Pitiriasi Rosea (di Gibert): cause, diagnosi e cure

La pitiriasi rosea è una dermatite temporanea caratterizzata da eruzioni cutanee a forma di medaglione che iniziano con una singola chiazza primaria seguita da numerose macchie più piccole, spesso causando prurito e durando diverse settimane o mesi

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Antonina Distefano

Medico Chirurgo

Medico chirurgo abilitato presso l'Università degli Studi di Catania, è specializzata in Cure Palliative e Terapia del dolore.

Pubblicato: 10 Giugno 2024 12:02

La pitiriasi rosea di Gibert è una dermatosi benigna, ad esordio acuto prevalentemente nei bambini o in giovani adulti di età compresa tra i 10 e i 35 anni. Fu descritta per la prima volta dal francese Camille-Melchior Gibert nel 1860. Si caratterizza per la comparsa improvvisa di una chiazza rossastra e squamosa principale, di forma ovale chiamata “chiazza madre” o “medaglione di Gibert”, a cui segue dopo pochi giorni la comparsa di altre macchie simili sebbene più piccole.

Il termine “pitiriasi” ha origine greca: letteralmente, il significato rimanda a “crusca”, metafora che trae origine dalla tipica desquamazione della chiazza madre.

Guarisce spontaneamente entro 40-60 giorni dall’esordio senza alcun trattamento, ma non si può prevenire e a volte può anche ripresentarsi seppure a distanza di molti anni ma in forma lieve. Generalmente la malattia non provoca disturbi se non prurito in rari casi, per cui le uniche forme di trattamento previste hanno lo scopo di alleviare questo sintomo.

Incidenza della pitiriasi rosea

La pitiriasi rosea di Gibert colpisce soprattutto i giovani di età compresa tra i 10 e i 35 anni. Nei lattanti e negli infanti tende a presentarsi in una forma più aggressiva e ad essere associata ad orticaria.

La probabilità d’insorgenza della Pitiriasi Rosea nelle donne in gravidanza è lievemente più alta rispetto alle altre donne; poiché alcuni sintomi sono comuni alla sifilide, è necessario effettuare degli esami specifici per escluderla.

Sebbene non sia ancora noto il motivo, l’insorgenza di questa malattia si verifica perlopiù nei mesi primaverili ed autunnali. Non ha predilezione di sesso e le forme recidive della pitiriasi rosea sono poco frequenti.

Cause della pitiriasi rosea

L’eziologia ad oggi è sconosciuta. Si ritiene che la pitiriasi rosea insorga a seguito di una infezione virale, nello specifico provocata da ceppi di herpes virus (ceppi 6 e 7, responsabili della sesta malattia durante l’infanzia).

L’esposizione prolungata ad alcuni agenti chimici o polveri, responsabili di maggiore secchezza della cute, potrebbe inoltre avere un ruolo significativo.

La malattia comunque non è considerata contagiosa (sono stati identificati pochissimi casi nello stesso nucleo familiare) ed è quindi possibile condurre una vita normale senza autoisolamento.

Segni e sintomi della pitiriasi rosea

La pitiriasi rosea si manifesta con la comparsa sul tronco di una singola macchia rossastra e squamosa, leggermente in rilievo, chiamata “chiazza madre”, che può arrivare ad estendersi fino a 10 cm di diametro. Generalmente non vi sono sintomi prodromici, ma se presenti i più comuni sono disturbi aspecifici come mal di testa, affaticamento, febbre e dolori articolari.

Dopo pochi giorni fino a 2 settimane successive alla comparsa della chiazza madre, si sviluppa nel paziente un’eruzione diffusa che può continuare a diffondersi nelle successive 2 – 6 settimane. Le macchie che compaiono sono più piccole e squamose (di 0.5 – 1.5 cm di diametro) e si dispongono a raggiera in modo simmetrico di solito su petto, schiena, pancia, collo, cuoio capelluto e parte superiore degli arti. Il viso non è generalmente interessato. 

I bambini hanno inoltre più comunemente una forma inversa di pitiriasi rosea, ossia lesioni localizzate su ascelle ed inguine a diffusione centrifuga. Tranne in alcuni casi in cui può dare prurito (soprattutto nei bambini che soffrono di dermatite atopica), la malattia generalmente non causa disturbi particolarmente gravi

Nei soggetti con carnagione scura, dopo la risoluzione è possibile che compaiano macchie ipocromiche (macchie bianche o chiare) o ipercromiche (chiazze scure) ma nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo. La zona più soggetta alla pitiriasi rosea di Gibert, come già detto, è il tronco, con meno frequenza si presenta sulle braccia e sul cuoio capelluto. In rari casi è possibile compaia su gambe, genitali e viso.

Diagnosi

Per la diagnosi, per lo specialista dermatologo spesso è sufficiente il semplice esame obiettivo. Nei casi dubbi, in cui cioè sia necessario fare diagnosi differenziale con altre condizioni simili (micosi cutanee, esantemi virali, psoriasi guttata, malattia di Lyme, eruzioni cutanee da farmaci, Pityriasis versicolor, ecc..) potrebbero essere necessari ulteriori accertamenti. Tra questi, esami sierologici (per escludere la sifilide nei casi in cui le lesioni interessino palmi delle mani e piante dei piedi), microscopici (per escludere micosi) o istologici, sebbene la biopsia cutanea sia raramente effettuata.

Classificazione

Vi sono delle forme atipiche di pitiriasi rosea che ne rendono complessa la diagnosi; tra queste:

  • Pitiriasi Rosea gigante: forma di dermatosi che colpisce il cuoio capelluto, i genitali, la mucosa orale e le unghie.
  • Pitiriasi Rosea invertita o inversa: tipica delle persone con pelle scura-olivastra con macule che si diffondono in aree anatomiche insolite quali, ad esempio, arti inferiori, superiori e volto.
  • Pitiriasi Rosea circinata e marginata di Vidal: le macchie hanno dimensioni più ampie e questa forma può durare anche mesi.
  • Pitiriasi Rosea vescicolare: più frequente tra i soggetti di pelle nera.
  • Pitiriasi Rosea urticata: forma di pitiriasi accompagnata anche da orticaria.

Interventi e terapie sulla pitiriasi rosea

Per la pitiriasi rosea di Gibert non è necessario alcun trattamento specifico, in quanto i sintomi di solito si risolvono spontaneamente in 5 settimane e le recidive sono rare. L’esposizione alla luce solare sembra poter accelerare la guarigione, ma se la pelle risulta particolarmente sensibile è meglio evitare.

Alcuni studi suggeriscono che l’acyclovir possa essere utile nei pazienti con malattia a esordio precoce e diffusa o con sintomi simil-influenzali, col fine di ridurne la durata o la gravità.

Nei casi di prurito intenso è raccomandato l’uso di farmaci antistaminici per via orale o la applicazione topica di pomate a base di cortisone, mentre è sconsigliato la somministrazione di cortisonici per via sistemica. Specialmente nei bambini, o negli adulti che presentino una desquamazione eccessiva, può essere utile applicare talchi o creme emollienti a base di mentolo.

Ci sono poi delle precauzioni generali da seguire: detergere delicatamente l’area colpita con un sapone neutro e mantenere la pelle idratata utilizzando una crema emolliente
Da evitare, invece, i disinfettanti aggressivi, gli indumenti sintetici e di colori scuri come il blu e il nero. Meglio preferire capi di cotone e altri filati naturali, di colore chiaro.

Fonti bibliografiche: