Vuoti di memoria: quali sono le cause e quando preoccuparsi

I momentanei vuoti di memoria potrebbero essere causati da situazioni particolarmente stressanti e non sempre sono sintomo della presenza del morbo di Alzheimer.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

I vuoti di memoria, se sono momentanei e non ricorrenti, potrebbero essere semplicemente frutto di periodi di forte stress. Se succedono in giovane età, vengono spesso ricollegati allo stress o al sovraccarico mentale, abbastanza tipico della nostra epoca.

Le lacune mnemoniche sono molto comuni nell’età avanzata, quando l’invecchiamento celebrale inizia a produrre conseguenze sulla qualità della vita e sull’autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane.

Quando, però, sono frequenti, numerosi, si estendono a diversi ambiti della vita o coinvolgono soggetti con un elevato livello culturale, è sempre bene non sottovalutarli, perché potrebbero essere spie di problematiche di salute molto più gravi.

Rivolgersi a uno specialista per un consiglio è sempre una buona idea, in modo da sottoporsi a un’anamnesi completa o a esami diagnostici che possano indirizzare verso una corretta diagnosi.

Cosa sono i vuoti di memoria?

La perdita della memoria, definita anche amnesia, consiste nell’impossibilità di ricordare (del tutto o solo parzialmente) esperienze passate, che siano remote o recenti. In alcuni casi chi soffre di amnesia non riesce nemmeno ad acquisire con stabilità i nuovi ricordi.

I vuoti o buchi di memoria, che siano lievi o di grave entità, indicano anomalie nel normale funzionamento delle aree cerebrali deputate alla raccolta, al processamento e all’immagazzinamento dei ricordi. A essere alterata, in caso di amnesia, è l’interazione tra la corteccia cerebrale e le altre regioni dell’encefalo il cui lavoro sinergico consente di acquisire nuove informazioni dall’esterno, elaborarle, archiviarle e richiamarle alla mente quando occorrono.

I disturbi legati ai vuoti di memoria possono essere classificati in diversi modi, ad esempio rispetto alla tipologia di ricordi che viene compromessa.

  • Si parla di amnesia retrograda, quando risulta impossibile ricordare gli eventi che precedono un determinato momento nel tempo (spesso quello in cui è accaduto l’evento che ha causato le amnesie). In questo caso si distingue tra:
  • perdita di memoria a breve termine, quando avvengono piccoli vuoti di memoria che interessano i ricordi recenti e lasciano intatti quelli remoti;
  • perdite di memoria a lungo termine, quando le amnesie cancellano i ricordi più lontani, spesso in conseguenza di traumi o patologie degenerative.
  • Si parla, invece, di memoria anterograda quando è impossibile immagazzinare nuovi ricordi da un certo punto del tempo in poi. In questo caso può risultare difficoltoso apprendere nuove abilità, come imparare nuove lingue o imparare a usare macchinari o strumenti musicali. Anche in questo caso sono spesso coinvolti processi degenerativi, lesioni o traumi di grave entità.

È bene sapere che le forme di amnesia possono anche essere globali e coinvolgere tutte le modalità di acquisizione sensoriale, oppure senso-specifica, ovvero riferita a uno solo tra i cinque sensi.

Inoltre, i casi di amnesia possono anche essere:

  • transitori, quando il ritorno alle normali funzioni mnemoniche avviene dopo un breve periodo di tempo, poiché i gap erano dovuti a lievi traumi o malattie risolvibili;
  • stabile, quando i ricordi sono destinati a non tornare, a causa di eventi traumatici o patologie che hanno compromesso stabilmente le funzioni cerebrali.

Lo stress come causa dei vuoti di memoria

I ricercatori del Centre for Studies on Human Stress del Louis-H. Lafontaine Hospital, hanno condotto uno studio in collaborazione con l’Università di Montreal che ha messo in luce come durante eventi stressogeni, la memoria possa essere temporaneamente oggetto di alterazioni. Ciò vale soprattutto per gli anziani e la spiegazione è legata alla produzione di cortisolo, una molecola che risulta elevata in situazioni di stress e che sarebbe in grado di alterare le capacità mnemoniche.

I disturbi della memoria, quindi, possono derivare anche da forti stress psichici e, in questi casi, si parla di amnesia dissociativa.

Vuoti di memoria: l’alcool è tra le cause

Le amnesie temporanee possono essere dovute anche all’assunzione eccessiva di alcol ed è bene sapere che quest’ultimo può avere anche effetti a lungo termine sul cervello, fino a provocarne un deterioramento permanente. Questo perché l’alcol danneggia, tra le altre aree, il lobo frontale, la regione del cervello in cui risiedono le funzioni cognitive correlate alla memoria a breve e lungo termine. Il rischio di amnesia aumenta se, oltre a consumare alcol, si assumono dei farmaci sedativi nello stesso lasso di tempo.

