Taylor Swift: simbolo delle donne che non possono sbagliare

C'è un intero sistema che non attende altro che sbranare Taylor Swift: tanti i suoi nemici ma ancora di più i fan, ad oggi suo unico e vero scudo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Pubblicato: 28 Gennaio 2024 05:00

Nel mondo dell’industria dell’intrattenimento, intesa nell’accezione più generale possibile, sbagliare è un lusso per pochi e quei pochi sono principalmente uomini. La portabandiera delle donne che non possono permettersi il minimo errore è Taylor Swift. Nessun dubbio a riguardo.

Record su record stracciati e una lunga fila di nemici accumulata nel corso degli anni. Un intero sistema attende di vederla o farla cadere. Con attenzione, si studia ogni sua mossa e si indaga su passato e presente, nella speranza di un’ombra che possa intaccare questo impero altamente irritante.

Tentando di fare un paragone con l’Italia, viene alla mente la rapidità con la quale Chiara Ferragni sia stata accerchiata e mediaticamente sbranata. Gli errori si pagano, certo, e spesso molto cari, ma la velocità e il tenore della copertura mediatica riservatele sanno di “vecchio sistema” che consuma la propria vendetta contro un simbolo del fenomeno influencer.

Proviamo allora a capire come Taylor Swift sia diventata la “divinità” che è oggi, così come quali sono stati i duri colpi assestati all’industria che l’ama e detesta al tempo stesso.

Un successo planetario

Se ancora qualcuno avesse avuto dei dubbi, il 2023 ha confermato come Taylor Swift sia l’artista più influente al mondo. Affermazione che può far storcere il naso a molti, ma innegabile. Tutto ciò che tocca si trasforma in oro ed è in grado di far registrare numeri che hanno dell’assurdo.

Il tutto condito da una straordinaria attenzione e rispetto nei confronti dei suoi fan, come dimostrano le più di tre ore di concerto per ogni singola serata del suo Eras Tour. La vendita dei suoi biglietti ha mandato in crisi il sistema di Ticketmaster negli USA e, in generale, in tutto il mondo si è verificato un evento insolito, quello dei doppi concerti.

Da una parte i fortunati in possesso del biglietto, riuniti a cantare e scatenarsi all’interno dello stadio. Dall’altra, invece, tutti i delusi, che in maniera spontanea prima e organizzata poi si sono recati all’estero, per ascoltare il tutto e organizzare la propria festa.

Ancora un po’ di dettagli per capire la sua portata planetaria. L’uscita del suo disco Speak Now (Taylor’s Version), che è una reinterpretazione di uno dei suoi primi dischi, l’ha trasformata nell’artista donna ad aver raggiunto più volte il primo posto nella Billboard Hot 100 nella storia. Battuta Barbra Streisand. Nel mirino ora ha la classifica generale, in cui risulta dietro Jay-Z (14 volte) e i Beatles (19 volte).

A ciò si aggiunge il fatto che la sua rilevanza riesca abilmente a superare i confini dei settori artistici. È un simbolo e come tale cinema, serie TV e letteratura la citano e sfruttano, com’è sempre avvenuto con gli artisti più influenti al mondo. Volendo citare una serie TV acclamata al momento, The Bear, basti pensare all’episodio sette della seconda stagione, in cui Richie guida e canta a squarciagola Love Story. Una scena di liberazione e riscoperta, di riconciliazione con se stesso e di speranza per il futuro.

La scalata alla vetta

Per alcuni Taylor Swift è un nome di colpo apparso su tutti i giornali, siti e televisioni. Per non parlare dei social. Di certo in molti ritengono il suo un successo immediato o quasi. La verità però è ben altra e, per quanto la sua fama abbia avuto inizio in tempi alquanto rapidi, si tratta di un fenomeno che è stato costruito nel tempo, in più di 15 anni di carriera.

A soli 17 anni ha pubblicato l’album country Taylor Swift. Era il 2006 e gettava le basi per un processo di caratura globale, che fin da subito ha intercettato il gusto e le emozioni di una generazione. Soltanto negli ultimi anni, però, è stato sdoganato l’apprezzamento nei suoi confronti.

Relegata a lungo nel ruolo di “cantante per ragazzine”, è oggi una cantautrice dei sentimenti in senso generale. La sua platea si è ampliata ed è finalmente vero il contrario, almeno negli USA. Dichiarare in maniera orgogliosa di non ascoltarla, magari per partito preso, è qualcosa di strano e controcorrente. Qualcuno parlerebbe quasi di “red flag”.

