Vitamina P come Pleasure: cos’è l’ultimo trend del momento

Come trovare la tua vitamina P, perché è importante assumerla regolarmente e le differenze tra provare piacere nel mangiare e farsi dominare dall'alimentazione emotiva

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Gaia Masiero

Editor specializzata in Alimentazione & Benessere

Digital Content Specialist, è autrice di articoli su alimentazione e benessere per i quali si avvale del supporto di nutrizionisti e dietisti.

Pubblicato: 28 Gennaio 2025 15:57

Ti preoccupi di assumere tutti i migliori nutrienti per stare bene, ma hai mai preso in considerazione la vitamina P? No, non è l’ennesima sostanza alla quale di deve capire se attribuire un reale valore scientifico, piuttosto un concetto di piacere legato al cibo e alla nostra capacità di ascoltare i bisogni per stare bene mangiando. Ma solo le cose che generano quella sensazione di piacere, che è appunto la fantomatica vitamina P.

La tua vitamina P

Per parlare di vitamina P dobbiamo partire da qui. Ovvero da quella sensazione che ci regala il nostro cibo preferito. Quel mix tra sentirsi a casa, toccare il cielo con un dito e sorridere anche con l’anima. La semplicità delle piccole cose felici. Ecco, focalizzati sul mix di emozioni che provi mangiando la pizza, il sushi, i tortellini in brodo, la ciambella, il gelato, il ragù della nonna, l’anatra all’arancia della zia, i pop corn al cinema. Insomma, ci siamo capiti. Cerca nella tua memoria quella sensazione meravigliosa e isolala da tutto il resto. Hai trovato la tua essenza di vitamina P. Sì perché come vedremo la vitamina P non è racchiusa in un solo cibo, piuttosto nell’approccio stesso che possiamo avere all’alimentazione generale.

Perché proviamo piacere mangiando

Sentirsi a disagio per le belle emozioni legate al cibo è piuttosto normale in quest’epoca complicata in cui l’emotività legata al cibo è spesso oggetto di derisione, preoccupazione e controllo. Uno tra i tanti effetti di una vera e propria fobia verso il grasso che in parte può rappresentare da monito per contenere le esagerazioni, dall’altra va a generare delle alterazioni di cui è difficile liberarsi. Controllare le emozioni positive legate al cibo, potrebbe rivelarsi una vera e propria operazione contro natura dal momento che gli scienziati hanno dimostrato che il cibo che apprezziamo di più è in grado di farci rilasciare dopamina quando lo mangiamo. Si tratta di un neutrasmettitore endogeno appartenente famiglia delle catecolammine che può farci provare euforia, benessere, motivazione e concentrazione. Ma non solo. Il rilascio di dopamina ci consente anche di digerire e metabolizzare meglio il cibo che mangiamo, dal momento che il cervello che si sente appagato e rilassato, va in modalità “riposo” per consentire alla processo digestivo di procedere senza intoppi.

Provare piacere mentre si mangia fa ingrassare?

Questa è una domanda complicatissima che può avere risposte diverse a seconda dei casi e dei punti di vista specifici. Non c’è una sola regola alla quale appellarsi e per completezza è necessario esaminare entrambi i lati della medaglia.

Il rischio nei soggetti con problemi di peso

Secondo alcuni studi, i soggetti obesi hanno un rapporto alterato con la dopamina rilasciata mentre si consumano pasti gratificanti. Alcuni soggetti possono infatti andare a ricercare quell’euforia, quel benessere dati dal cibo per compensare momenti in cui non si sentono felici o stabilire dei processi di gratificazione basati soltanto sul cibo stesso. Questo ovviamente può indurre a consumare quantità di cibo incontrollate, causate dall’esigenza di ripetere quella bella sensazione provata durante un pasto soddisfacente.

Un supporto a un’alimentazione equilibrata

Allo stesso tempo pare che vivere liberamente le emozioni positive legate al cibo possa portare a un migliore equilibrio rispetto alle proprie scelte alimentari, a raggiungere quella serenità e quell’equilibrio che ci portano ad alimentarci in modo corretto senza eccedere con le gratificazioni o aprire la strada a continue privazioni. Anche perché una migliore consapevolezza degli effetti positivi della cosiddetta vitamina P possono aiutraci a cercare il piacere anche da cibi che tradizionalmente non vengono identificati come gratificanti. Ne è esempio l’insalata che da piatto punitivo e dietetico può essere trasformata in un piatto prelibato con qualche accortezza. Basta aggiungere qualche fetta di frutta, della frutta secca sbriciolata o un dressing interessante per iniziare a pensare che il piacere sta anche nei cibi che avevamo identificato come funzionali.

