Ipocondria: come riconoscerla e curarla

L’ipocondria è un disturbo piuttosto comune che può essere riconosciuto attraverso alcuni segnali. Ne abbiamo parlato con l’esperta

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute&Benessere.

Preoccuparsi per il manifestarsi di sintomi che possono essere riconducibili a una o più malattie è normale, tuttavia ci sono alcuni soggetti che possono sviluppare una maggiore sensibilità su questo argomento. Eccessiva ansia e preoccupazione circa la possibilità di contrarre o di aver contratto una patologia, infatti, possono rappresentare segnali di ipocondria, un disturbo spesso sottovalutato.

Una diagnosi di ipocondria viene effettuata in presenza di uno stato di eccessiva ansia e allerta da parte di un soggetto che al più piccolo sintomo ritiene di aver contratto una malattia. Lo stesso può accadere anche quando non ci sono segnali precisi provenienti dal corpo, ma piuttosto una paura di potersi ammalare. Questo porta l’individuo a mettere in atto una serie di precauzioni in modo ossessivo.

L’ipocondria è a tutti gli effetti un disturbo d’ansia che può impattare sulla qualità della vita, soprattutto se si raggiungono livelli importanti.

Come possiamo riconoscere e quindi curare l’ipocondria? Per queste ed altre domande abbiamo chiesto un consulto alla dottoressa Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta.

Cos’è

«L’ipocondria rientra tra quei disturbi considerati reali per le persone. Possiamo definirla quindi come una paura concreta da parte di un soggetto nei confronti di una malattia, che però viene interpretata erroneamente. I segnali di ipocondria sono riconducibili per lo più a preoccupazioni che riguardano sintomi corporei come il battito cardiaco accelerato e la difficoltà di respirazione. Ma anche altre reazioni fisiche di lieve entità come possono esserlo una piccola ferita o un raffreddore. La paura della malattia incide sulla quotidianità della persona al punto da diventare anche oggetto di conversazione».

L’ipocondriaco attribuisce ai sintomi avvertiti i segni di una malattia che vengono delineati subito anche perché il soggetto è particolarmente attivo nella ricerca dei sintomi. Ovvero, ai primissimi segnali l’individuo effettua una ricerca meticolosa per capire di cosa si potrebbe trattare e questo potrebbe amplificare preoccupazioni e ansie. In questo senso, il ruolo di internet può essere determinante per il gran numero di informazioni (non sempre supportate da fonti scientifiche) che si possono reperire nel campo della salute.

Come capire se si è ipocondriaci

«Tra i segnali dell’ipocondria rientrano: essere molto attenti alle proprie sensazioni corporee, ai segni fisici, a identificare la malattia con ricerche in rete nonostante non sia emerso nulla dagli esami medici. Inoltre, si tende ad allarmarsi subito quando si viene a sapere che un conoscente ha contratto una malattia. In più, essendo molto attenti a tutte queste cose, i soggetti ipocondriaci conoscono bene tutta la loro storia clinica. La loro preoccupazione nei confronti di una malattia persiste anche quando gli esami sono negativi. In questo senso può capitare che gli ipocondriaci siano insoddisfatti delle cure mediche o pensano di non essere presi sul serio dal proprio medico».

Ipocondriaco è anche chi è eccessivamente preoccupato di poter contrarre una malattia. Quindi adotta tutte le precauzioni possibili per evitare che ciò accada. Ad esempio lavarsi le mani tante volte o anche mantenere grandi distanze da un’altra persona. Un po’ come la schizofrenia, si può anche arrivare ad un punto in cui le persone vicine potrebbero non capire del tutto il soggetto, da qui la tipica espressione “non fare l’ipocondriaco”.

Cause e trattamento

«La diagnosi di ipocondria viene fatta dal medico dopo aver ascoltato la storia clinica e i sintomi manifestati dal paziente. Le cause che possono portare allo sviluppo di ipocondria sono diverse e dipendono molto dal vissuto del soggetto. Tra queste rientrano: un evento traumatico, aver contratto in passato una patologia, aver avuto un parente che è deceduto per una malattia. Di conseguenza, anche il soggetto ha paura di contrarla e di morire. Anche chi ha avuto un’infanzia difficile o traumatica potrebbe sviluppare ipocondria.

Per quanto riguarda invece i possibili trattamenti, questo disturbo d’ansia può essere affrontato a livello farmacologico e attraverso l’elaborazione del trauma con lo psicoterapeuta. In ogni caso, bisogna valutare caso per caso».

Come aiutare un ipocondriaco

«Bisogna innanzitutto dare valore alle sensazioni che le persone provano, cercando di mettersi nei propri panni ed evitando di alimentare le lamentele. Un consiglio è di non pronunciare frasi del tipo “vedrai che il medico ti dirà che non hai nulla”, ma piuttosto ascoltare senza giudicare. In sostanza: non farlo sentire in colpa, essere neutri e non alimentare l’ansia. Si può inoltre provare a riempire il tempo dell’altra persona con attività da fare per favorire la distrazione» conclude l’esperta.

L’ipocondria dunque presenta segnali evidenti e ben riconoscibili. In quanto disturbo d’ansia, in alcuni casi, potrebbe però impattare negativamente su diversi aspetti della vita (personale, sociale, lavorativa). Se si avvertono alcuni dei sintomi riportati sopra, può essere utile parlarne con il proprio medico per poi approfondire con uno specialista.