Dieta delle Terra, dimagrire in armonia con il nostro pianeta

Lo sapevi che i cibi che fanno bene al pianeta sono anche importanti per la nostra salute? Ecco come dimagrire puntando sulla sostenibilità

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Gaia Masiero

Editor specializzata in Alimentazione & Benessere

Digital Content Specialist, è autrice di articoli su alimentazione e benessere per i quali si avvale del supporto di nutrizionisti e dietisti.

E se la dieta non riguardasse solo noi e il nostro corpo? Ridurre l’impatto ambientale è un’urgenza e il nostro modo di mangiare può influire in modo importante in questa direzione. Ed è proprio su questo che punta la dieta della Terra: un insieme di buone norme a cui ispirarsi per stare bene e fare bene al nostro Pianeta. Prima di cominciarla però, dobbiamo dirci pronti ad abbandonare alcune delle nostre abitudini a tavola in favore di nuove pratiche più sostenibili.

A fare la rivoluzione, l’intenzione di scegliere cibi caratterizzati da una bassa impronta ecologica e che allo stesso tempo siano sani, con due eccezioni. Il pesce che non è molto sostenibile ma fa bene all’organismo e le bevande zuccherate, che hanno un impatto piuttosto ridotto sull’ambiente e non sono salutari. A dirlo sono diverse ricerche, da quella condotta in maniera congiunta dalle Università di Oxford e del Minnesota e pubblicata sulla rivista scientifica Pnas, agli studi della commissione scientifica EAT-Lancet, composta da un gruppo di 37 ricercatori specializzati in temi di nutrizione, salute e sostenibilità.

Una nuova consapevolezza

L’esigenza di una dieta della Terra nasce dalla crescente consapevolezza sociale sul tema. Giovani e adulti si stanno dimostrando sempre più sensibili e attenti al tema, ma anche pronti a cambiare le proprie abitudini per provare a contenere i danni oramai evidenti causati dai nostri consumi. L’idea di mangiare a basso impatto ambientale è solo un tassello di un puzzle molto grande e complicato da completare, ma sul quale non possiamo più rifiutarci di lavorare. Uno studio del 2019 condotto da un team di scienziati dell’università di Oxford e del Minnesota ha dimostrato che i cibi che hanno un minore impatto ambientale sono gli stessi che possono essere classificati sani per il nostro organismo. 

Gli alimenti che hanno catturato l’attenzione degli scienziati sono in particolare frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e olio d’oliva, ovvero cibi già presenti nella Dieta Mediterranea (spesso citata come a basso impatto ambientale) e la cui produzione ha un impatto contenuto rispetto ad altre. Bollino nero invece per la carne rossa, identificata come negativa per il Pianeta a causa dell’imponente quantità di energia, spazio e acqua che richiede, ma anche per il nostro corpo, a causa dei grassi saturi che introduce nell’ organismo.

Più complesse le argomentazioni legate al consumo di pesce che è un alimento sano e nutriente, ma il cui largo consumo ha un impatto ambientale sfavorevole. Anche le bevande zuccherate rappresentano un’eccezione in quanto la loro produzione ha un impatto piuttosto contenuto a livello ambientale, mentre sono molto dannose per il nostro organismo.

“Gli alimenti che compongono la nostra dieta hanno un grande impatto sia su noi stessi che sul nostro ambiente. Questo studio dimostra che mangiare più sano significa anche mangiare in modo più sostenibile”, ha affermato David Tilman, docente di ecologia dell’Università del Minnesota che ha condotto l’analisi.

Un regime alimentare sostenibile

Scegliere un regime alimentare sostenibile ha anche delle ricadute positive sul nostro corpo e aiuta a contrastare malattie e fattori di rischio per patologie come l’obesità e il sovrappeso, di cui soffre ben il 38% della popolazione globale (si parla di 2,6 miliardi di persone al mondo). A comunicarlo è una ricerca della World Obesity Federation che lancia prospettive allarmanti sul futuro: pare infatti che il dato sia destinato ad aumentare soprattuto nelle popolazioni più giovani dei Paesi in via di sviluppo. Ma perché è così importante contrastare l’obesità? Non si tratta certamente di una questione estetica, ma strettamente medica. L’obesità è infatti un fattore di rischio molto importante per il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, problemi respiratori e diabete.  Come agire allora? 