A parlare per lei sono stati i numeri, certo, ma anche una progettualità molto interessante. Durante la pandemia di Covid-19 ha infatti pubblicato due album con sonorità ben differenti rispetto al passato. Folklore ed Evermore l’hanno spinta tra le braccia della critica americana. A ciò si aggiunge una narrativa molto particolare. Da una parte c’è stato il suo impegno progressista e, di fatto, politico, dall’altra ha dato lotta al sistema, schierandosi contro un grande produttore discografico ed avendo la meglio. Di questo parleremo poco dopo, ma basti sapere che tutto ciò, unito a una nuova generazione che l’ha scoperta in epoca recente (ignara degli anni di gossip violento subito da lei, o poco interessata a tutto questo), ha di fatto consacrato una stella che brillava di luce propria già da tempo.

La sua musica non è sperimentale, non guarda al futuro e corre rischi. Il suo obiettivo è quello di portare i propri testi a più persone possibili, rendendoli indelebili nella mente di molti grazie a melodie orecchiabili e mai estreme. È la voce di una generazione, che ricorre ai suoi album perché in cerca di comprensione, di un luogo sicuro in cui parlare liberamente delle proprie vulnerabilità.

Molto interessanti le parole di un critico musicale, Sam Sanders, che di lei ha scritto: “Ha osservato i giovani formare le loro identità e verità. Ha escogitato un modo per scrivere canzoni che parlassero di questo e onorassero anche la tradizione culturale da cui proviene. Non dirò mai che è un’artista d’avanguardia, ma è molto più innovativa di quanto non si creda”.

La lotta al sistema

Taylor Swift non è nata ieri, come detto. L’Italia si sarà anche accorta tardi di lei, ma il fenomeno globale è esploso tempo addietro. Ha lottato per raggiungere la vetta e restarci, ma soprattutto imponendo le proprie regole.

Lo scontro con il noto e potente produttore Scooter Braun rappresenta già un pezzo di storia dell’industria. Questi ha venduto i diritti dei suoi primi sei album senza darle alcun avvertimento. La cantante ha spiegato d’aver ricevuto (tramite il suo team) una lettera dalla Shamrock Holdings, che avvisava d’aver acquistato le sue registrazioni originali.

Un affare notevole, stimato tra i 300 e i 450 milioni di dollari: “Questa è la seconda volta che la mia musica viene venduta a mia insaputa”. Si parla del 2020 e la prima volta risale all’anno precedente. Nel 2019 infatti la Ithaca Holdings, società di Braun, aveva acquistato la Big Machine Label Group, ottenendo anche le registrazioni originali dell’azienda. Tra queste, spazio ai primi sei album di Taylor Swift, finiti poi a un fondo di investimento.

La cantante ha avuto la sua chance di acquistare il materiale e tornare padrona delle proprie opere. Braun, però, non si sarebbe limitato a una richiesta economica. Avrebbe infatti preteso da lei la firma di un contratto. Un accordo di non divulgazione, nel quale lei si impegnava a non dire mai nulla di negativo sul suo conto in futuro.

La risposta dell’artista è di quelle degne di un film. Ha infatti promesso di registrare nuovamente gli album in questione. Parola mantenuta e lavoro immane svolto nel giro di pochi anni. Ecco I titoli: Taylor Swift, Fearless, Speak Now, Red, 1989 e Reputation. Tra il 2021 e il 2023 ne sono stati pubblicati ben tre, tutti riportanti la dicitura Taylor’s Version. Quest’ultima è di enorme importanza, al fine di garantire ai fan di star supportando lei e non altri.

Non soltanto una riproposizione identica dei vecchi album, che i fan già avevano in casa, bensì una sorta di Taylor’s Cut dal minutaggio ben maggiore. Tutto ciò ha di certo contribuito all’esplosione del suo movimento e, a dirla tutta, alla trasformazione della sua fanbase, divenuta sempre più ossessiva. Essere una swifties è così diventato quasi sinonimo di lotta femminista, per alcune/i.

Taylor Swift nel mirino

Ora che si ha un’idea un po’ più chiara di chi sia Taylor Swift, soprattutto in ambito americano, del suo percorso e dell’enorme potere accumulato, possiamo tornare a quanto dichiarato inizialmente. Lei rientra pienamente nel novero di donne cui non è permesso sbagliare, mai.

