Virus Respiratorio Sinciziale: sintomi, cura e prevenzione nelle diverse età

Questo virus è la principale causa di malattie respiratorie che richiedono il ricovero in ospedale: chi è più a rischio di bronchiolite e polmonite

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Tre parole. Virus Respiratorio Sinciziale. Una sigla: VRS (o RSV in termini anglosassoni). Dietro questo tre lettere si cela una delle problematiche più comuni per l’apparato respiratorio, quella legata appunto all’infezione legata a questo virus che ha una caratteristica specifica. Appare particolarmente “pesante” da sopportare, in alcuni casi, soprattutto nelle età estreme della vita.

A rischio di sviluppare sintomi più gravi e soprattutto serie difficoltà respiratorie sono infatti i bambini molto piccoli, quindi i neonati, e gli anziani, in particolare se particolarmente fragili per la presenza di altre patologie.  Sia chiaro: le complicanze più severe si verificano solo in pochi casi ma il virus tende a interessare ampie fasce della popolazione, specie nei periodi più freddi dell’anno. Pensate solo che quasi tutti i bambini contraggono l’infezione nei primi quattro anni di vita e molti nel primo anno.

Purtroppo aver “fatto” la malattia non protegge da ulteriori infezioni, quindi (pur se il quadro è in genere meno serio) si possono avere più infezioni nel corso degli anni. Per questo occorre conoscere le caratteristiche di questo quadro e le opportunità di cura (considerate che non si impiegano gli antibiotici visto che si tratta di un’infezione virale, a meno che ovviamente non ci sia una sovrainfezione batterica), oltre che di prevenzione.

Come si manifesta l’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale

L’infezione da VRS può dare sintomi molto leggeri, soprattutto negli adulti. A volte si possono avere quadri clinici che ricordano quelli di un forte raffreddore, anche perché negli adolescenti e negli adulti l’infezione spesso si blocca nelle alte vie respiratorie, quindi in naso e in gola. I sintomi più classici sono quindi naso chiuso, naso che cola, tosse, starnuti a ripetizione. In altre situazioni si possono avere le caratteristiche di un attacco di influenza, con febbre, dolori articolari e mal di testa.

Vista la contemporaneità stagionale dei virus influenzali, di quelli parainfluenzali e dell’VRS (la diffusione dei diversi ceppi tende a sovrapporsi in inverno e all’inizio della primavera) ovviamente questi sintomi possono essere addotti ad altre infezione. Come si vede, però, il virus può scendere lungo le vie respiratorie. Ed è proprio questa situazione che si verifica nelle forme più gravi, soprattutto nei lattanti e negli anziani. In questi casi si possono avere una tosse molto forte, ed addirittura un respiro sibilante, con difficoltà ad ossigenare l’organismo proprio per la difficoltà della respirazione.

Tutto questo comporta evidenti ripercussioni sul benessere generale e con la necessità di ricovero in ospedale, per la necessità di monitorare con grande attenzione la situazione. A colpire, nei bimbi molto piccoli, è soprattutto l’affanno. Il bimbo arriva a boccheggiare in cerca di ossigeno, come un pesce fuor d’acqua. I bronchi più piccoli si restringono, impendendo i normali scambi tra aria e sangue. E quindi il corpo può avere carenza d’ossigeno, per l’interessamento dei piccoli bronchi, ovvero per la bronchiolite.

Cosa sono i bronchioli e perché la bronchiolite può diventare pericolosa

Quando respiriamo, l’aria scende dalle alte vie respiratorie attraverso la trachea, un grande tubo che si trova nel torace. Poi, come una linea ferroviaria che giunge in prossimità di una stazione principale, la trachea si suddivide nei bronchi, i “binari” del respiro. Questi diventano sempre più piccoli, assumendo le dimensioni dei bronchioli, quelli che vengono interessati dall’infezione, via via sempre più ridotti di dimensione.

