Menopausa, quando andrò? La risposta da un test

Un test che si basa sul prelievo del sangue riesce a indicare quando si andrà in menopausa in maniera attendibile anche se non infallibile

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Quando andrò in menopausa? Un test sul sangue potrebbe dare una risposta affidabile, seppur necessariamente non completa, alla domanda di tante donne che si avvicinano a questa tappa della vita, stando a quanto apparso su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.

Il test si chiama MenoCheck. Al momento non è disponibile in Italia. E non è infallibile. Ma promette di diventare uno strumento di grande utilità per le donne che, passati da un po’ i quarant’anni, vogliono conoscere quando la loro vita riproduttiva sarà definitivamente terminata per il naturale calo ormonale che si accompagna alla menopausa.

Uno studio ne prova l’efficacia

L’esame, che come si è detto si basa su un semplice prelievo di sangue, è stato valutato dai ricercatori dell’Università del Colorado in collaborazione con studiosi del Massachusetts General Hospital di Boston, mette sotto osservazione  un particolare parametro, l’ormone anti-mulleriano. E promette di svelare quante possibilità ci sono di entrare in menopausa nei due anni successivi all’esecuzione, proprio partendo da questa valutazione.

Sono state studiate oltre 1500 donne tra i 42 e i 63 anni: l’analisi ha permesso di scoprire che chi aveva superato la soglia dei 47 anni aveva in almeno due terzi dei casi la probabilità di andare in menopausa nell’anno seguente e addirittura più dell’80 per cento di possibilità di andare incontro all’ultima mestruazione entro dodici mesi dal test.

Come si può vedere, non si tratta di un esame infallibile. Ma questo controllo rappresenta comunque un passo avanti nella possibilità di identificare la data del periodo che contraddistingue le età della donna e quindi di mettere in atto, assieme al ginecologo, le diverse opportunità di approccio alla questione. Un esempio per tutti: si sa che in menopausa le ossa tendono a farsi progressivamente meno robuste e può comparire osteoporosi. Conoscere in anticipo con buona approssimazione quale sarà l’evoluzione dell’organismo nei mesi seguenti può essere utile per studiare al meglio la situazione e porre in atto le contromisure necessarie.

La menopausa non è un “attimo”

Anche se siamo abituati a pensare alla menopausa come un “momento”, con un prima e con un dopo, sarebbe più corretto parlare di periodo. E ci sono termini che ben definiscono la situazione.

Con la parola peri-menopausa, ad esempio, si indicano i primi segni dell’approssimarsi della menopausa che si manifestano spesso anni prima dell’ultima mestruazione. Può durare sei o più anni e termina un anno dopo l’ultima mestruazione.

La pre-menopausa è invece la fase che precede la menopausa vera e propria e indica la fase della peri-menopausa che copre i due anni che precedono il termine definitivo delle mestruazioni. In questa fase i livelli di estrogeni calano in modo progressivo fino ad arrivare all’assenza di ovulazione.

La pre-menopausa varia da donna a donna, dura in genere tra i 3 e 5 anni ed è caratterizzata dalla progressiva riduzione della capacità dell’ovaio di produrre gli ormoni femminili, primi tra tutti gli estrogeni: la donna cessa di essere fertile e inizia ad avere alterazioni del ritmo mestruale.

Infine esiste una post-menopausa: è  il periodo che inizia a partire dall’ultima mestruazione, con ulteriore calo di estrogeni. È in questa fase che può prendere il via l’osteoporosi, quasi una donna su due ha disturbi del sonno e la pelle diventa sempre meno elastica per carenza di collagene.

La post-menopausa è caratterizzata dalla carenza stabile di ormoni estrogeni e da una precisa sintomatologia, che può già iniziare nella premenopausa, con vampate di calore, sudorazione, irritabilità, ansia, nervosismo, insonnia, calo del desiderio sessuale, secchezza vaginale, cistiti ricorrenti, dolori alle ossa e alle articolazioni, stanchezza, fatica. Proprio il calo degli estrogeni, comunque, è nemico numero uno della salute femminile.

Col tempo può aumentare il rischio cardiovascolare e metabolico e quindi può predisporre la donna, a distanza di diversi anni, al rischio di ictus e infarto. La carenza di estrogeni poi condiziona la perdita di massa ossea, con insorgenza di osteoporosi e conseguenti fratture.

In ogni caso la menopausa viene identificata con l’ultima mestruazione della donna e rappresenta lo spartiacque tra la pre e la post-menopausa. La pre-menopausa varia da donna a donna, dura in genere tra i 3 e 5 anni ed è caratterizzata dalla progressiva riduzione della capacità dell’ovaio di produrre gli ormoni femminili, primi tra tutti gli estrogeni: la donna cessa di essere fertile e inizia ad avere alterazioni del ritmo mestruale.