Chiara Ferragni, l’azienda smentisce: “Nessuna crisi”. Il danno economico e d’immagine

L'azienda di Chiara ha smentito le voci di una crisi in Fenice, ribadendo la sua solidità nonostante il periodo di incertezza economica

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Chiara Ferragni, alla guida della sua azienda Fenice, secondo alcune fonti ha recentemente smentito le voci di una crisi in atto all’interno dell’organizzazione, ribadendo la solidità e la resilienza del suo business nonostante il periodo di incertezza economica. Questa dichiarazione arriva in un momento in cui l’azienda affronta speculazioni e dubbi, soprattutto dopo il fallimento della vendita del 27% delle azioni, un’operazione che avrebbe dovuto infondere nuovo capitale e fiducia nell’impresa.

Chiara Ferragni, l’azienda smentisce: “Nessuna crisi”

La situazione di Fenice, la società dietro al marchio Chiara Ferragni, è attualmente al centro di attenzioni mediatiche e finanziarie significative. Recentemente, l’azienda ha negato di essere in cerca di nuovi investitori, una dichiarazione che assume particolare rilevanza alla luce di alcuni sviluppi aziendali e finanziari.

In primo luogo il diniego di Fenice ha suscitato attenzione perché conferma implicitamente che la vendita del 27% delle azioni, prevista per giugno, non è andata a buon fine. Ciò implica che al momento non ci sono investitori disposti a iniettare nuovo capitale nell’azienda, il che è particolarmente preoccupante considerando che Fenice ha bisogno di circa 6 milioni di euro per rafforzare la sua situazione patrimoniale.

Questa necessità di capitale è stata acuita da una serie di sfide finanziarie, tra cui una significativa riduzione dei ricavi. Fenice avrebbe visto un calo dei ricavi di oltre il 40%, una situazione critica che ha contribuito all’urgenza di trovare nuovi fondi. A peggiorare ulteriormente la situazione, ci sono state pesanti sanzioni pecuniarie imposte dall’Antitrust a società collegate a Ferragni: una multa di 400.000 euro a Fenice stessa, seguita da sanzioni di 675.000 euro a Tbs Crew e di 420.000 euro a Balocco.

Queste sanzioni riflettono non solo problemi specifici nelle pratiche commerciali di queste aziende, ma anche un impatto negativo generale sulla stabilità finanziaria del gruppo aziendale. Nonostante Chiara Ferragni abbia fatto ricorso contro la decisione dell’Antitrust, il danno economico risultante dalle sanzioni e dalla caduta dei ricavi è già tangibile e ha un effetto diretto sulla ricerca di soluzioni finanziarie per stabilizzare l’azienda.

Valutazione e stabilità Finanziaria di Fenice

Il comunicato del 27 aprile rilasciato da Fenice contiene alcuni elementi significativi riguardo alla situazione finanziaria e commerciale della società. La frase «Molti contatti, ma non vendiamo» riflette la posizione dell’azienda rispetto alle speculazioni di mercato e alle discussioni su potenziali vendite di quote azionarie.

Con questa dichiarazione, Fenice intende chiarire che, nonostante l’interesse manifestato da potenziali investitori (i “molti contatti”), non ci sono piani attuali per vendere parti dell’azienda. Questo può essere interpretato come un segnale di fiducia nella stabilità e nel valore a lungo termine della società.

Il comunicato fa anche riferimento a una valutazione precedente di Fenice, specificando che a gennaio 2023 la quota di Chiara Ferragni del 32,5% era stata valutata 1,5 milioni di euro. Questo implica che l’intera azienda, al momento di quella valutazione, aveva un valore stimato molto inferiore rispetto alle aspettative attuali, venti volte meno dei 75 milioni di euro attuali, su cui si basa il potenziale aumento di capitale di 6 milioni di euro.

Questo aumento di valore suggerisce che Fenice potrebbe aver migliorato significativamente le sue prospettive economiche o modificato le sue strategie di business in modo da aumentare il proprio valore di mercato.