Da una parte abbiamo ovviamente la scelta di diete sane ed equilibrate, capaci di introdurre nel nostro corpo la giusta quantità di nutrienti e calorie per soddisfare il fabbisogno energetico senza esagerazioni e sovraccarichi, dall’altra abbiamo tutto il peso dell’indistria alimentare. Il modo in cui viene prodotto il cibo ha infatti un impatto ambientale molto pesante (basti pensare agli allarmanti dati diffusi a proposito degli allevamenti e delle colture intensive) che è il primo responsabile del cambiamento climatico. Tra le concause troviamo, solo a seguire, il riscaldamento degli edifici destinati ad abitazione e i mezzi di trasporto. 

Ecco perché informarsi sui metodi di produzione di alcuni alimenti e sul modo in cui possono minare la salute della Terra può portarci a ricostruire l’armonia perduta con il Pianeta che ci ospita, da troppo tempo bistrattato dalle nostre scelte scellerate e irresponsabili. Ma boicottare gli stabilimenti che producono cibo senza curarsi dell’impatto ambientale non è sufficiente. La dieta della Terra suggerisce infatti di modificare le proprie abitudini anche a livello quantitativo facendo riferimento al modello della piramide alimentare della Dieta Mediterranea con cui abbiamo già una certa confidenza culturale, ma che è sempre più spesso accantonata a favore di un’alimentazione ricca di proteine animali, junk food e dolci industriali.

Impatti ambientali

Seguire una dieta ispirata alla tradizione alimentare sviluppatasi nel bacino Mediterraneo vuol dire, quindi, vivere più sani e più a lungo, ma anche portare in tavola cibi a più ridotto impatto ambientale, quantificato attraverso tre indicatori ambientali:

  • Carbon Footprint: l’impronta carbonica calcola le emissioni di anidride carbonica legate alla alla produzione di un bcibo, di un prodotto industriale o di un servizio. Per quantificarla si prendono in considerazione le emissioni di tutti i gas a effetto serra
  • Water Footprint: l’impronta idrica esprime il consumo di acqua impiegata per la realizzazione di un cibo, di un prodotto industriale o di un servizio. Per quantificarla si prendono in considerazione sia i prelievi avvenuti in fase di produzione, sia quelli utilizzati per produrre le materie prime necessarie. Si misura in litri o metri cubi
  • Ecological Footprint: l’impronta ecologica misura lo spazio necessario per produrre determinate risorse includendo i metri quadrati occupati sulla superficie terrestre, ma anche i metri cubi d’acqua consumati o sfruttati. Questo dato viene analizzato in rapporto alla capacità della Terra di rigenerarsi, cancellando appunto le impronte lasciate dall’uomo con le sue attività produttive

Le regole della dieta della Terra

Ecco le regole principali della dieta della Terra ottenute dalla combinazione di buone pratiche per il nostro organismo unite alla riscoperta efficace della Dieta Mediterranea e all’attenzione crescente sull’impatto ambientale delle nostre scelte:

  • fare almeno 30 minuti di attività fisica al giorno,
  • controllare il peso corporeo con l’obiettivo di vivere in piena forma e in uno stato di normopeso,
  • evitare di eccedere con l’assunzione di alcolici e superalcolici,
  • seguire una dieta equilibrata ispirata ai principi della Dieta Mediterranea,
  • consumare molta frutta e verdura, fresca, di stagione e biologica,
  • scegliere carboidrati complessi e incrementare il consumo di cereali integrali,
  • aumentare il consumo di legumi, scegliendoli come fonte proteica da alternare alle proteine di origine animale,
  • consumare 2 o 3 porzioni di pesce alla settimana, meglio se azzurro,
  • scegliere condimenti vegetali come l’olio extravergine d’oliva,
  • limitare il consumo di cibi ricchi di grassi,
  • evitare cotture che producono scarti difficili da smaltire come ad esempio le fritture,
  • limitare il consumo di carne e pollame a 3 porzioni settimanali,
  • moderare il consumo di sale, preferendo le spezie e le erbe per insaporire,
  • limitare il consumo di zuccheri raffinati, bevande gassate e zuccherate e dolci industriali.

Dieta della Terra: come funziona

Alla base della piramide alimentare della dieta della Terra troviamo la frutta e la verdura fresche, di stagione e preferibilmente biologiche. La parte centrale è un mix equilibrato tra proteine vegetali ottenute principalmente dal consumo di legumi, cereali integrali, oli e grassi vegetali come quelli contenuti nei semi oleosi e nella frutta secca. In cima alla piramide alimentare della dieta della Terra, troviamo ad occupare lo spazio più piccolo le proteine animali (soprattutto carni bianche e pesce) e gli alimenti di derivazione animale come latte e uova.

