Mindful eating per ritrovare la forma e stare meglio. I consigli della nutrizionista

La dottoressa Francesca Noli ci spiega come funziona l'approccio mindful al cibo per mangiare con consapevolezza, dimagrire e stare meglio con se stessi

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

La mindful eating non è una dieta intesa come prescrizione restrittiva (e vissuta spesso come punitiva), ma una pratica che può aiutarci a riprendere l’abilità di ascoltare il nostro corpo, rispondere ai suoi reali bisogni, scegliere gli alimenti in modo più consapevole e ristabilire un rapporto più sano e gioioso con il cibo e con noi stessi.

L’attenzione nella scelta di alimenti con proprietà salutistiche particolari, come mirtilli, curcuma, zenzero ecc., i cosiddetti “cibi terapeutici” è cresciuta negli ultimi tempi. Per questo abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Noli, specialista in Scienza dell’Alimentazione, esperta di mindful eating, che ha elaborato in collaborazione con Zuegg il decalogo per recuperare la connessione tra salute della mente e del corpo, di spiegarci in cosa consiste questa pratica e quali vantaggi porta al benessere psico-fisico.

Che cos’è la mindful eating e come funziona?
La pratica della mindful eating più che considerare gli aspetti legati al che cosa e al quanto mangiare, si concentra sul come e perché magiare: si lavora cioè a sintonizzare corpo e mente. Possiamo pensare alla mindful eating come l’arte di ascoltare il nostro corpo. Fino ai 2-3 anni d’età, siamo portati ad autoregolarci sulla quantità e qualità delle nostre scelte alimentari. Poi, man mano che cresciamo, subiamo le pressioni sociali che per esempio ci spingono a finire tutto quello che abbiamo nel piatto, oppure a mangiare tutto quello che ci viene proposto; le pressioni ambientali considerando che abbiamo disponibilità di cibo ovunque; le pressioni emotive che spesso ci portano a mangiare sotto la spinta di stati emotivi (noia, nervosismo, ma anche rilassamento e spensieratezza). L’idea della mindful eating non è quella di giudicare severamente i nostri comportamenti, ma di prestare più attenzione ai nostri bisogni e alle sensazioni prima, durante e dopo aver mangiato.

Perché le diete non sempre funzionano?
Le diete tradizionali mirano ad inseguire un numero, spesso a qualsiasi costo. Nella mindful eating ci si concentra sul processo, la perdita di peso, se necessaria, è semplicemente una conseguenza dei nostri comportamenti. Spesso le persone oscillano tra fasi in cui ”applicano” alla perfezione alcune regole imposte, a volte anche da se stessi, per poi  “lasciarsi andare completamente” in uno stato di trascuratezza. L’approccio di chi segue una dieta è infatti quello “del tutto o nulla”. Di solito l’atteggiamento è questo: mi metto a dieta e seguo alla lettera le regole che mi hanno dato, puntando alla perfezione, facendo leva sulla forza di volontà finché riesco. Mi impongo cioè di stare a dieta, finché ho buona volontà, finché non salta tutto e rischio di scivolare nella situazione opposta, quella che io chiamo dell’anarchico, che mangia quando vuole e quello che vuole senza prestare attenzione. Entrambi gli atteggiamenti creano problemi nel lungo e medio periodo. Chi segue regole troppo rigide, a volte anche senza senso, sia per quel che riguarda il cibo che per l’attività fisica, vive sempre con l’ansia da prestazione; chi invece vive in modo anarchico il rapporto col cibo, anche se non va incontro a problemi di peso, però a lungo andare avrà problemi di digestione, gonfiore, di malessere. A volte questa trascuratezza alimentare si riflette anche in altri campi della vita. Il mondo mindful occupa l’area grigia tra questi due estremi ed è perciò una via sostenibile  sotto molti punti di vista nel lungo medio-periodo.

La mindful eating può aiutare a rendere efficace una dieta per perdere peso?

L’approccio mindful invita a scegliere innanzitutto cibi di qualità, a mangiarli in modo mindful, cioè invitando tutti i sensi a tavola. La mindful eating lavora sulle sensazioni e punta a uno stato di benessere. Aiuta a stare meglio, a digerire meglio, a far lavorare meglio l’intestino e a ritrovare l’energia. Trasferisce sensazioni positive, perciò anche l’allenamento viene fatto con maggiore serenità, perché si ha la consapevolezza di stare meglio durante, ma anche dopo. L’attività fisica deve essere considerata come un momento che ci si ritaglia per sé, non come un dovere.
In altre parole, la mindful eating è un percorso di benessere che non si focalizza sul controllo del peso. Basta pesarsi una volta a settimana, appena svegli, prima di fare colazione e di vestirsi. Con serenità analizzare le variazioni di peso, in modo da modificare certe strategie se necessario. La mindful eating è un insieme di pratiche, accessibile a tutti, che aiuta a instaurare una relazione serena col cibo, e sentirsi meglio in generale. Riacquistando più saggezza interiore, possiamo riequilibrare eventuali eccessi, sempre a nostro vantaggio, senza sensi di colpa.

Com’è l’approccio mindful al cibo? 
Con la pratica, si arriva a prestare attenzione a tutti gli aspetti sensoriali legati al cibo, per lo meno per i primi 2-3 bocconi. In questo modo, si diventa anche consumatori più consapevoli. Nella mia ultima pubblicazione “Alla scoperta della mindful eating“ applico questa pratica non solo al pasto, ma anche ai momenti che lo precedono e lo seguono: fare la spesa, capire se si ha davvero fame, esprimere la propria gratitudine prima e dopo il pasto sono tutte situazioni in cui posso trarre giovamento dall’approccio mindful. Ovviamente il tutto va declinato a seconda del tempo e delle esigenze di ogni singola persona.

Meditazione e attività fisica come lo yoga sono indispensabili nella mindful eating?
La meditazione mindfulness può essere molto utile perché “allena” a riportare l’attenzione sul qui e ora, base dell’approccio mindful.  La mente è come un muscolo che va allenato. Mindful vuol dire avere la mente piena, non confusa, di quello che sto facendo in questo momento. L’approccio mindful è efficace quando si mangia, ma anche quando si lavora al computer perché significa che ci si sta concentrando su quanto si sta facendo in quel preciso momento e si può quindi applicare in qualsiasi ambito della nostra vita. Consapevolezza, accettazione, momento presente, atteggiamento non giudicante sono alcune delle abilità fondamentali della mindful eating che però possono essere utilizzate anche in altre aree per un maggior benessere generale.

La mindful eating si affida “ai cibi terapeutici” o super cibi, come i mirtilli?
Nella mindful eating non esiste un elenco di cibi ammessi o proibiti, ma è la qualità che spinge a scegliere un alimento piuttosto che un altro. Il mirtillo spicca come cibo dagli effetti antiossidanti e antinfiammatori. Anche nella varietà rossa, ha effetti sulle funzioni vascolari e sulla microflora gastrointestinale e può contribuire alla salute del microbiota. Il colore blu-viola dipende dalla presenza delle antocianine, sostanze bioattive, che rendono il mirtillo un alimento particolarmente interessante per il benessere dell’organismo. In questo senso, mi sono trovata a collaborare con il Progetto promosso da Zuegg il cui succo di mirtillo selvatico è ideale per idratarsi e recuperare le energie.