Virus dell’Herpes, la scienza spiega come si risvegliano e ci attaccano

Trovato l'interruttore che riaccende il virus dell'Herpes. Come funziona il meccanismo, quali sono i tipi più comuni e come difendersi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Chi soffre di Herpes labialis lo sa bene. Il virus se ne sta tranquillo all’interno dell’organismo, poi, magari quando siamo più stanchi, stressati, dopo una grande fatica fisica o in concomitanza con il ciclo mestruale, si “riaccende”. A quel punto risale lungo i filamenti nervosi e arriva fino alle labbra, dove si formano gonfiore, infiammazione, prurito e infine pustole. Qualcosa di simile probabilmente accade per tutti i virus della famiglia ed ora la scienza è arrivata a carpire uno dei segreti che portano alla riaccensione dell’infezione.

La chiave sarebbe da ricercare nel fatto che questi ceppi virali sono in grado di impiegare per i propri scopi i microRNA, piccole molecole di RNA che consentono loro di influire sulle cellule ospiti e quindi “ripartire”. A segnalare questo meccanismo, che potrebbe rivelarsi utile anche per lo studio di nuove cure, è una ricerca degli esperti della Julius-Maximilians-Universität di Würzburg, pubblicata su Nature. Lo studio ha spiegato il “risveglio” di uno specifico virus umano, l’Herpesvirus 6, che potrebbe influire sul benessere del cuore e sulla genesi di malattie autoimmuni.

Il microRNA sotto osservazione

Immaginate un grande impianto elettrico. Da qualche parte, se vogliamo spegnerlo o attivarlo, dobbiamo trovare l’interruttore centrale. Ebbene, gli studiosi tedeschi hanno proprio identificato, per l’Herpesvirus 6, questa sorta di “sistema di controllo. A far riaccendere il virus che dorme sarebbe un suo microRNA, chiamato miR-aU14. Quando si attiva in qualche molto va ad interferire con la produzione regolare di specifici tratti di RNA della cellula umana, portando a diverse conseguenze: da un lato, agendo sulle centrali energetiche della cellula cioè i mitocondri, altera questo sistema che è anche utile nella difesa dalle infezioni.

Dall’altro, va a ridurre la produzione di specifici tipi di interferone, composto che segnala al sistema difensivo dell’organismo che qualcosa non funziona ed attiva una reazione. Se questo interferone è carente, quindi, il virus trova campo più libero e può riattivarsi con più facilità. Siamo solo all’inizio, ovviamente. Ma questa ricerca apre la strada ad ulteriori studi sulla specifica biologia dei virus Herpes oltre che a far pensare ad una terapia specifica per limitare i rischi.

Ricerca utile per gli Herpesvirus più comuni

Ad oggi non si sa ancora con precisione come mai il virus dell’Herpes simplex, quello che provoca la classica “febbre sulle labbra” si “riaccenda” in particolari momenti. Va detto però che il numero e la frequenza delle recidive sono il risultato di un delicato equilibrio tra la tendenza del virus a riattivarsi periodicamente e le difese dell’organismo che gli impediscono di svilupparsi. Quando queste non riescono a controllare il virus, arrivano le prima le classiche, antiestetiche vesciche, cui si accompagnano dolori e debolezza. Poi le lesioni si trasformano in crosticine, fin quando l’attacco del virus scompare.

Ovviamente, non in tutte le persone si assiste a questa trafila. A fronte di quasi otto persone su dieci che ospitano il virus nel loro corpo, solo in un venti per cento di casi l’infezione si riaccende con frequenza. Dopo la guarigione dall’infezione primaria, che a volte non crea alcun disturbo, il virus rimane infatti per tutta la vita allo stato latente nell’organismo ed è pronto per provocare nuovi attacchi.

Sul fronte delle cure, la cosa fondamentale è conoscersi: se si sa cosa può scatenare gli attacchi si può tentare di evitarlo, e soprattutto si possono assumere all’inizio dei primi piccoli fastidi come il prurito creme e pomate che contengono antivirali, per frenare l’avanzata del nemico. L’effetto di questi farmaci, che possono essere acquistati senza ricetta medica, tende infatti a ridursi quando l’infezione ha già dato chiari segni della sua presenza.

Se l’Herpes labialis, meno problematico da gestire è molto diffuso, il discorso cambia se si parla di Herpes zoster, “cugino” del primo. L’infezione, legata alla riaccensione del virus che provoca la varicella, colpisce soprattutto gli anziani e chi presenta specifiche patologie che vanno ad interferire con l’attività del sistema immunitario. In questi casi si può manifestare infatti il “fuoco di Sant’Antonio” termine che nasce dalla sensazione di bruciore con il quale è percepito il dolore che caratterizza la malattia. Purtroppo questa situazione non si esaurisce sempre con la fase acuta e una persona su cinque circa è colpita dalla sua più comune complicanza, la nevralgia post-erpetica, dolore neuropatico che interessa le terminazioni nervose colpite dalla riattivazione del virus e che dura mediamente da uno a tre mesi o, nei casi più gravi, può perdurare anche anni.