Chiara Ferragni, la Finanza in ufficio: perché le sue società sono indagate

Le società dell’influencer sotto indagine di Guardia di Finanza e Antitrust, si riapre il caso del pandoro Balocco

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Fortuna che Chiara Ferragni è una donna che non si lascia scalfire da niente e nessuno, perché questo non sembra proprio essere il suo anno. Dopo la crisi con il marito e la conclamata perdita di benevolenza da parte dei follower, adesso l’influencer è alle prese con una spinosa questione legale. Negli offici che fanno capo alle società di proprietà Ferragni è arrivata la Guardia di Finanza, seguita dall’Antitrust, per indagare una questione risalente allo scorso Natale e ancora irrisolta.

Chiara Ferragni e il caso Balocco

Lo scorso Natale, era stata lanciata l’iniziativa ‘Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino’. La campagna sosteneva la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing, tumori ossei ad alto tasso di mortalità, a favore dell’ospedale torinese. I pandori brandizzati Ferragni sono stati messi in commercio al prezzo di 12,90 euro, cifra decisamente più alta della media dei dolci da supermercato.

I messaggi social dell’influencer sembravano lasciar intendere che la somma da devolvere in beneficienza sarebbe stata più elevata tanti più dolciumi sarebbero stati acquistati. In realtà, Balocco aveva già stabilito in via preventiva la cifra da donare, che non sarebbe stata in nessun modo influenzata dal numero di prodotti venduti. La campagna di comunicazione è stata dunque ritenuta ingannevole e il Codacons ha avviato un procedimento lo scorso gennaio.

Finanza e Antitrust indagano le società Ferragni

Lo scorso 14 giugno, l’Agcm – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva comunicato l’avvio di un’istruttoria nei confronti della Balocco Industria Dolciaria per pratica commerciale scorretta. Ora, l’indagine si allarga abbracciando anche due società di proprietà di Chiara Ferragni: Fenice, che detiene Chiara Ferragni Brand e si occupa del business legato a tutte le licenze del marchio e TBS Crew, che si occupa delle attività del brand The Blonde Salad. I funzionari dell’Agcm, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza hanno svolto ispezioni nelle sedi di entrambe le società.

“Ora – ha dichiarato il Codacons ai microfoni di Ansa – se l’Antitrust confermerà la pratica commerciale scorretta, e se saranno accertate responsabilità da parte delle società coinvolte, avvieremo un’azione legale contro la Balocco e Chiara Ferragni, chiedendo ai due soggetti di rimborsare il costo del pandoro a tutti i consumatori che hanno aderito all’iniziativa di solidarietà”. L’accusa, infatti, è quella di aver influenzato in modo truffaldino la scelta di spesa dei compratori italiani. Spesa che potrebbe intaccare il patrimonio da capogiro dell’influencer, specie se unita alla multa post-Sanremo.

Codacons VS Ferragnez, una faida infinita

Se la Guardia di Finanza è un nuovo ospite in casa Ferragnez, il Codacons è una (ben poco gradita) conoscenza di lunga data. La prima accusa risale al 2020, anno in cui Fedez decise di girare per le strade di Milano – a bordo di una Lamborghini milionaria – per distribuire contanti ai senza tetto. In quell’occasione, il presidente dell’associazione di categoria Carlo Rienzi, aveva definito il rapper e la moglie: “ignoranti, delinquenti e approfittatori”, tacciando il gesto solidale come mal celata operazione di marketing e di pubblicità occulta al brand automobilistico. La dura dichiarazione è costata a Rienzi una condanna per diffamazione.

Poi ci fu l’accusa all’influencer di “blasfemia e offesa al sentimento religioso” per il post che ritraeva la Ferragni nelle vesti di una Madonna social. Ancora, l’accusa di utilizzare fondi occulti durante la raccolta per il San Raffaele, avviata dai Ferragnez nel periodo pandemico e valsa all’imprenditrice digitale un Ambrogino d’Oro. Senza dimenticare il caso della ragazzina di undici anni che si è ritrovata il profilo Instagram bloccato dopo aver definito l’influencer “un esempio sbagliato”. Il caso di Balocco, insomma, non è che l’ennesimo capitolo di una saga che sembra destinata a durare ancora a lungo.