Utero retroverso: cos’è, cause e conseguenze

Con il supporto dell’esperta, scopriamo che cos’è l’utero retroverso e se può causare conseguenze sulla fertilità e sulla sessualità della donna

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Una visita ginecologica può darci tantissime informazioni sullo stato di salute dell’apparato genitale femminile. Grazie infatti agli strumenti a disposizione, il ginecologo può valutare in modo approfondito la presenza o meno di infezioni, o ancora, di patologie benigne o maligne a carico dell’utero, delle ovaie e di altre strutture dell’apparato genitale.

Può anche capitare che durante la visita, lo specialista ci comunichi la presenza di utero retroverso. Come suggerisce il nome stesso, si tratta di un’anomalia dell’utero a livello di posizione, che però non comporta problematiche rilevanti per quanto riguarda la fertilità e la sessualità, due aspetti che sappiamo bene essere molto importanti nella vita di una donna.

Nonostante ciò, sentirsi dire di avere l’“utero retroverso” potrebbe spaventare e mettere in allarme la paziente; in realtà, la sua presenza non comporta disturbi specifici, a parte un po’ di fastidio durante i rapporti sessuali e solo in alcune posizioni.

Quando ci si sente dire di avere l’utero retroverso è normale essere inizialmente preoccupate e porsi diverse domande, tra cui: che cos’è? Cosa comporta? Ci possono essere conseguenze sulla fertilità e sulla sessualità? Per fugare ogni dubbio e sfatare alcuni miti, ne parliamo con la Dottoressa Monica Calcagni, Specialista in Ostetricia e Ginecologia.

Che cos’è l’utero retroverso

«È una variazione di posizione del viscere uterino che, invece di poggiare in avanti sulla vescica, poggia indietro sul retto. Può essere congenito e quindi presente dalla nascita o acquisito in conseguenza di miomi, aderenze, endometriosi, parti o aborti» spiega la dottoressa.

L’utero è un organo a forma di pera e svolge un ruolo chiave nella salute riproduttiva. Nello specifico:

  • è il luogo in cui si impianta l’ovulo fecondato dallo spermatozoo durante il concepimento ed è anche quello che ospiterà il tuo bambino durante la gravidanza;
  • subisce alcuni cambiamenti durante il ciclo mestruale. Il rivestimento (endometrio) si fa più spesso quando si sta avvicinando l’ovulazione e se non avviene la fecondazione la cellula uovo e la superficie dell’endometrio vengono espulsi tramite il flusso mestruale;
  • durante la gravidanza si allunga per supportare la crescita del feto e al momento del parto e del travaglio si contrae per facilitare l’uscita del bambino dalla vagina. Nelle settimane successive al parto l’utero torna alle dimensioni precedenti la gestazione.

Normalmente, l’utero è ubicato al centro delle pelvi, più precisamente si trova davanti al retto e dietro la vescica ed è inclinato verso l’addome. Questo consente all’utero di seguire la naturale curvatura del bacino: in questo caso l’utero ha una posizione antiflessa ed antiversa. Il posizionamento è tale nella maggior parte delle donne, ma in circa il 25% (delle donne) l’utero è retroverso, ovvero presenta una posizione opposta a quella “classica” ed è inclinato all’indietro piuttosto che in avanti. Per avere un’idea dettagliata dell’utero retroverso, immagina l’utero con la forma di una U, lì dove la parte curva della U è rivolta verso la parte bassa della schiena; l’apertura della U è la cervice e in caso di utero retroverso, la cervice è rivolta verso la pancia.

Un’altra tipologia di utero a livello di posizione è l’utero retroflesso, ovvero ha un’inclinazione protesa verso il retto. In genere, l’irregolarità a livello di forma dell’utero non procura sintomi dolorosi e fastidiosi, motivo per cui la paziente se ne rende conto durante una visita specialistica.

Quali sono le cause dell’utero retroverso

Come anticipato, l’utero retroverso potrebbe essere presente fin dal momento della nascita, ma in altri casi potrebbe svilupparsi più tardi, ad esempio nel corso degli anni e seguire i cambiamenti fisiologici del corpo femminile. Tra le possibili cause di utero retroverso rientrano:

  • essere sottopeso;
  • la presenza della malattia infiammatoria pelvica. Quest’ultima infatti può portare alla formazione di aderenze/cicatrici che a loro volta, causano la variazione della posizione dell’utero;
  • presenza di cicatrici o aderenze derivanti da precedenti interventi chirurgici, compreso il parto cesareo. Nel dettaglio, l’aderenza è una fascia di tessuto cicatriziale che unisce due superfici anatomiche che normalmente sono separate;
  • l’endometriosi. È una patologia che riguarda l’endometrio, dunque il rivestimento della cavità uterina che in questo caso, è presente all’esterno dell’utero. Può presentare dolore e sintomi cronici e persistenti;
  • fibromi uterini, che potrebbero modificare la forma e la posizione dell’utero;
  • In questa fase, è normale assistere a un indebolimento dei muscoli pelvici per via della diminuzione degli estrogeni. In questo caso, potrebbe accadere che l’utero non sia ben sostenuto, e per questo potrebbe verificarsi una retroversione dello stesso;
  • Anche in questo caso, l’allungamento dei muscoli e dei legamenti del pavimento pelvico provocati dal parto, potrebbe favorire la retroversione dell’utero.

