Barbara Palombelli è salita sul palco dell’Ariston in punta di piedi, con la grazia posata che l’ha sempre contraddistinta. Non per senso di inadeguatezza o per timore, anzi. La sua pacatezza arriva da una consapevolezza: quella di essersi sempre meritata ogni singolo traguardo ottenuto. E di traguardi la giornalista e conduttrice ne ha raggiunti tanti, anche più prestigiosi rispetto a quello di presentare per qualche ora il festival.
È stata la prima firma femminile della pagina politica del Corriere della sera, mentre il padre la voleva più simile a Gigliola Cinquetti che a Indro Montanelli: “capelli legati, filo di perle, matrimonio, una vita tranquilla come in Non ho l’età. Io invece ero ribelle, volevo uscire, guidavo la moto e la macchina senza avere la patente”.
E forse è anche per questo che dal suo monologo sulle donne, cui la Palombelli ha dedicato la sua partecipazione al festival, ci si sarebbe aspettato di più. “Una serata che voglio dedicare a tutte le donne italiane, perché hanno in questo momento il compito di tenere il Paese: tengono le scuole aperte, accudiscono tante persone positive al Covid, tengono le famiglie unite“.
Tutto vero, ma forse proprio da una donna che ha rotto gli schemi, che si è ribellata e ha guardato avanti, che si è costruita da sola il suo futuro e la sua carriera, ci si sarebbe aspettati un “ma” a questo punto. Perché dietro quelli che la giornalista ha elencato come meriti delle donne in questo periodo si nascondono disuguaglianze che mai sono state così nette, come i dati sul lavoro femminile hanno tristemente evidenziato.
Attraverso le pagine fondamentali della sua vita e le sue conquiste, Barbara Palombelli cerca di dare una scossa a tutte le donne: “Dobbiamo ribellarci sempre, non andremo mai bene, ci umilieranno e cercheranno di metterci le mani addosso, non va bene nemmeno Liliana Segre, che a 90 anni si è vaccinata e qualcuno ha fatto polemiche. Ma non ci dobbiamo arrendere, anche se il prezzo è molto alto”, ma quella che racconta è un’altra Italia, di un tempo lontano che nulla ha a che vedere con i tempi di oggi, in cui certi diritti che dovrebbero essere acquisiti non lo sono, in cui la cultura patriarcale è ancora saldamente radicata e molto più subdola.
Ma su una cosa la Palombelli ha ragione da vendere: “Non dovete fermarvi, ragazze. Senza farvi togliere la dignità. Non vi arrendete, facciamo rumore”. Anche se da una come lei, ci si sarebbe aspettato proprio quello, più rumore.