Seguire queste indicazioni potrebbe sembrare semplice, eppure basta tenere un diario alimentare per accorgersi di quanto le nostre abitudini alimentari si discostano dal modello della dieta della Terra. La difficoltà maggiore risiede nelle nostre abitudini circa i consumi proteici che superano in media di gran lunga quelli indicati, soprattuto per quanto riguarda le carni rosse, i prodotti conservati come i salumi e i derivati animali, che quasi non vengono percepiti come tali.

L’esigenza di una rivoluzione culturale in questo senso e di una maggiore consapevolezza alimentare e gastronomica è ben espressa nel rapporto “Food planet Health” presentato dalla EAT-Lancet Commission, un organismo di 37 esperti provenienti da 16 paesi, con competenze in materia di salute, nutrizione, sostenibilità ambientale, sistemi alimentari, economia. Secondo quanto riportato, è necessario dimezzare il consumo globale di carne rossa e zuccheri entro il 2050 raddoppiando quello di frutta, verdura, frutta secca e leguni. Questo risultato, se raggiunto, porterebbe a un incremento della salute del Pianeta, ma anche delle persone che lo popolano risolvendo i problemi di malnutrizione che affliggono tre miliardi di persone sulla Terra. un’azione preventiva anche nei confronti dei Paesi in via di sviluppo che determinerebbero un incisivo aumento delle emissioni con la crescita dell’industrializzazione e l’intensificazione dei consumi. Secondo la commissione, a garantire questo risultato potrebbe essere un modello di menu sostenibile da applicare su scala globale che prevede l’apporto di circa 2500 kcal al giorno per ogni adulto in buona salute. 

“Una dieta sana – ricorda uno dei direttori della Commissione, Walter Willett dell’Università di Harvard (USA) – deve avere un apporto calorico adeguato, fornito da una varietà di alimenti a base vegetale, basse quantità di alimenti a base animale, più grassi insaturi che grassi saturi e una quantità modesta di cereali raffinati, di cibi altamente trasformati e di zuccheri aggiunti. I modelli alimentari che suggeriamo sono compatibili con diversi sistemi agricoli, tradizioni culturali e preferenze alimentari individuali, tra cui le diete onnivore, vegetariane e vegane. ”

In questo modo si risparmierebbero oltre 11 milioni di morti l’anno dovute principalmente a fattori cardiaci legati a una cattiva alimentazione e a uno stile di vita sedentario. Ma non solo. Il rischio ambientale beneficerebbe di queste scelte riducendosi notevolmente di anno in anno e lasciando al Pianeta lo spazio e le energie utili a rigenerarsi, riparando, almeno in parte, ai danni causati in questi anni di attività ad alto impatto ambientale.

Consumi: una questione di proporzioni

Come spesso accade, il tema della qualità e quello della quantità vanno di paripasso per ottenere i risultati desiderati. A questo proposito, la dieta della Terra ci invita a cambiare le nostre abitudini in fatto di acquisti anche in tema di quantità a favore della qualità. In pratica comprare meno e meglio, puntando su prodotti di origine certificata, freschi e biologici quando è possibile, provenienti da filiere etiche e sostenibili, così preziosi da non poter essere sprecati. Comprare grandi quantità di cibo economico porta infatti a favorire lo spreco alimentare che si traduce in dati a dir poco allarmanti. Secondo le ricerche infatti, solo in Europa, vengono sprecate 88 milioni di tonnellate di cibo, metà delle quali provenienti dall’ambito domestico. Il resto dello spreco è da imputare alle attività che lo producono e lo rivendono e ai ristoranti.

Per seguire la dieta della Terra, bisogna prestare attenzione anche al tema delle confezioni. Eliminare il più possibile il consumo di confezioni in plastica e preferire alimenti sfusi è una buona regola da tenere a mente per vedere nel cestino dei rifiuti un effetto immediato della riduzione dell’impatto ambientale delle nostre scelte.

Fonti bibliografiche

  • The EAT-Lancet Commission on Food, Planet, Health, Eat Forum
  • Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems, The Lancet
  • Scelte alimentari che salvano il pianeta, WWF
  • Il nostro cibo è la nostra salute. Solo con la biodiversità si nutre il pianeta, Slow Food

Aspetti principali della dieta