Quali sono i sintomi dell’utero retroverso

«Nella maggior parte dei casi, l’utero retroverso è asintomatico e si ha modo di rendersene conto durante la visita e/o l’ecografia ginecologica», continua la dottoressa Calcagni.

In alcuni casi però, l’utero retroverso può dare segnali della sua presenza quali:

Ci sono conseguenze sulla fertilità?

«Non c’è nessun problema riguardo la fertilità: l’incidenza di parti e aborti è la stessa nelle donne con utero anteverso o retroverso. In generale, durante il primo trimestre di gravidanza l’utero retroverso, crescendo, diventa anteverso e torna alla sua posizione originaria dopo il parto», specifica la dottoressa.

Quali sono gli effetti sulla sessualità?

«Le donne con utero retroverso non hanno nessun problema ad avere rapporti sessuali ma, alcune di loro, possono avvertire un senso di pesantezza al basso ventre durante o dopo i rapporti intimi. Questo fastidio si può presentare anche durante le mestruazioni», conclude l’esperta.

Se senti dolore durante i rapporti sessuali per via dell’utero retroverso, prova a cambiare posizione e a parlarne con il tuo partner per vivere serenamente questo momento di grande intimità.

Diagnosi dell’utero retroverso

Poiché nella maggior parte dei casi l’utero retroverso non dà sintomi significativi, le donne con questa anomalia di posizione scoprono di averlo durante una normale visita ginecologica. Una diagnosi accurata di utero retroverso diventa però fondamentale quando la paziente avverte dolore lombare, ha difficoltà nell’inserire gli assorbenti interni o accusa dolore durante i rapporti sessuali. Per la conferma di utero retroverso, di solito si eseguono diversi esami e test tra cui:

  • l’esame pelvico, in cui il medico valuta la posizione e la forma dell’utero manualmente;
  • l’ecografia. Un esame diagnostico utile a confermare o meno la presenza di utero retroverso ed escludere la presenza di altre condizioni che possono causare sintomi simili a quelli dell’utero retroverso, tra cui cisti ovariche e fibromi uterini. È possibile eseguire, in base ai casi, un’ecografia transaddominale (tramite l’addome) o transvaginale (tramite la vagina).

In alcuni casi, ad esempio per identificare la presenza di endometriosi o di aderenze, il medico potrebbe richiedere di eseguire una risonanza magnetica che rilascia immagini dettagliate dei tessuti interni del corpo.

Conoscere la posizione del proprio utero e comprendere se ci sono patologie correlate che lo hanno provocato, aiuta la paziente a gestire meglio eventuali sintomi correlati alla sua presenza.

Utero retroverso e gravidanza

Un’altra domanda che spesso si pongono le pazienti con utero retroverso, è se questa anomalia dell’utero a livello di posizione può causare complicazioni per quanto concerne il concepimento e nel corso di una gravidanza. La risposta è che non ci sono conseguenze né a livello di fertilità, ma neanche durante la gravidanza, che invece procede in modo consueto. Difatti, dopo il primo trimestre, l’utero in espansione assume la tipica posizione inclinata in avanti.

L’utero retroverso non favorisce neppure l’aborto spontaneo, il quale se dovesse verificarsi, è causato da un’altra condizione o da un altro fattore. Ciò che però potrebbe rendere più difficile il concepimento sono le condizioni che potrebbero causare, seppur in alcuni casi, l’utero retroverso, come i fibromi uterini e l’endometriosi.

Ci sono trattamenti per l’utero retroverso?

Poiché non si tratta di una patologia, l’utero retroverso non necessita di trattamenti. Se invece, la paziente presenta altre condizioni, come l’endometriosi o i fibromi uterini, il ginecologo suggerirà una strategia terapeutica adeguata.

Quando contattare il medico

Se durante i rapporti sessuali o quando arrivano le mestruazioni senti molto dolore, è bene prendere appuntamento con il tuo ginecologo per valutare le possibili cause sottostanti.

Ti stai chiedendo se è possibile prevenire l’utero retroverso? La risposta è no, perché spesso è presente dalla nascita o è legato ai cambiamenti fisici della donna. Tuttavia, si possono eseguire dei controlli regolari per monitorare la salute dell’intero apparato riproduttivo e per gestire fin da subito condizioni che potrebbero favorire lo sviluppo dell’utero retroverso, dunque fibromi, aderenze, endometriosi.

In conclusione, l’utero retroverso non provoca conseguenze importanti né a livello di fertilità, né di sessualità (anzi, spesso è anche asintomatico). In caso di dubbi o in presenza di sintomi specifici, è sempre bene parlarne con il proprio ginecologo e in generale, effettuare annualmente una visita ginecologica. Lo specialista terrà infatti conto della storia clinica della paziente, della presenza o meno di patologie come l’endometriosi o dell’eventuale manifestarsi di una sintomatologia dolorosa.

Fonti bibliografiche: