Apnee notturne, l’effetto collaterale (negativo) sulla memoria

Le apnee notturne e la conseguente carenza di ossigeno possono avere effetti negativi sulla memoria. Uno studio spiega perché

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 25 Febbraio 2025 11:40

Russate? Avete frequenti risvegli la notte? Avete la sensazione di non essere riposati la mattina e di giorno vi assale la sonnolenza, anche se magari siete rimaste sotto le coperte per otto-dieci ore? Parlatene con il medico. Potreste soffrire di sindrome delle apnee notturne.

Un potenziale problema per la salute di cuore, circolazione e cervello, oltre alla difficoltà del sonno. Perché si creano temporanee possibili carenze di ossigeno che certo non fanno bene agli organi, determinando deficit di nutrimento impercettibili ma comunque presenti. In più ora si scopre che questa condizione può influire anche sulle capacità di ricordare. Con potenziali effetti negativi, nel tempo, proprio sulla memoria.

Cosa accade nei ricordi

Volete rinforzare la memoria? Cercate di respirare bene durante il sonno. A lanciare questo slogan per chi tende a perdere qualche ricordo è una ricerca coordinata dal Christina Delano dell’Università Northwestern apparsa su PNAS, la rivista dell’Accademia delle scienze degli USA.

Stando a quanto riporta lo studio, la respirazione coordinerebbe le onde cerebrali dell’ippocampo per rafforzare la memoria durante il sonno. La ricerca per la prima volta collega i ritmi respiratori notturni a specifiche onde cerebrali dell’ippocampo, chiamate onde lente, fusi e increspature, negli esseri umani.

Mettere da parte i ricordi, quindi, non sarebbe un semplice evento casuale ma avrebbe l’origine proprio nella respirazione, visto che il consolidamento della memoria sarebbe basato sull’orchestrazione delle onde cerebrali durante il sonno, in un processo legato proprio alla respirazione.

Il dato è importante soprattutto per chi soffre di problemi respiratori come le apnee notturne. Proprio per questo meccanismo, infatti, diventa più difficile consolidare i ricordi, processo che avviene grazie alla coordinazione squisitamente sintonizzata di diverse onde cerebrali nell’ippocampo. La ricerca sulla memoria, peraltro, è solo un ultimo tassello nel mosaico di conoscenze sul tema.

Sappiamo infatti che grazie ad un buon sonno, per qualità e quantità, insomma, possiamo ottenere un vero e proprio “reset” di alcuni neuroni basilari per la memoria, consentendo quindi di immagazzinare le informazioni utili da riprendere e scartando, nell’immondizia invisibile, ciò che invece non ha significato. Quindi in chi dorme bene e per il tempo giusto (almeno le classiche sette-otto ore) anche la memoria può diventare più efficace.

A spiegare cosa accade è una ricerca condotta dagli esperti dell’Università Cornell pubblicata su Science. Lo studio, in pratica, mostra come facciamo ad apprendere ogni giorno qualcosa senza esaurire i neuroni. E spiega come in certi momenti del sonno profondo, certe parti dell’ippocampo (una sorta di “centralina” della memoria) diventano silenziose. Così i neuroni dell’area si ripristinano. Risultato: questo meccanismo potrebbe consentire al cervello di riutilizzare le stesse risorse, gli stessi neuroni, per un nuovo apprendimento il giorno dopo.

Attenzione al russamento

Anche se nell’immaginario collettivo a russare rumorosamente è soprattutto l’uomo, meglio non dimenticare che anche le donne russano. Dopo la menopausa, la percentuale femminile di russatrici è simile a quella maschile. Solo che spesso non se ne accorgono.

A confermare la sostanziale parità dei generi è una ricerca condotta in Israele, presso l’Università Ben-Gurion del Negev, pubblicata su Journal of Clinical Sleep Medicine. Lo studio, oltre a definire che anche le donne russano quanto gli uomini, ha anche rivelato un altro segreto: le donne si rendono più difficilmente conto di russare.

La ricerca israeliana ha preso in esame quasi duemila persone, che prima hanno compilato un questionario sulla loro personale sensazione di russare, poi sono sottoposte a test notturni attraverso uno strumento in grado di registrare l’intensità del suono emesso. In base a questo parametro, poi, sono stati definiti i russatori deboli, quelli moderati, quelli forti quando si arrivava intorno ai 60 decibel e quelli molto forti se si superava questa soglia.

Risultato: alla fine dei conti, uomini e donne sono rumorosi allo stesso modo, però le donne “negano” in quasi un caso su tre la loro situazione quando si pone una domanda specifica. Gli uomini, invece, sono più consci della loro condizione: solo poco meno di sette su cento si sono detti verti di non russare e la metà di loro aveva ragione.

Gli altri effetti delle apnee notturne

In genere, in una coppia, l’uomo dorme più profondamente fin dall’inizio del sonno, e quindi non tende ad accorgersi meno dell’eventuale russare della partner. Il problema diventa però ben più serio in presenza di apnee notturne Nell’uomo le apnee notturne e le carenze di ossigeno si presentano con la classica sonnolenza di giorno, mentre nelle donne è più facile che compaiano disturbi dell’umore e un forte senso di stanchezza e di affaticamento.

Come comportarsi? Prima di tutto occorre riconoscere il problema, che porta a ripetute carenze temporanee di ossigeno per l’organismo. Se chi russa “risucchia” il palato molle, infatti, questo può ostruire del tutto le strade del respiro, fino a creare la sensazione di soffocamento. E obbligando chi ne soffre a svegliarsi di colpo per respirare.

Risultato: non solo si dorme male, ma si costringono a ripetuti “debiti” di ossigeno gli organi più nobili, come il cuore o il cervello. In particolare deve fare attenzione chi soffre di pressione alta, malattie del cuore o asma. In certi casi, se il blocco della respirazione è particolarmente spiccato durante gli episodi di russamento, la notte può diventare il periodo in cui si sviluppano crisi cardiache.

Se si dorme male infatti si può modificare il sistema che tiene sotto controllo nelle fasi più profonde del sonno, il calo naturale della pressione e il rallentamento dei battiti cardiaci con l’instaurarsi di meccanismi che tendono a far alzare la pressione arteriosa e a modificare la respirazione e l’ossigenazione del sangue.

Come si fa la diagnosi e quali contromisure prendere

È fondamentale arrivare prima possibile alla diagnosi di apnee notturne, indipendentemente dal russamento. E’ indicato, se il medico lo consiglia, una un esame semplice chiamato polisonnografia. Monitora il sonno e può informare su numero e intensità delle apnee. A quel punto il medico può segnalare il rimedio più efficace per ognuno, dalla maschera a pressione negativa fino a qualche semplice regola per riposare in posizioni che non facilitino il russamento.

Anche se molti non lo sanno, dormire supini in questo senso è sicuramente controproducente, perché più facilmente la lingua può andare verso l’indietro e quindi ostruire la respirazione.  L’ideale, se si riesce, è riposare su un fianco e rimanerci tutta la notte. Tra gli strumenti che aiutano chi russa molto ci sono addirittura dispositivi che informano quando ci si sposta in una posizione non ottimale e quindi fanno “ritornare” nella posizione ideale.