Elodie, quella fiducia inaspettata che le ha fatto spiccare il volo

Nella seconda serata di Sanremo 2021, Elodie ha conquistato il pubblico con un toccante monologo

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Redazione

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Elodie si racconta sul palco di Sanremo 2021, svelando un passato che pochi conoscono in un monologo toccante. La cantante è stata scelta da Amadeus come co-conduttrice della seconda serata del Festival, portando all’Ariston la sua energia, fra esibizioni e look strepitosi.

La vera sorpresa però è stato un monologo, intenso e bellissimo, in cui Elodie ha parlato del suo passato di ragazza cresciuta nella periferia di Roma, in un quartiere difficile. “Sono Elodie e per parlare davanti a voi questa sera ho dovuto abbattere un muro – ha confessato la co-conduttrice della seconda serata di Sanremo 2021 -. Quando Amadeus mi ha chiesto mi sarebbe piaciuto raccontare qualcosa di me mi sono spaventata. Parlare in pubblico non mi mette a mio agio, ma tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro sono successe delle cose belle nella mia vita”. L’artista ha svelato di aver sempre sognato in grande, ma di non aver mai creduto in se stessa. “Vengo da un contesto popolare di Roma – ha rivelato a Sanremo 2021 -. Il mio quartiere mi ha dato tanto, ma anche tolto tanto. Io ho sempre voluto fare questo mestiere, ma mi sembrava un sogno troppo grande rispetto a una bambina come me. Non mi sentivo all’altezza e non avevo gli strumenti. Non ho finito il liceo, non ho preso la patente, non ho studiato canto. Ho sbagliato, lo so. Però è difficile sapere cosa fare. Se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per avere ciò che dovresti già avere”.

Elodie, classe 1990, è cresciuta al Quartieraccio, segnata dal divorzio difficile dei suoi genitori e da un ambiente tutt’altro che semplice. “A vent’anni avevo deciso che la musica era già finita per me, di non fare più niente”. A farla ricredere è stato un musicista jazz, che ha spinto Elodie a non mollare e a lottare per i suoi sogni. “Sono stata molto fortunata – ha ammesso – perché ho fatto un incontro, un musicista, Mauro Tre, che questa sera è con me sul palco. Volevo dirti grazie perché mi hai dato una possibilità dove non me la sono data io. Tu mi hai fatto amare il jazz. Quello che mi hanno insegnato Mauro e la musica è che non bisogna sentirsi per forza all’altezza. L’importante è iniziare a farle. Probabilmente io non sono all’altezza di questo palco, di questa orchestra, ma l’altezza è solo un punto di vista”.