La differenza tra vitamina P e alimentazione emotiva

Ricercare le emozioni positive nel cibo può sfociare nell’alimentazione emotiva, oramai lo sappiamo. Il rapporto tra cibo e sfera emotiva infatti è quantomai delicato e influenzato dal fatto che in mancanza di altre emozioni positive o gratificazioni, il cibo può rappresentare un porto sicuro nel quale rifugiarsi dando luogo ai comportamenti poco equilibrati di cui parlavamo pocanzi. Ma mangiare per piacere e mangiare emozionalmente sono comportamenti molto diversi, sia per lo scopo che li guida sia per le conseguenze che producono. Da una parte abbiamo l’alimentazione emotiva che porta ad utilizzare il cibo come compensazione o punizione, a seconda dei casi. Dall’altra la vitamina P sta nello scegliere deliberatamente un alimento per apprezzarne il gusto, la consistenza e il momento in sé, come gustare un gelato in una giornata calda, mangiare una pizza in compagnia con gli amici o dividere un dessert al cioccolato dal cuore morbido con il nostro partner.

Connessione e distanza dal cibo

La vitamina P si sviluppa dove c’è un rapporto intenso, viscerale e consapevole con il cibo. Ritorniamo alla disciplina della mindful eating che invita a vivere appieno il momento in cui si mangia, dando tutta la nostra presenza mentale e fisica, prendendo in considerazione le emozioni, le sensazioni e le consapevolezze nate dall’atto di mangiare. Senso di sazietà incluso. L’alimentazione emotiva dall’altro lato, paradossalmente, ci porta a sviluppare una vera e propria distanza dal cibo che stiamo consumando. Finiamo per trangugiarlo, per distaccarci totalmente dalla sua funzione di nutrirci, per non percepirne appieno il sapore e per consumarlo tanto per il gusto di farlo, anche quando oramai rappresenta più un problema che altro. Non è raro infatti sentirsi sazi, quasi disgustati e nauseati, ma ancora pronti a mangiare senza sosta. Percepire la differenza tra queste due situazioni è fondamentale per comprendere quanto possa essere virtuosa la vitamina P di cui stiamo parlando.

Come fare il pieno di vitamina P

Ecco 10 consigli per fare il pieno di vitamina P, stare bene e coltivare un sano rapporto con i tuoi cibi preferiti senza cadere nei tranelli dell’alimentazione emotiva.

1: Dai spazio alla consapevolezza

La consapevolezza (o mindful eating) è una pratica che ti permette di vivere l’esperienza del cibo in modo pieno e presente. Spesso, mangiamo distrattamente mentre lavoriamo, guardiamo la TV o scorriamo il telefono, perdendo di vista il piacere di ciò che stiamo consumando. Prova invece a concentrarti completamente sul cibo: osserva i suoi colori, annusa il suo profumo, presta attenzione alla consistenza e al sapore ad ogni boccone. Mastica lentamente, lasciando che i sapori si sviluppino in bocca. Questo approccio non solo aumenta il piacere del cibo, ma aiuta anche il corpo a riconoscere meglio i segnali di sazietà, prevenendo l’eccesso.

2: Ascoltati

Uno degli aspetti fondamentali per distinguere il piacere alimentare dalla fame emotiva è sintonizzarti con i segnali che il tuo corpo ti invia. La fame fisica si manifesta con segnali chiari: un senso di vuoto nello stomaco, leggera debolezza, calo di energia. La fame emotiva, invece, tende a emergere improvvisamente e si concentra su cibi specifici (come dolci o snack salati), spesso accompagnata da un senso di urgenza. Per allenarti a riconoscere questi segnali, prova a chiederti: “Ho davvero fame? Oppure sto cercando di riempire un vuoto emotivo?” Dare a queste sensazioni un nome ti aiuterà a prendere decisioni più consapevoli e a mangiare quando il tuo corpo lo richiede davvero, evitando episodi di abbuffate.

3: Mangia quello che ami davvero

Un errore comune, spesso derivante dalla cultura della dieta, è evitare i cibi che ci piacciono per paura di “sgarrare”. Tuttavia, questa mentalità restrittiva può aumentare il desiderio per quegli alimenti, portando a episodi di perdita di controllo. Al contrario, permettersi di includere regolarmente i cibi preferiti nella propria alimentazione aiuta a creare un equilibrio sano. Se ami un dolce o un piatto calorico, conceditelo, ma fallo con attenzione e senza sensi di colpa. Preparati il tuo piatto preferito e prenditi il tempo per gustarlo. Così facendo, il cibo diventa una fonte di piacere genuino, non una tentazione proibita.