La si voleva in silenzio ad annuire, ma ha mostrato di non avere timore di nessuno. Faccia a faccia con Kanye West, ha avuto la meglio sul lungo periodo. Nel 2009 lui fece irruzione sul palco degli MTV Video Music Awards, per gridare al mondo che avrebbe dovuto vincere Beyoncé. Un gesto che oggi è tra i più significativi della lotta al sistema maschilista USA e non solo. Sul web ogni tanto riemerge, anche perché connesso a quanto avvenuto in seguito. Nel 2016, infatti, in un verso di Famous il famoso rapper si è così espresso: “Penso che io e Taylor Swift potremmo ancora sc****e. L’ho resa io famosa quella st****a”. Parole che hanno poi generato una tempesta mediatica, con i due cantanti, insieme con Kim Kardashian, ad accusarsi pubblicamente di mentire in merito al fatto che quel verso fosse concordato o meno.

Come detto, il tempo ha ben spiegato chi sia rimasto in piedi e chi è un’ombra del sé di un tempo. Chi genera scosse simili a sismi di magnitudo 2.3 durante i propri concerti e chi è simbolo di una cultura machista e misogina (in quanti attendono un’intervista rivelatoria o un libro di memorie di Bianca Censori?).

Una dura lezione appresa anche da Scooter Braun. In un mondo di uomini abituati a considerarsi intoccabili, la scelta di Taylor Swift ha spinto (e costretto, in alcuni casi, per la salvaguardia della propria fanbase) numerosi artisti a fare lo stesso. Rapporti recisi con il produttore, da J Balvin ad Ariana Grande, da Demi Lovato a Justin Bieber.

Una rivoluzionaria, una donna da seguire tra le fiamme di un cambiamento necessario, che ha subito sulla propria pelle gli effetti di questo scontro con il sistema. Nessuno sbaglio le sarà mai perdonato. Nessuna crepa nella sua immagine pubblica e privata. Sono tutti lì pronti a sbranarla e sono in tanti.

Basti pensare a Taylor Swift. The Eras Tour, film di 165 minuti che ha di fatto portato dei mini concerti nelle sale cinematografiche. Uscito lo scorso ottobre, ha proposto un mix di riprese realizzate durante diverse tappe.

Anche in questo caso la cantautrice ha fatto di testa propria, contro tutto e tutti e ha vinto a mani basse. La distribuzione della pellicola è stata negoziata direttamente con le catene di cinema statunitensi dal suo team. Il motivo? Le major della distribuzione di Hollywood le avevano consigliato di farlo uscire nel 2024, se non nel 2025. Il management di Swift ha invece imposto le proprie regole: film in sala con il tour in corso. Il risultato? 100 milioni di dollari incassati dalla sola prevendita, per un totale che supera quota 250 milioni di dollari in tutto il mondo.

Ancora un successo e una ferita al sistema, per una donna che necessita dell’abbraccio e della protezione del suo pubblico per resistere al contrattacco, che è sempre più spietato.

La (durissima) risposta del sistema

Gli attacchi a Taylor Swift sono innumerevoli. Per anni ha dovuto difendere la propria musica, evidenziando come d’amore e relazioni passate parlino molti dei suoi colleghi uomini, senza per questo essere dipinti come “vendicativi”.

Attenti a frequentarla, uomini! Scriverà un album su di voi e vi rovinerà la vita. Per un bel po’ questo è stato il modo in cui in tanti hanno scelto di dipingere il fenomeno Swift. Si sa, però, che anche la critica deve evolversi.

È dunque apparso sul New York Times un editoriale a firma di Anna Marks, giornalista che ha tentato di mascherare la sua morbosità con una spruzzata d’analisi culturale e societaria. In parole povere, l’articolo espone una lista di motivi per i quali alcuni suoi testi potrebbero essere considerati come rivolti ad amori femminili o di ambo i sessi.

Parole su parole per indagare sulla sessualità e presunta bisessualità della star, ma a che pro? L’idea di fondo sembra essere quella di spaccare in due la fanbase, evidenziandone al tempo stesso delle naturali ipocrisie: “Per moltissimi fan, riconoscere anche solo la chance che Swift possa essere queer cambierebbe irrevocabilmente il rapporto che hanno con la sua figura”. Parole di Marks che tentano di accendere una “guerra di fede” tra le cosiddette “gaylor” (Taylor+gay) e le “hetlor” (Etero+Taylor).

Tutto ciò, però, non pone affatto la parola fine. È solo parte di un processo molto ampio, destinato a durare nel tempo. Il capitolo più recente è dato dalla condivisione di false foto a luci rosse della cantante. Milioni di visualizzazioni, richieste da parte del Congresso di penalizzare condivisioni di falsi pornografici, sollevamento popolare ed ennesimo tentativo di distruggere la sua immagine. Un colpo dopo l’altro, tra giornali, TV e web, alla ricerca di quella singola crepa che possa spaccare e far crollare l’aura protettiva che oggi le garantisce di sfidare il mondo: il suo pubblico.