Napoli ha tremato nel cuore della notte, e con lei anche i suoi abitanti. Una scossa di magnitudo 4.4 ha scosso l’anima della città, costringendo la gente a riversarsi in strada, in preda a un terrore antico e mai davvero sopito.
Tra le voci che si sono levate all’alba c’è stata anche quella di Geolier, che ha scelto di intervenire non per spettacolarizzare la tragedia, ma per rispondere a una piaga che si insinua come un’eco velenosa tra le macerie: l’odio social. Il rapper napoletano ha puntato il dito contro chi ha trasformato il dramma in ironia spicciola, condannando i soliti cori da stadio che, in questo momento, come scrive lui stesso, non fanno più ridere nessuno.
Il rapper e la reazione alle parole sui social
Leggere certi commenti, dopo una notte di paura e macerie, è qualcosa che per il cantante va oltre la sopportazione. Geolier non ha potuto restare in silenzio davanti a chi si diverte a fare battute sul terremoto. “Non posso leggere commenti del tipo ‘Speriamo che accada presto’ o altre battutacce sul terremoto restando in silenzio. Qui ci sono persone che hanno lasciato le proprie abitazioni dove hanno cresciuto figli, passato vite e progettato sogni che si stanno sgretolando, ci sono persone che hanno paura, che stanno vivendo in macchina o che vivono con le valigie già pronte nel caso dovessero scappare”.
Il rapper ha vissuto tutto sulla propria pelle, nella sua nuova casa di Pozzuoli, affacciata su Nisida, in una terra che da sempre convive con il bradisismo, ma che non si abitua mai davvero al terrore. Non è la prima volta che prende posizione su questioni che riguardano Napoli, e non solo quando si parla di musica.
Ha parlato ai suoi coetanei, invitandoli a non imboccare la strada della criminalità, si è schierato quando la sua città è stata bersaglio di polemiche. Un atteggiamento che gli è valso un riconoscimento che vale più di un premio: il titolo ufficioso di “ambasciatore dei giovani”, assegnatogli dal sindaco Manfredi dopo il secondo posto a Sanremo. Ora, però, non si tratta di classifiche, ma di qualcosa di molto più importante: il rispetto per chi sta contando le crepe sui muri e dentro di sé.
Un appello al rispetto
Geolier ha messo in chiaro che certe battute, che fino a ieri potevano sembrare folklore, oggi suonano come un insulto alla sofferenza di chi ha visto la propria casa diventare instabile quanto il suolo sotto i piedi. “Se a voi tutto questo non fa male siete pregati di guardare in silenzio senza commentare perché i cori allo stadio e tutte queste piccolezze ci hanno sempre fatto sorridere ma adesso no. Abbiate l’umiltà di ammirarci anche questa volta mentre affrontiamo qualcosa più grande di noi, vincendo sempre”. Una frase contro chi si diverte a ridere delle disgrazie altrui. Questa volta non c’è spazio per il sarcasmo, solo per il rispetto.
La casa di Geolier nella zona colpita
Geolier ha scelto di mettere radici proprio nel ventre della terra che trema, lasciandosi alle spalle Secondigliano per una villa affacciata sul mare di Pozzuoli. Una casa con piscina a sfioro su Nisida, un sogno costruito in una zona dove il bradisismo è una minaccia costante, un promemoria che la stabilità è sempre un’illusione. La scossa di magnitudo 4.4 lo ha colto lì, tra le stesse strade dove oggi la paura ha scavato solchi più profondi delle crepe nei muri. Lui non ha parlato di sé, non ha cercato riflettori, ma ha invitato solo a riflettere.