4: Evita comportamenti punitivi

Eliminare intere categorie di alimenti (come carboidrati o grassi) non solo limita la varietà della tua dieta, ma può anche alimentare un rapporto problematico con il cibo. Le restrizioni creano una mentalità “tutto o niente” che aumenta il rischio di abbuffate. Invece, prova ad abbracciare un approccio più flessibile: tutti i cibi possono far parte di una dieta equilibrata, purché consumati in modo consapevole e moderato. Questo ovviamente non significa mangiare dolci a ogni pasto, ma piuttosto capire che ogni tanto concedersi un pezzo di torta è parte di un rapporto sano con l’alimentazione.

5: Non mangiare in piedi, davanti al pc o alla televisione

Il contesto in cui mangi può influire molto sul tuo rapporto con il cibo. Evita di consumare i pasti in fretta o in piedi, magari davanti al frigorifero. Prepara invece la tavola con cura, anche per un pasto semplice. Usa un piatto che ti piace, siediti in un posto confortevole e crea un’atmosfera rilassante, magari con una luce soffusa o una musica piacevole di sottofondo. Un ambiente accogliente trasforma ogni pasto in un’esperienza speciale, aumentando il piacere del cibo e aiutandoti a rallentare il ritmo. Questo ti permette di assaporare ogni boccone e di sentirti più soddisfatto con meno quantità.

6: Riscopri le tue radici culinarie

Cucinare e gustare piatti legati alla tua cultura o alle tue radici può donare un senso di appartenenza e connessione emotiva. Riscoprire ricette di famiglia, magari insieme a una persona cara, può trasformare il momento del pasto in un’esperienza di condivisione e celebrazione. Se hai origini multiculturali, prova a sperimentare piatti che riflettano questa ricchezza. Esplorare il cibo tradizionale è un modo per onorare le tue radici e mantenere viva una parte importante della tua identità.

7: Non rispondere allo stress mangiando

Molto spesso, ci rivolgiamo al cibo come risposta a situazioni stressanti. Anche se può sembrare una soluzione immediata, mangiare per gestire lo stress tende a creare un circolo vizioso, in cui il cibo diventa l’unico mezzo per affrontare le difficoltà emotive. Prova a sviluppare strategie alternative per alleviare lo stress. Camminare all’aria aperta, dedicarti alla meditazione, scrivere un diario o semplicemente concederti qualche minuto di respirazione profonda possono aiutarti a calmarti senza ricorrere al cibo.

8: Stimola le tue capacità di auto analisi

Cercare conforto nel cibo è un comportamento naturale, ma spesso può diventare problematico quando viene usato come unica strategia per gestire emozioni difficili. Per evitare che ciò accada, prova a porti alcune domande prima di mangiare: “Sto cercando di soddisfare una fame fisica o sto cercando conforto? Cosa potrei fare, oltre a mangiare, per affrontare quello che sto provando?”. Concederti di mangiare un cibo che ti piace non è sbagliato, ma fallo con intenzione. Se scegli di mangiare per piacere, concentrati sull’esperienza: assapora ogni boccone e goditi il momento, senza distrarti o giudicarti.

9: Il cibo è celebrazione, non un rifugio sicuro

Il cibo è una parte centrale di molte feste, dalle cene con amici alle feste familiari. Prova a vedere i pasti come un’opportunità per creare momenti di gioia e connessione, piuttosto che come una via di fuga da emozioni difficili. Organizza occasioni speciali in cui il cibo sia protagonista, ma in modo positivo: un picnic all’aperto, una serata a tema con cucina internazionale, o semplicemente una cena speciale per te stesso. Associare il cibo a ricordi felici ti aiuterà a viverlo come una fonte di gioia anziché come un meccanismo di compensazione emotiva.

10: Non giudicarti

Quando senti il bisogno di mangiare per affrontare un’emozione, fermati un attimo e chiediti cosa stai provando. Non giudicarti per aver cercato conforto nel cibo, ma cerca di affrontare le emozioni in modo più costruttivo. A volte, concedersi un piccolo piacere può essere parte di un approccio sano. Se mangi una fetta di torta perché ti fa sentire bene, accoglila con gratitudine e goditi il momento. L’importante è essere presenti e consapevoli, senza lasciare spazio ai sensi di colpa.

Bibliografia

  • Reward, dopamine and the control of food intake: implications for obesity, PubMed
  • Can eating pleasure be a lever for healthy eating? A systematic scoping review of eating pleasure and its links with dietary behaviors and health, PubMed
  • Relationships between nutritional status, depression and pleasure of eating in aging men and women, PubMed
  • Negotiated pleasures in health-seeking lifestyles of participants of a health promoting intervention, PubMed