L’ha colpita e l’ha bruciata viva: l’omicidio di Roberta Siragusa

Pietro Morreale è stato condannato all'ergastolo: aveva colpito e tramortito Roberta, la sua fidanzata, e l'aveva bruciata viva

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ce lo ricordiamo tutte com’era l’amore a 17 anni. Era quello che toglieva il sonno e anche la fame, per fare spazio alle farfalle svolazzanti che riempivano lo stomaco di sensazioni indescrivibili. Era l’amore delle prime volte, dei sogni straordinari e delle promesse gridate al mondo intero.

Per Roberta Siragusa, invece, quell’amore ha significato la fine di tutto. Dei sogni, dei progetti e delle speranze. Della vita. Sì perché quella ragazza che si apprestava a diventare una donna è stata brutalmente uccisa, bruciata viva proprio dalla persona che gli aveva promesso amore e protezione.

La sua storia, quella di omicidio drammatico e difficile da credere, rappresenta una delle pagine più nere e drammatiche della cronaca italiana. La storia di un omicidio che, ancora una volta, ha mietuto una vittima innocente, che ancora una volta ha spezzato la vita di una donna.

Roberta Siragusa: storia di un femminicidio

Quella di Roberta è una storia che non si racconta a cuor leggero perché fa male. Fa male pensare che a ucciderla sia stato il suo fidanzato, fa male che sia rimasto lì, a guardarla bruciare viva, dopo aver dato fuoco al suo corpo tramortito.

Aveva solo 17 anni, Roberta, e chissà quanti sogni straordinari coltivava lì nella sua Caccamo, in provincia di Salerno, dove conduceva una vita tranquilla e spensierata.

La notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2021, però, è cambiato tutto. Roberta è andata incontro a un tragico destino deciso da qualcun altro. Da Pietro Morreale, il suo fidanzato.

È successo durante i giorni delle restrizioni, dei divieti di assembramento, nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria. Nonostante le raccomandazioni, e le rigide regole vigenti, i due ragazzi hanno scelto di uscire e recarsi a casa di alcuni amici. Gli stessi amici che hanno ricordato poi il litigio tra i due, uno dei tanti scatenato dalla gelosia.

Cosa è successo, dopo quella serata condivisa con gli amici, lo abbiamo appreso dopo. I genitori, preoccupati per non aver visto Roberta rientrare a casa, avevano già allertato le forze dell’ordine. Ma è stato lo stesso Pietro Morreale, 19 anni, a fornire una prima risposta, anche se diversa dalla realtà.

Alle forze dell’ordine Pietro, insieme a suo padre, aveva raccontato il giorno dopo che Roberta si era tolta la vita dandosi fuoco, indicando anche il luogo dove giaceva il suo corpo senza vita. Ma le indagini, scattate nell’immediato, hanno rivelato un’altra verità, ancora più drammatica e brutale.

Era stato il diciannovenne, infatti, a uccidere la sua fidanzata. Prima colpendola con un sasso e poi bruciandola viva. Solo allora ha gettato il cadavere nel dirupo per far perdere ogni traccia.

La condanna

Per il PM di Termini Imerese non ci mai stati sono dubbi: Roberta non è morta suicida, come gli avvocati della difesa hanno continuato a sostenere, ma è stato Pietro, in preda alla gelosia e alla paura di essere lasciato per un altro, a decidere di punire la fidanzata in maniera brutale.

Dopo averla tramortita, infatti, l’ha cosparsa di benzina e l’ha vista bruciare dalla sua auto, come dimostra un video che riprende la scena, la stessa scena in cui una ragazza di soli 17 anni è stata divorata dalle fiamme per lunghissimi e strazianti 5 minuti.

La sentenza definitiva, per il ragazzo, è arrivata nell’ottobre del 2022 dalla Corte D’assise di Palermo: Pietro Morreale è stato condannato all’ergastolo.