Nel santuario di Militello Val di Catania si sono celebrati i funerali di Pippo Baudo, davanti a autorità, cittadini e familiari. A parlare dall’altare è stato don Giulio Albanese, il suo padre spirituale, che lo ha seguito negli ultimi mesi segnati dal dolore e dalla malattia.
Ha ricordato i giorni finali come un attraversamento duro ma consapevole: “Le ultime settimane sono state di grande sofferenza. Era sotto morfina, però lucido. E, comunque, per lui è stato un tempo, sono parole sue, di purificazione, di liberazione”.
“Pippo Baudo non amava essere definito un dio”: le parole di don Albanese
Durante l’omelia, don Albanese ha condiviso le parole più intime di Pippo Baudo:
Poco prima di morire, mi ha confidato che il successo (e lui, come sapete, ne ha avuto tanto) non basta a riempire il cuore. Il successo non basta a rendere felici! Questa è una parola di verità che risuona in sintonia con il Vangelo.
Questo passaggio ha suggellato l’immagine di un uomo che, dietro gli applausi e la carriera, sapeva spogliarsi delle luci di scena per rivelare la sua fragilità più autentica.
Militello abbraccia il suo figlio più illustre
La cittadina siciliana di Militello ha accolto il feretro con un’emozione palpabile, riconoscendo in Baudo non solo il volto amato della tv ma anche un figlio della propria terra.
Don Albanese lo ha definito “testimone esemplare di fraternità”, un uomo capace di incidere con autenticità nella vita di chi lo ha incontrato. La comunità lo ha circondato con un abbraccio collettivo che ha annullato differenze di fede e convinzioni, trasformandosi in un atto corale di riconoscenza.
La metafora dei due libri
Il sacerdote ha evocato l’immagine di due libri: quello della vita terrena, ormai chiuso, e quello della Parola di Dio, sempre aperto a chi crede. Un accostamento scelto per legare la storia di Baudo al messaggio evangelico.
A conferma, don Albanese ha richiamato più versetti delle Scritture, tra cui il Salmo 90:
I nostri giorni svaniscono come un soffio, e gli anni passano come un sogno.
Pippo Baudo uomo discreto e generoso
Accanto alla carriera televisiva, emerge il ritratto di un uomo riservato ma pronto a tendere la mano. Don Albanese lo ha ricordato come colui che sapeva “dare spazio a tanti artisti e custodire rapporti sinceri. Molti lo ricordano come uomo generoso, discreto, pronto ad aiutare senza clamore”. Negli anni, questa disponibilità è diventata un tratto distintivo del suo carattere, vissuto nel nascondimento e nella discrezione.
Il coraggio nella lotta alla mafia
Nell’omelia è stato ricordato anche il suo coraggio civile. Pippo Baudo, ha detto il sacerdote, non ha avuto timore di denunciare i soprusi della mafia, scegliendo la via della fermezza e della giustizia. È stato citato il Vangelo delle Beatitudini, in particolare il versetto “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.
Per lui, la giustizia non era teoria ma carne viva: un principio da incarnare ogni giorno, anche davanti all’opinione pubblica.