I soggetti più a rischio sono uomini e donne di mezza età e la probabilità cresce in chi consuma alcol in maniera continuativa oppure se alcool e stress agiscono contemporaneamente.

Quali gravi patologie causano vuoti di memoria?

Sono numerose le patologie che possono essere connesse, in varia misura, ai vuoti di memoria. Tra gli episodi meno severi di amnesia ci sono quelli legati ai deficit cognitivi lievi, ossia cali di prestazioni delle funzionalità mnemoniche, fastidiosi ma non così gravi da ridurre significativamente la qualità della vita di chi ne soffre.

In questi casi vengono dimenticati frequentemente gli appuntamenti, le conversazioni più recenti o gli eventi quotidiani, mentre sono lasciati intatti i ricordi più remoti. Le abilità nello svolgimento delle attività di ogni giorno non sono compromesse, ma chi sperimenta questi deficit ha una buona probabilità di sviluppare demenza senile entro i tre anni successivi.

I campanelli d’allarme di problematiche più serie non vanno sottovalutati. Questo accade quando le modificazioni non riguardano solo la memoria, ma anche l’umore, la sfera affettiva o quella comportamentale.

Si arriva a parlare di demenza quando si nota un forte declino delle facoltà mentali, con sintomi che peggiorano velocemente nel tempo e che rendono difficile l’uso funzionale della memoria, sia a breve sia a lungo termine.

Chi soffre di demenza può dimenticarsi non solo gli appuntamenti futuri, ma anche interi eventi che ha vissuto, le scadenze giornaliere (come prendere pastiglie o pagare le bollette), non riesce a ricordare i processi che richiedono più fasi (come ad esempio vestirsi) e può scordarsi piccoli, ma importanti, gesti di ruotine, come chiudere la porta di casa, spegnere il gas o passare a prendere qualcuno che lo attende.

Con il progredire della demenza, le persone diventano inconsapevoli di avere vuoti di memoria e a rendersi conto della situazione sono, spesso, i familiari o gli amici che le circondano. Sono numerose le forme di demenza, parte del grande gruppo di “malattie neurodegenerative” e si stima che solo in Italia vengano diagnosticati ogni anno più di 200.000 nuovi casi.

Una delle forme di demenza più temute è il morbo di Alzheimer, ossia una patologia progressiva e degenerativa che cancella lentamente la capacità di pensare lucidamente e fruire delle proprie capacità mnemoniche.

I cali di memoria, infine, possono anche essere considerati segnali indicativi del rischio di sviluppare ictus cerebrali. Secondo recenti studi, i soggetti che incorrono in frequenti episodi di amnesia hanno maggiori probabilità di soffrire di ictus nel corso degli anni successivi.

Alcuni fattori di rischio aumentano le possibilità di sviluppare una malattia come la demenza, in tutte le sue forme. Ad esempio, pregressi disturbi cardiaci, problemi di circolazione, stati depressivi, ricorrenti stati di ansia o stress eccessivo.

A causare o favorire i vuoti di memoria possono anche essere altri disturbi o patologie, come i traumi cerebrali, le crisi epilettiche, le emicranie, i malfunzionamenti della tiroide, i disturbi metabolici o alcuni tipi di tumori.

Altre cause dei vuoti di memoria

I vuoti di memoria possono essere causati anche da semplici compromissioni della memoria legate all’età, comuni quando gli anni passano e le funzioni cerebrali non sono vivaci come prima. È facile, infatti, che una persona anziana faccia fatica a memorizzare nuovi nomi, a imparare attività diverse da quelle che ha sempre fatto, a ricordare dove ha messo le cose o quando compiono gli anni i familiari.

Ciò, comunque, non le impedisce di vivere una vita piena e soddisfacente, perché lievi perdite di memoria dovuti all’età non sono gravi e ricorrenti come quelli causati dalla demenza e, spesso, si rivelano temporanei.

Anche la stanchezza cronica o la pressione bassa possono inficiare le normali funzioni cerebrali e generare piccoli vuoti di memoria. Specifiche carenze nutrizionali (come quelle legate alla tiamina) sono legate ai deficit mnemonici, così come l’assunzione di alcune categorie di farmaci quali le benzodiazepine o i sedativi.

Lavorare costantemente in modalità cosiddetta “multitasking” può essere deleterio per la mente e la memoria, così come sovraccaricare la mente e il corpo di attività o impegni eccessivamente sfidanti senza lasciargli tempo di riprendersi, ad esempio, attraverso una sana attività fisica.

Quando rivolgersi a un medico

I vuoti di memoria sono trascurabili solo quando sono isolati e saltuari, specialmente se connessi con la memoria a breve termine. Tali disturbi sono spesso legati a momenti di sovraccarico mentale e non sono eccessivamente preoccupanti. È sempre bene, però, osservare tutti i dettagli connessi all’amnesia e annotarsi quando è avvenuta, che ricordi ha coinvolto e per quanto tempo è durata.

