Orlando Bloom ha ricordato il momento peggiore della sua vita. Sui social, sul suo profilo Instagram, ha condiviso un aneddoto avvenuto nel 1998, quando è caduto dal terzo piano, mentre stava cercando di arrampicarsi sulla terrazza di un tetto insieme ad alcuni amici, schiacciandosi la spina dorsale e sfuggendo alla morte (e anche alla paralisi). Ai tempi, ha dovuto indossare un tutore: nonostante tutto – le difficoltà, la paura, la sofferenza – in foto, Bloom si è mostrato sorridente. Con una forza davvero da invidiare.
Poco dopo, ha condiviso un’altra foto, stavolta a cavallo con un amico. “Sono grato ogni giorno perché il mio corpo mi permette di spingermi oltre i limiti, godendomi la vita (più sicura, ora).” Sotto al post, non è venuto meno l’affetto e l’amore della sua fidanzata, Katy Perry – con cui è stato in vacanza di recente a Venezia. Ha commentato persino l’ex moglie, la bellissima modella australiana Miranda Kerr: “Sono orgogliosa di te”.
Bloom aveva già parlato della caduta con GQ: ai tempi, l’intervista fu definita come “La vita epica di Orlando Bloom“. Chi ama l’attore, si è spesso lasciata coinvolgere dal suoi modi bohémien: è uno spirito libero, una forza invidiabile della natura. In quell’occasione, aveva ammesso che, prima della caduta, non aveva mai considerato il filo sottile che separa la morte dalla vita. In poche parole, Orlando si è sempre creduto un po’ invincibile.
In ospedale, dopo l’incidente, i medici gli avevano prospettato una diagnosi piuttosto dura da digerire. “Per quattro giorni, ho affrontato l’idea di vivere su una sedia a rotelle per il resto della mia vita. Con la mente, ho viaggiato oltre, combattendo contro alcuni punti oscuri. Aspettando di avere una conferma, ho preso coscienza che avrei potuto non camminare più, o forse sì. Non c’era molto altro su cui riflettere”.
L’episodio, tuttavia, non lo ha affatto buttato giù. Anzi, è stato l’evento che in seguito ha formato completamente la sua vita, che l’ha plasmata (e fatta apprezzare). “Fino a quando non sei vicino a perdere ciò a cui tieni di più al mondo, non te ne rendi conto. Andavo in moto e guidavo le auto come se tutto fosse una pista. Era ridicolo. Non lo facevo perché pensavo fosse bello, ma perché amavo vivere una vita al limite. Oggi sono cambiato”. Per fortuna, aggiungiamo noi.