Queste vie di comunicazione sono fondamentali, perché portano direttamente alla “centrale operativa” del polmone, un piccolo “sacco” pieno d’aria, che si chiama alveolo. In questo sacchetto giungono non solo le più piccole diramazioni delle vie del respiro, ma anche i capillari del sangue. E proprio negli alveoli avviene il “miracolo”. Le pareti di queste strutture sono infatti tanto sottili da far passare i gas che arrivano dall’esterno e sono trasportati dal sangue. L’alveolo – nel corpo umano ce ne sono circa 300 milioni – svolge costantemente la sua funzione fondamentale. Prende il gas del sangue e lo manda verso l’esterno, per farlo eliminare con la respirazione. E si “impossessa” dell’aria ricca di ossigeno, che verrà poi distribuito ai globuli rossi e quindi andrà ad alimentare tutto l’organismo.

La maggior parte dell’ossigeno infatti viene caricato sulle molecole di emoglobina, i trasportatori invisibili che, all’interno dei globuli rossi, hanno il compito di portarlo fin nelle zone più lontane del corpo. L’infiammazione grave dei bronchioli, ovvero la bronchiolite, va ad inibire questo meccanismo. Quindi il corpo ha bisogno d’ossigeno, nelle forme gravi di infezione da VRS.

Perché si teme l’infezione da VRS nei neonati e nei lattanti?

Il virus può quindi provocare una patologia che crea ansia e che va affrontata a dovere, insieme al pediatra. È appunto la bronchiolite, infiammazione dei piccoli bronchi che può mettere davvero ko il piccolo: quello che più preoccupa i genitori è la difficoltà a respirare del lattante, che sembra quasi affannato anche se rimane tranquillo nella sua culla. A questi problemi respiratori si aggiungono spesso la febbre e la tosse. Ed ovviamente l’ansia cresce.

Sotto accusa, anche se non è l’unico responsabile visto che il quadro può anche essere legato ai tanti virus parainfluenzali che circolano, è il virus respiratorio sinciziale. Nell’adulto crea fastidi davvero semplici da gestire, ma nel bimbo piccolo può rappresentare un nemico temibilissimo, tanto che a volte può rendersi necessario il ricovero in ospedale, specie se il piccolo proprio non riesce a respirare e quindi è in debito d’ossigeno e se non si nutre a sufficienza, rischiando una carenza in particolare di liquidi, per cui è necessaria un’idratazione significativa.

Se possibile, sarebbe importante attivarsi prima possibile per proteggere i bimbi piccoli: il pediatra va sempre contattato rapidamente se il bimbo presenta difficoltà di respirazione, febbre, difficoltà ad alimentarsi, riduzione della quantità di urina e altri segni di disidratazione, come le labbra asciutte.

Regole generali di prevenzione

Non prendetevela con il freddo. Non bisogna chiudere il bimbo piccolo a casa né coprirlo come se dovesse sfidare le intemperie dell’alta montagna quando esce in carrozzella o in passeggino. Non sono le temperature che calano a diffondere il virus, almeno direttamente. Il problema è che quando fa freddo ti tende a stare spesso in casa ed ovviamente, visto che il virus passa da persona a persona, il rischio di trasmissione è molto più elevato.

Come detto, se per gli adulti c’è solo il fastidio di un raffreddore più o meno disturbante, per il bimbo piccolo possono nascere problemi più significativi. Ed allora conviene puntare sulla prevenzione. Se ospiti e parenti non sono in perfetta forma, e magri sentite qualche colpo di tosse o qualche starnuto, invitateli ad evitare di prendere in braccio il bambino e pregateli di lavarsi le mani più volte, soprattutto se si avvicinano al piccolo. Le particelle emesse con il colpo di tosse, all’interno delle quali può esserci il virus respiratorio sinciziale, possono depositarsi anche sugli oggetti. Quindi, inavvertitamente, magari si entra in contatto con un bicchiere o un piatto e poi ci si portano le mani alla bocca o agli occhi, favorendo la diffusione del nemico invisibile. In questa logica, ovviamente, c’è il rischio che anche in fratelli più grandicelli diventino possibili “agenti” che facilitano il passaggio del virus. Se hanno sintomi respiratori, teneteli lontani dal neonato.

