle labbra, lingua e all’ombelico. Molto comuni sono anche i piercing ai capezzoli e agli organi genitali maschili e femminili.

In base alla zona in cui si effettua il piercing si decide il tipo di gioiello da applicare, che può essere un brillantino, un anello, una barra, generalmente in metallo – oro, acciaio, titanio – ma anche in altri materiali, come pietra o osso.

Come si curano

I piercing guariscono in tempi brevi e, se ben curati, difficilmente causano problemi. Se però il piercing non viene trattato in modo idoneo, il foro può infettarsi e l’infezione può portare a dover rimuovere il gioiello, oltre a causare dolore. Subito dopo aver fatto un piercing e nei giorni successivi occorre dunque trattare la zona forata in modo adeguato, seguendo le indicazioni fornite dal piercer.

In linea generale, la zona del piercing andrebbe risciacquata due volte al giorno con una soluzione salina e asciugata con una garza sterile, senza estrarre il gioiello. Il piercing non andrebbe manipolato se non durante le operazioni di detersione e sempre con le mani ben pulite. Durante i primi giorni, il foro può apparire rosso e leggermente gonfio, si possono notare crosticine ed è possibile percepire fastidio, un leggero dolore e prurito. Se questi sintomi non migliorano entro tre-quattro giorni o addirittura peggiorano, è bene far controllare il piercing al medico, soprattutto nel caso comparissero secrezioni dense, biancastre o giallastre.

Come prevenire i rischi

I piercing possono dare luogo a infezioni batteriche o virali, reazioni allergiche e infiammazioni che possono lasciare cicatrici. La maggior parte dei rischi dei piercing sono facilmente prevenibili rispettando le norme igieniche, quindi è bene rivolgersi a professionisti seri e affidabili e curare in modo adeguato il piercing a casa, dopo averlo eseguito. Occorre poi ovviamente comunicare al piercer eventuali allergie note, ad esempio l’allergia al nichel e prestare attenzione in caso di patologie croniche come il diabete o deficit del sistema immunitario, che possono rendere difficoltosa la guarigione dei piercing.