Non c’è crisi economica o inflazione che tenga: il settore del wedding in Italia non si arresta, e continua a crescere. Oltre ad aumentare il numero di matrimoni celebrati (sono stati 184.207 nel 2023), sono sensibilmente incrementati anche i costi medi delle cerimonie e il numero dei professionisti coinvolti nell’allestimento, con un giro d’affari per il comparto nuziale che ha raggiunto la quota record di 4 miliardi di euro. Lo conferma un importante studio del settore, che traccia un profilo non solo economico dei fiori d’arancio italiani, ma anche un identikit delle coppie prossime al sì.
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Quali sono i costi medi di un matrimonio in Italia
In un mondo in continua evoluzione, cambiano anche tendenze e consuetudini legate al matrimonio: sale l’età media degli sposi, così come il numero dei professionisti del settore a cui le coppie scelgono di affidarsi per il proprio sì. E il budget? Complice l’inflazione e il maggior numero di invitati, cresce anche quello.
Lo conferma il nuovo Rapporto sul Settore Nuziale elaborato da Matrimonio.com, portale di riferimento del settore e parte del gruppo internazionale The Knot Worldwide. Lo studio ha quantificato i costi medi per l’organizzazione nuziale in Italia: le spese sono passate da 21.090€ nel 2022 a 22.100€ nel 2023, con un incremento del 5% su base annua. Un aumento riscontrato anche nella spesa media per invitato, che nel 2023 è cresciuta del 6,84% rispetto all’anno precedente, passando da 190 a 203 euro.
Tra le voci che più di altre avrebbero contribuito all’incremento dei costi, ci sarebbero il numero di fornitori a cui gli sposi scelgono di rivolgersi per il proprio sì: in media, ogni coppia italiana sceglie 12 professionisti per il proprio matrimonio, uno in più rispetto al 2022. Un fattore fortemente influenzato dalla volontà dei coniugi di realizzare delle cerimonie estremamente personali, includendo nuovi servizi emergenti che puntano a intrattenere e sorprendere gli ospiti. Un esempio? il Wedding Content Creator e il Pet Sitter, che saranno due tra le figure più richieste dalle coppie nel 2025.
E i numeri sembrano destinati a crescere: in virtù di un’alta pianificazione finanziaria ( l’86% delle coppie dichiara di avere un ottimo controllo del budget e una conoscenza esatta delle spese che affronta) e di una maggiore autonomia economica (il 49% delle persone intervistate assicura di aver impiegato i propri risparmi per l’organizzazione delle nozze), si può affermare che anche nel 2025 il settore dei matrimoni continuerà a generare cifre milionarie, mantenendo la tendenza positiva del 2024.
Considerando inoltre il numero di matrimoni celebrati nel 2023 ed il costo medio delle nozze nel Belpaese, si può dire che il settore del wedding genera valore per approssimativamente 4 miliardi di euro annui. Aggiungendo a questa somma la spesa della luna di miele (a cui non rinuncia l’86% delle coppie italiane), i numeri subiscono un’impennata: in particolare, se si tratta di una meta nazionale, la cifra ammonta a circa 4,5 miliardi di euro; se parliamo invece di una destinazione estera (scelta da 4 coppie su 5, ovvero dal 78% degli italiani), il totale oltrepassa di poco i 5 miliardi di euro circa. Un dato importante per mettere in luce come il settore nuziale in Italia finisca sempre e inevitabilmente per avere un ragguardevole impatto sull’economia.
Matrimonio in Italia: tutti i trend numerici
Sono stati 184.207 i matrimoni celebrati in Italia nel 2023 secondo i dati dell’ultimo rapporto Istat, pubblicato lo scorso 22 novembre 2024. Un numero significativo che continua a essere superiore a quello del 2019 (in cui erano state celebrate 184.088 nozze), durante il quale molte coppie avevano rimandato le loro nozze a causa della pandemia. Ma ci sono anche altri numeri su cui riflettere: dall’ultimo rapporto si apprende infatti non solo che nel 2023 ci sono stati in Italia meno divorzi (il 3,3% in meno rispetto all’anno precedente), ma anche che il 16,1% delle unioni sono con almeno un coniuge straniero e che il 7,3% corrisponde a coppie dello stesso sesso (di queste il 56,1% costituite da uomini).
Anche le nozze, quindi, diventano scenario in cui si riflettono i cambiamenti della società, e insieme all’identikit delle coppie cambieranno inevitabilmente anche decorazioni e organizzazione del loro sì.
Qual è l’età media degli sposi italiani
Stando ai dati di Matrimonio.com, l’età media delle coppie che pronunciano il fatidico “sì, lo voglio” è in costante aumento, e si aggira adesso intorno ai 36 anni. A tal proposito, l’Italia è la nazione in cui ci si sposa più tardi: basti pensare che in Brasile l’età media è di 31 anni, negli Stati Uniti di 32 e in Paesi vicini come Francia e Spagna di 35. Attualmente, in Italia si sta vivendo un boom di matrimoni della generazione dei millennials (73%), anche se da poco si comincia a registrare un incremento significativo del numero dei matrimoni celebrati della generazione Z, che raggiungono il 25%.
A differenza di quanto si potrebbe immaginare, gli Zoomers sono più ottimisti che mai riguardo alla possibilità di convolare a nozze: l’86% conta di sposarsi in futuro, e se di questi il 58% ha in mente un’unione legale, il 28% sta prendendo in considerazione la possibilità di farlo in Chiesa. Da questo studio si apprende che per i giovani della Gen Z il matrimonio è uno dei momenti più importanti della vita, secondo solo all’acquisto di una casa.
Una netta inversione di tendenza rispetto al passato, che fa ben sperare per il futuro: insomma, le mode passano e le tendenze evolvono, ma i fiori d’arancio non conoscono crisi.
Rito religioso e cerimonia civile: cosa scelgono gli italiani
Occorre infine soffermarsi sui matrimoni con rito religioso che, in base agli ultimi dati Istat, nel 2023 hanno subito un calo consistente rispetto all’anno precedente, accentuando una tendenza già in atto da tempo. Se i giovani sembrano decisi a sposarsi, quindi, non è detto che scelgano di farlo tra le navate di una Chiesa.
Le cerimonie religiose continuano comunque a superare di gran lunga quelle civili: non a caso, infatti, secondo i dati, più di 6 coppie su 10, il 62%, non rinuncia al rito in Chiesa a differenza del restante 36% che opta per la cerimonia civile. Parlando nello specifico di matrimoni cattolici, nel 96% dei casi le coppie scelgono un rito completo con la messa, mentre soltanto un esiguo 4% opta per un rito abbreviato della durata di 20 minuti e senza eucaristia.