Come si previene l’infezione da RSV

Negli ultimi tempi, si stanno sviluppando soluzioni specifiche sempre più efficaci per la prevenzione dell’infezione da RSV. Non si parla solamente di vaccini, che appaiono per il prossimo futuro interessanti per proteggere i piccoli, le donne in gravidanza e gli anziani, ma anche di anticorpi monoclonali specifici che possano in qualche modo ridurre il rischio nei neonati. In questo senso opera Nirsevimab, che si lega a una proteina chiamata “proteina F” sulla superficie del RSV.

Quando il principio attivo è legato a questa proteina, il virus non riesce a penetrare nelle cellule dell’organismo, in particolare in quelle dei polmoni, contribuendo a prevenire l’infezione. Nirsevimab (destinato come detto a neonati e lattanti quando sono a maggior rischio di infezione) si aggiunge al già disponibile Pavilizumab. Sul fronte dei vaccini per la prevenzione delle complicanze respiratorie dell’infezione da RSV sono in arrivo preparati destinati ai neonati, alle donne in gravidanza per iniziare il percorso di protezione e agli anziani. Esistono poi vaccini specifici che hanno avuto il via libera in Europa per la protezione degli over-60 nei confronti della malattia del tratto respiratorio inferiore causata dal virus respiratorio sinciziale.

Come funzionano gli anticorpi monoclonali per l’infezione da Virus Sinciziale nei bambini

Esistono da tempo anticorpi monoclonali specifici impiegati nella prevenzione delle malattie da VRS in popolazioni pediatriche ad alto rischio, ma è stato difficile utilizzarli su grandi numeri perché vanno somministrati ripetutamente e possono anche avere un costo elevato.

Per fortuna, si sono trovate alternative con la stessa filosofia d’approccio, ovvero nuovi anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione che hanno dimostrato ottimi risultati negli studi clinici sia in termini di sicurezza che di efficacia. Quali sono i vantaggi per questi farmaci intelligenti? Possono essere somministrati una volta sola e proteggere per cinque mesi, il periodo sovrapponibile all’intera durata della stagione invernale. L’utilizzo di anticorpi monoclonali preventivi sui bambini contro il virus sinciziale, secondo gli esperti, potrebbe ridurre il numero di infezioni del 46%.

L’immunizzazione avverrà nel primo anno di vita, ovvero quando i piccoli sono più a rischio. Proprio per questo il classico Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale potrebbe nel tempo divenire un Piano Nazionale di Immunizzazione, perché sarà necessario includere gli anticorpi monoclonali contro VRS come misura di prevenzione universale.

Insomma: oltre ad un anticorpo monoclonale, chiamato Palivizumab, in grado di prevenire le forme più gravi di malattia del tratto respiratorio inferiore, le cui indicazioni cliniche sono, però, limitate ad una esigua quota di soggetti in età pediatrica si attende la disponibilità di un nuovo anticorpo monoclonale, Nirsevimab. Con questo anticorpo si potrebbe proteggere in via preventiva tutti i neonati da un virus che, negli ultimi tempi, ha mostrato un’importante recrudescenza.

Secondo Paolo Bonanni, Coordinatore scientifico del Board ‘Calendario per la Vita’ “con la disponibilità del farmaco appare possibile una strategia di prevenzione universale delle malattie da VRS, che andrebbe inquadrata in termini regolatori ed organizzativi alla stregua di un programma vaccinale che interessi l’intera coorte di nuovi nati. Per proteggere quest’ultima, si dovrebbe pensare ad organizzare la somministrazione universale di tale anticorpo direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal reparto di maternità, per tutti i bambini nati nel periodo epidemico ottobre-marzo. I nati nel periodo aprile-settembre, dovrebbero invece essere immunizzati passivamente ad ottobre dell’anno di nascita, a cura dei servizi territoriali e del proprio pediatra di libera scelta”.

Le raccomandazioni per vaccinare adulti e anziani

Il Board per il Calendario della vita ricorda come il virus RSV, noto come causa di bronchioliti nei bambini piccoli, sia anche molto rilevante per la salute degli anziani e degli adulti con malattie croniche, in cui determina spesso complicanze importanti quali polmoniti e bronchiti, ospedalizzazioni e morti.

