Sindrome di Charles Bonnet: cos’è, sintomi e cure

Rara e altamente debilitante, la sindrome di Charles Bonnet causa delle allucinazioni e può colpire le persone che hanno problemi di vista

La sindrome di Bonnet è una malattia molto rara che causa allucinazioni ed è legata ad un deficit della vista.

La patologia venne descritta per la prima volta nel 1769 da Charles Bonnet, biologo e filosofo svizzero, che studiò le allucinazioni del padre ultranovantenne. Si tratta di una malattia molto complessa che colpisce soprattutto gli anziani con problemi di vista, ma che non presentano disturbi mentali, per questo spesso scelgono consapevolmente di non raccontare le allucinazioni che sperimentano.

Nonostante sia più frequenta nelle persone anziane, la sindrome può colpire persone di ogni età che presentano una disabilità visiva del 60% dovuta a malattie oculari oppure patologie che influiscono sulla vista, come un infarto, diabete o tumori. Il sintomo più importante della malattia sono le allucinazioni complesse, provocate dal peggioramento della visione.

Quali sono le cause della sindrome di Bonnet? Ancora oggi la malattia rappresenta un’incognita per gli esperti, anche se sembra che la sua manifestazione sia legata ad una degenerazione della macula o da anomalie nella corteccia occipitale.

In questi casi i messaggi che vengono trasmessi dalla retina alla corteccia visiva si bloccano, di conseguenza il cervello si attiva, creando delle allucinazioni. Si tratta di immagini vivide, che a volte sono innocue, ma altre possono risultare terrificanti. Chi ha sperimentato questa patologia afferma di vedere delle persone che si muovono avanti e indietro, come dei fantasmi, ma spesso le visioni sono ancora più articolate e gravi, così tanto da impedire una vita normale.

Con il tempo chi è affetto dalla sindrome di Charles Bonnet non riesce più a distinguere la realtà dalle allucinazioni, vivendo in un continuo stato di angoscia e ansia, che spesso spinge al suicidio. La sindrome ad oggi non è ancora molto conosciuta, soprattutto perché le prime ricerche sul tema sono iniziate alla fine degli anni Novanta. Non esiste una cura e ciò che rende la patologia ancora più debilitante è il fatto che spesso viene confusa con un problema psichiatrico, sottoponendo la persona a terapie farmacologiche che si rivelano molto dannose.