Tale diario può essere utile per capire se il problema sta diventando serio e impattante sulla vita quotidiana. In questo caso è utile contattare un medico, che possa effettuare una diagnosi corretta e fornire gli opportuni supporti per trattare le patologie presenti.

A destare sospetto dovrebbero essere anche gli stati di confusione e disorientamento, la depressione e gli episodi autolesivi, i problemi legati al sistema nervoso, come le cefalee, i disturbi delle vista, le vertigini, o i difetti nell’articolazione del linguaggio. Tali manifestazioni rendono opportuna una visita dal neurologo.

Quali esami eseguire se si soffre di vuoti di memoria?

Se i vuoti di memoria diventano frequenti è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia per indagarne l’origine. Il disturbo può essere individuato attraverso la raccolta dell’anamnesi eseguita durante la visita neurologica, indispensabile per valutare i dati clinici del soggetto, il numero, la frequenza e tipologia degli episodi di amnesia lamentati dal paziente.

Possono essere effettuati, all’occorrenza, specifici test neuropsicologici standardizzati e/o esami diagnostici studiati ad hoc per rilevare disturbi neurologici. Tra questi ci sono:

  • la risonanza magnetica all’encefalo, per analizzare possibili danni alle strutture cerebrali destinate all’elaborazione dei ricordi;
  • la PET, che rileva eventuali alterazioni metaboliche del cervello;
  • l’indagine del liquor cerebrospinale;
  • esami ematochimici per valutare la presenza o il rischio relativo a malattie genetiche, metaboliche o infettive.

Come intervenire sui vuoti di memoria?

In caso di vuoti di memoria, è importante stabilire quale sia l‘origine del problema e se esiste una patologia sottostante che sta scatenando tali amnesie. Una volta individuato il disturbo si può procedere, se possibile, con la somministrazione di opportuni farmaci che cercano di limitare i sintomi dei deficit cognitivi e aiutare il paziente a mantenere una vita quotidiana soddisfacente e autonoma.

In questi casi risulta essenziale anche l’impostazione di uno stile di vita adeguato alla situazione, che comprenda ritmi più distesi e terapie di tipo cognitivo e psicosociale. Mantenere stabile la condizione psicofisica è fondamentale, così come è necessario mantenere attiva la memoria. Come?

Fortunatamente ci sono degli accorgimenti da seguire per mantenere la memoria efficiente, oltre all’ovvio suggerimento di evitare l’assunzione di alcol e droghe e le situazioni di stress, è raccomandato mantenere attivo l’intero organismo, con sport e allenamenti di diverso genere, preferibilmente da iniziare fin da giovani e da portare avanti in età avanzata. Fare movimento è importante per mantenere tonici i muscoli, elastiche le articolazioni e attivo il sistema cardiocircolatorio.

Oltre allo sport, è utile anche “allenare” il cervello tramite cruciverba, sudoku e altri simili passatempi, così come leggere parecchio e continuare a imparare nuove nozioni. È utile leggere libri, ma anche giornali, quotidiani e riviste di proprio interesse, che possano stimolare la mente e mantenerla sempre fresca. Viaggiare è un altro ottimo stratagemma per non lasciare che le attività cerebrali si affievoliscano. Inoltre, è possibile imparare a suonare uno strumento, apprendere una nuova lingua o iniziare a praticare discipline mai provate prima.

Ascoltare musica è utile, così come è indispensabile impostare un regime alimentare equilibrato e ben bilanciato, come quello proposto dalla dieta mediterranea, ricca di vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti.

Le relazioni sociali sono essenziali per preservare le funzioni cognitive, creare una rete di supporto e stimolare l’intelligenza sociale. Riposare un numero sufficiente di ore ogni notte è un’altra abitudine cruciale per chi desidera mantenere stabili le proprie funzioni cognitive e mnemoniche a lungo termine.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

A cosa sono dovuti i vuoti di memoria?

A causarli può essere lo stress o un sovraccarico mentale passeggero, ma anche importanti patologie degenerative, come la demenza e l’Alzheimer, o danni al sistema cardiovascolare.

Quando preoccuparsi per i vuoti di memoria?

È bene allarmarsi se compaiono improvvisi vuoti di memoria o se questi sono molto frequenti e inficiano nello svolgimento delle normali attività quotidiane, riducendo significativamente la sicurezza e la qualità della vita.

Quali malattie fanno perdere la memoria?

I deficit cognitivi possono essere lievi, oppure legati a demenza (anche nella sua forma più temuta, ossia l’Alzheimer). Alla base dei cali mnemonici possono esserci emicranie, problemi metabolici, disturbi cardiovascolari o alcuni tipi di tumori.