Si ricorda come nell’inverno d2022-2023 in Italia l’RSV abbia rappresentato nella popolazione ultrasessantacinquenne oltre il 21% delle sindromi respiratorie acute, contro il 38% del virus dell’influenza, il 21% di SARS-COV2 ed il 20% di tutti gli altri virus respiratori (dati RespiVirNet). “I nuovi vaccini hanno dimostrato elevata efficacia contro le malattia da RSV, oltre l’80% nella prima stagione invernale, dopo la vaccinazione, sono sicuri, e proteggono anche nella seconda stagione fredda successiva alla singola dose – segnala Paolo Bonanni, Coordinatore scientifico del Board del Calendario per la Vita – Sulla base delle evidenze scientifiche, che abbiamo riportato nel nostro documento, raccomandiamo, dalla prossima stagione autunnale, l’utilizzo dei nuovi vaccini RSV nella popolazione dai 75 anni in su e negli ultra-sessantenni affetti da malattie croniche, che rendono l’infezione ancora più pericolosa per la salute”.

Come si cura l’infezione da Virus Sinciziale nei bambini

Deve essere il pediatra ad indicare come comportarsi. Occorre però ricordare sempre che il compito dei genitori è soprattutto il controllo dei sintomi, sapendo che non ci sono cure mirate per il virus. Occorre cercare di mantenere pulite le vie respiratorie, ad esempio con lavaggi nasali o con aerosol, e fare in modo che si nutra. In questo senso, per il periodo dell’infezione, può essere utile ricorrere ad un numero maggiore di pasti, aumentando la frequenza ed offrendo quantità limitate di cibo e liquidi. Ciò che conta, in ogni caso, è controllare bene la situazione e la vitalità del piccolo.

Innanzitutto guardate se il respiro si fa veloce, quasi affannoso. Poi valutate se il piccolo appare meno vivace e tende ad essere poco sveglio oltre che valutare se mangia e beve, con particolare attenzione a questo aspetto. Il pediatra può darvi tutte le informazioni necessarie per monitorare l’infezione, oltre ad indicarvi le terapie che possono essere utili ed eventualmente indicarvi se è necessario il ricovero.

Ultimo, importante consiglio: non somministrate antibiotici, magari perché qualcosa è rimasto a casa. Non servono a nulla contro i virus. queste regole valgono anche per gli adulti/anziani anche se ovviamente il riferimento, a meno che il quadro non sia particolarmente complesso e richiede l’intervento di uno specialista specifico o il ricovero, deve essere il medico di medicina generale che potrà indirizzare verso la scelta assistenziale ottimale.

Quali bambini vanno seguiti con maggior attenzione in caso di VRS

Secondo quanto riportano gli esperti della Società Italiana di Pediatria “i bambini più a rischio di una bronchiolite grave sono i lattanti nati prematuri (nati prima delle 35 settimane di gravidanza), con cardiopatie congenite, malattie polmonari croniche, malattie neuromuscolari e condizioni di immunodepressione”.

Va anche ricordato che il quadro può comportare anche un maggior rischio di sviluppare asma per il futuro. Infatti Il 30-40% di bambini che hanno avuto una bronchiolite, in particolare se hanno necessitato di ricovero, possono presentare episodi ricorrenti di broncospasmo fino all’età scolare e in certi casi vi può essere un’evoluzione verso l’asma. Per questo è importante monitorare la situazione e ricordare di fare una spirometria (in pratica un esame indolore che consente di misurare la funzionalità respiratoria) con l’inizio della scuola.

Fonti bibliografiche

Cos’è il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS)?, America Thoracic Society

Respiratory Syncytial Virus Infection (RSV), Centers for Disease Control and Prevention

Virus respiratorio sinciziale e bronchiolite, tutto quello che i genitori devono sapere, Società Italiana di Pediatria

B.L. Tesini, Infezione da virus respiratorio sinciziale (VRS) e infezione da metapneumovirus umano, Manuale MSD

Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), Ospedale Pediatrico Bambin Gesù