Come aiutare chi soffre di depressione

Riconoscere i primi segni della depressione in una persona cara comporta innanzitutto un approccio empatico nei suoi confronti. Ecco gli altri consigli dell’esperta

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

La depressione è una patologia che se non trattata fin da subito, può impattare sulla vita lavorativa e familiare dell’individuo che ne soffre, ma anche di chi gli è accanto tutti i giorni. A volte, si stenta a realizzare che una persona a noi cara e fino al giorno prima dedita alla famiglia, al lavoro, ai propri hobby, ora invece fatichi a svolgere tutte queste attività o ne è indifferente.

Eppure è proprio così e uno specifico evento (traumatico per il soggetto) può causare un senso di perdita, portando via via allo sviluppo del disturbo depressivo. È importante specificare che ci sono varie forme di depressione e che le prime avvisaglie possono essere riconosciute da sintomi come tristezza, irritabilità, stanchezza. Non a caso la mancanza di energia e di volontà sono l’essenza stessa di questa insidiosa malattia.

Come possiamo quindi supportare chi è accanto a noi e soffre di depressione? In generale, aiutando la persona a raggiungere piccoli obiettivi giornalieri come mangiare in modo equilibrato e svolgere le attività che procurano gioia. Ma non basta, perché in aggiunta è bene avere il giusto approccio, evitando ad esempio espressioni o esortazioni che potrebbero aggravare lo stato di sofferenza.

Con la dottoressa Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta, vediamo quindi come comprendere i primi sintomi della depressione e cosa fare per aiutare chi ne soffre.

Quando chiedersi se non è solo tristezza

«Osservare l’andamento dei propri sintomi ed essere quindi consapevoli della loro evoluzione può essere di grande aiuto. Si deve sospettare che non è solo tristezza, ma qualcosa di più, quando questo stato d’animo perdura da molto tempo, è costante, quando si inizia ad isolarsi e a non fare più le attività che davano piacere», spiega l’esperta.

Quanto può durare un periodo di depressione

«Il decorso dei disturbi depressivi varia a seconda della gravità o della possibile presenza di disturbi correlati, come ansia o difficoltà a mangiare. Quindi è difficile dire quanto può durare esattamente. Tuttavia, per avere una diagnosi di depressione maggiore (tra le forme più gravi), lo stato depressivo deve durare almeno 6 mesi. In altri casi invece, si potrebbe ricevere una diagnosi di disturbo depressivo. Questo a conferma delle diverse forme possibili di questa patologia. Nella maggior parte dei casi, se si combina l’azione dei farmaci al percorso psicoterapeutico, si ha una remissione completa. Solo una bassa percentuale diventa cronica. In generale, i disturbi depressivi hanno un andamento temporale ciclico (periodi di up e down)», precisa l’esperta.

Per una diagnosi di depressione maggiore quindi ci deve essere un periodo di tempo piuttosto lungo in cui si sono manifestati i sintomi. Alcuni studi inoltre, rivelano che la maggior parte dei soggetti che ha avuto un primo episodio di depressione maggiore, può andare incontro alla ricomparsa del disturbo ed è quindi più vulnerabile. Se curato e trattato nel modo giusto fin dall’inizio il disturbo può perdurare alcuni mesi, diversamente anche anni.

Cosa fare quando ci si sente depressi

«Una volta presa un po’ di consapevolezza riguardo la comparsa dei primi sintomi, si può agire anche in forma preventiva in diversi modi, ad esempio:

  • non abbandonare le attività che danno piacere;
  • uscire di casa e frequentare i propri affetti;
  • mangiare in modo equilibrato (evitando eccessi di cibo o non mangiando affatto);
  • fare attività fisica perché riattiva il corpo;
  • cercare di fare attività che scolleghino il cervello da quello che fa stare male.

In più, un aspetto molto importante e da non sottovalutare, è parlarne con qualcuno di fidato», continua la dottoressa Baldrighi.

Aprirsi e raccontare liberamente quello che si sta provando può aiutare non solo chi sta soffrendo, ma anche chi vive accanto. La presa di coscienza è infatti il primo passo per prendere in mano la situazione.

Consigli per aiutare chi soffre di depressione

«Innanzitutto è bene non banalizzare, perché si tratta comunque di una patologia a tutti gli effetti, anche se non ci sono esami fisici che la diagnosticano. Quindi, sono da evitare espressioni del tipo “vedrai che passerà; è solo un momento di stanchezza; è perché c’è troppo lavoro; è solo un po’ di stress; è il cambio di stagione”, che aumentano il senso di colpa e la frustrazione di non essere compresi. In questo modo inoltre, non si fa altro che aggravare lo stato di sofferenza della persona, che magari ha compiuto uno sforzo chiedendo aiuto e nel momento in cui lo ha fatto, non si sente compresa.

Un altro errore da non fare è di considerare una persona che soffre di depressione come triste, pigra, debole o incapace di reagire alle difficoltà. Nessuno è responsabile di questo stato d’animo, tanto meno la persona che la sta vivendo. Anche cercare di scuotere la persona, anche se fatto a fine di bene, può ridurre il senso di autostima. Dunque, proprio come nel caso degli ipocondriaci, meglio mettere da parte le esortazioni, piuttosto cercare di assumere un atteggiamento di comprensione e di vicinanza emotiva come si farebbe se la persona avesse una patologia fisica.

Ci tengo poi ad aggiungere, riferendomi a coloro che vivono accanto ad una persona depressa, che non devono dimenticare sé stesse, in quanto alla lunga, potrebbe diventare logorante. Il consiglio è di proseguire con tutte le attività quotidiane, soprattutto quelle che piacciono e di non isolarsi. Si tratta di un atteggiamento positivo non solo per sé stessi, ma anche per chi sta vivendo un momento di depressione e che in questo modo non si sente di peso», conclude l’esperta.

Aiutare una persona con i primi sintomi della depressione è quindi possibile a patto di avere un approccio empatico e di supportarla nelle piccole attività quotidiane. Meglio però non rimandare di troppo il consulto con uno specialista, onde evitare che i sintomi peggiorino e durino a lungo.