Panariello, l’altro volto del comico: “La mia vita non è stata semplice”

Giorgio Panariello si apre in una nuova intervista, raccontando il suo passato difficile e com'è cambiato oggi il mestiere del comico

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Giorgio Panariello, instancabile artista dalla carriera lunga e di successo. Al momento è impegnato con la nuova edizione di Tale e Quale Show, nelle vesti di giudice, ma il mese prossimo si prepara a tornare in teatro, il suo primo grande amore. I comici, quelli veri, sono capaci di strappare un sorriso anche a chi crede di averlo perso e la loro vita è un paradosso vivente: l’ironia porta gioia agli altri ma è anche un modo per scacciare la propria tristezza e malinconia. Panariello ne ha parlato in un’intervista a Libero, nella quale emerge l’altro volto di uno dei personaggi più amati della nostra televisione.

Giorgio Panariello, il riscatto da un passato difficile

Dietro a un sorriso, a una battuta sagace e alla voglia di assoluta leggerezza si cela spesso e volentieri un peso che sta lì a macerare nel cuore. Giorgio Panariello, come i grandi comici di ogni epoca, ha trovato nel proprio mestiere un modo per sfuggire alle tenaglie della tristezza e della malinconia. Di una vita che è stata tutto fuorché semplice, ma che lo ha spinto a reagire.

“I comici hanno quasi tutti un unico comune denominatore: partono sempre da uno svantaggio sociale – ha spiegato nella sua ultima intervista a Libero -. Dalla fame, dai problemi in famiglia. Quando ti trovi a vivere difficoltà importanti le strade sono due: o ti abbatti o reagisci per riscattarti”. Un passato complicato che ha superato ma mai rinnegato, anche quando gli suggerirono di cambiare cognome perché considerato troppo lungo e difficile da memorizzare per il pubblico: “È un cognome legato a grandi problemi che ho avuto nella mia famiglia. Nella mia zona non era ben visto. Io non me ne sono mai vergognato. Anzi! Proprio quel quello ho voluto tenerlo e riscattarlo”.

La mia vita non è stata semplice – ha ammesso senza mezzi termini -. Sono stato adottato dai miei straordinari nonni, mio padre non l’ho conosciuto e mia madre l’ho vista pochissimo. Difficoltà ne ho vissute tante ma per carattere ho sempre cercato una via di fuga e lo dimostra anche come dormo. Con una gamba fuori dalle lenzuola anche se fuori c’è un freddo polare. Gli psicologi mi hanno sempre detto che lo faccio perché inconsciamente voglio tenermi sempre una via di fuga. La comicità, l’ironia, la ricerca della risata è sempre stata la mia via di fuga”.

Oggi è tutto diverso. A 63 anni – compiuti lo scorso 30 settembre e celebrati in diretta a Tale e Quale Show, insieme a Loretta Goggi – Giorgio Panariello è riuscito a trovare la tanto anelata serenità, non quella che dipende dalle “mancanze economiche”, ma quella del cuore e dell’anima.

Giorgio Panariello, la vita del comico oggi

Sono indelebili nella memoria dei telespettatori le puntate di Torno Sabato, il one-man show andato in onda in prima serata su Rai 1 nei primi anni Duemila. Uno spettacolo a tutto tondo in cui al centro c’era proprio lui, un Panariello super in forma capace di passare da un personaggio all’altro – come dimenticare il suo Renato Zero o il Naomo che scimiottava Flavio Briatore – con un’agilità propria solo dei grandi.

Panariello è un comico toscano “vecchia scuola”, che ha fatto una lunghissima gavetta prima di raggiungere le vette del successo, in gran parte con gli inseparabili amici (e colleghi) di una vita Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni. Ma oggi, come lui stesso ha ammesso nell’intervista, c’è qualcosa di profondamente diverso nella vita di chi fa questo mestiere: “Essere comici è complicatissimo, di questi tempi. Non si può più scherzare su nulla. In tv bisogna stare attenti a tutto. Quando pensi ad una battuta devi prima capire quale categoria potrà offendersi. (…) È sempre più difficile trovare personaggi nuovi da portare in scena. Una volta si scriveva una battuta un mese prima e quando andavi in onda era ancora valida. Adesso se la scrivi il lunedì mattina, il lunedì sera non è più buona perché già l’hai sentita sui social”.

“Non si può toccare più nessuna categoria che immediatamente vieni colpevolizzato“, ha sottolineato ricordando un episodio in particolare: “In un mio spettacolo, portavo in scena Renato Zero che rivolgendosi a Marco Masini gli diceva: ‘Il boa di struzzo lo porto io perché lo ho fresco, ho lo struzzo a casa’. Gli animalisti sono insorti e hanno immediatamente scritto per chiedermi conto di quella battuta che mortificava gli struzzi”.