I cibi più pericolosi: la black list di Coldiretti

La lista dei cibi più pericolosi che portiamo a tavola secondo Coldiretti: dai semi di sesamo fino al pollo low cost della Polonia

Coldiretti ha presentato al Forum Agroalimentare a Roma la black list dei cibi più pericolosi che portiamo sulle nostre tavole in modo inconsapevole. Negli ultimi tempi, in Italia, c’è stato quasi un allarme alimentare al giorno: sono state inviate ben 297 notifiche all’Unione Europea solo nel 2020. Molte delle notifiche inviate all’UE, tuttavia, sono dovute a causa del cibo proveniente dall’estero (si stima circa l’81%). Quali sono i cibi ritenuti più pericolosi?

Coldiretti e la black list dei cibi più pericolosi

Le nostre abitudini alimentari sono molto cambiate, e abbiamo iniziato a imbandire la tavola con prodotti alimentari provenienti dall’estero. Ne sono un caso i famosi semi di sesamo dell’India, spesso sfruttati come aggiunta nelle insalate salutiste. Nel podio dei prodotti alimentari più pericolosi, tuttavia, troviamo anche il pollo low cost proveniente dalla Polonia, così come i pistacchi turchi e le arachidi da Usa e Argentina.

Secondo l’analisi di Coldiretti, tra i Paesi da cui provengono spesso degli alimenti contaminati si trovano l’India in testa e successivamente la Turchia e la Polonia. In ogni caso, non sono esclusi Paesi europei come la Francia e l’Olanda. Si potrebbe ovviare al problema scegliendo di investire su standard sociali, sanitari e ambientali di un certo livello, per promuovere la buona salute a tavola.

“Questa emergenza non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi. I pericoli maggiori sono venuti dai semi di sesamo dell’India, molto di moda nelle insalate salutistiche, a causa della presenza di ossido di etilene”, ha sottolineato Coldiretti.

La black list e le motivazioni

L’analisi promossa dalla Coldiretti, che è stata basata su dati Istat, ha posto l’attenzione sulle quantità dei cibi provenienti dall’estero e che possono rappresentare un rischio per la salute sul lungo termine. “Occorre garantire che le importazioni di prodotti da Paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee”, ha affermato Ettore Prandini, il Presidente della Coldiretti. Un altro aspetto da non sottovalutare è che l’Unione Europea possa assicurare il principio di reciprocità per quanto concerne il rapporto commerciale.

  • Semi di sesamo provenienti dall’India a causa della presenza di ossido di etilene;
  • Carne di pollo proveniente dalla Polonia per la salmonella;
  • Frutta e verdura provenienti dalla Turchia per i pesticidi;
  • Pepe nero del Brasile per presenza di aflatossine;
  • Fichi secchi della Turchia per aflatossine;
  • Arachidi provenienti dagli Usa per aflatossine;
  • Pistacchi della Turchia per aflatossine;
  • Ostriche della Francia per Norovirus;
  • Pistacchi dell’Iran per aflatossine;
  • Arachidi provenienti dall’Argentina per aflatossine.