Dopo anni, un mese o anche solo un giorno non importa. Ci vuole una grande forza per raccontare una delle pagine più brutte della propria vita, proprio come ha fatto Brooke Shields mettendosi a nudo nel documentario biografico Pretty Baby: Brooke Shields, presentato in anteprima venerdì 20 gennaio 2023 al Sundance Film Festival. L’attrice, grande icona di bellezza degli anni Ottanta, ha deciso di aprirsi per la prima volta sulla violenza sessuale subita più di 30 anni fa quando era soltanto una ragazza agli esordi della sua carriera.
Brooke Shields vittima di violenza, l’inedito racconto
Quando ammiriamo le nostre celebs preferite spesso dimentichiamo quanto si potrebbe nascondere dietro ai riflettori, agli scintillanti red carpet alle foto patinate che dominano sulle pagine dei giornali. Di Brooke Shields abbiamo sempre conosciuto il grande talento, i film che l’hanno resa una vera icona degli anni Ottanta (indimenticabile Laguna Blu) e la bellezza, che ancora oggi a 57 anni non accenna a sfiorire.
Era solo una ragazza quando ha vissuto uno degli episodi più bui della sua vita, di quelli che ti segnano per sempre ed è difficile raccontare, prima a sé stesse e poi anche agli altri. L’attrice ha deciso di farlo a distanza di 30 anni, dopo un lungo percorso: “Non sapevo se o quando o se avrei mai parlato di questo” – ha spiegato in un’intervista a The Hollywood Reporter – “Mi ci sono voluti molti anni di terapia per poterne parlare. Sicuramente ci ho lavorato molto duramente e ho imparato a elaborarlo. E sono arrivata a un punto, e siamo arrivati a un momento nella nostra società, in cui possiamo parlare di queste cose molto più apertamente.(…) Perché questo è qualcosa che accade ogni giorno e non dovrebbe accadere. Sentivo di essere arrivata a un punto in cui potevo parlarne. Mi ci è voluto molto tempo”.
Il mostro talvolta è qualcuno vicino a noi, una persona che riesce a conquistare la nostra fiducia ma che all’improvviso si rivela per ciò che è. La violenza sessuale subita da Brooke Shields è l’emblema di un problema radicato nella società, specialmente in uno Star System come quello hollywoodiano in cui le donne, soprattutto le più giovani, sono trattate come “oggetti” e si ritrovano troppo spesso di fronte a uomini senza scrupoli (tra i più eclatanti il caso Weinstein, di cui ha parlato anche Asia Argento). Sei bella sì, ma devi dare qualcosa in cambio per arrivare dove vuoi. Qualcosa che raccapricciante è dir poco. Non rivela l’identità del violentatore, l’attrice, ma racconta che la portò nel suo hotel dicendole che avrebbe chiamato un taxi dalla sua stanza, ma una volta lì l’aggredì. «Avevo paura di essere soffocata. Non ho neanche lottato, mi sono solo detta: “Resta viva e poi scappa“».
“Non credo davvero che il mio lavoro influenzerà quelli di Hollywood – ha detto la Shields -.(…) Volevo condividere questa storia con altri uomini e donne che potrebbero essere in difficoltà (…), sperando che almeno condividendo l’incidente e la storia possa aiutare gli altri a superare tutto ciò”.
“Pretty Baby”, il documentario sulla vita dell’iconica attrice
Ci vuole coraggio a raccontarsi, nel bene e nel male. Brooke Shields ha sentito che era giunto il momento e per farlo ha scelto di affidarsi a Lana Wilson, regista del documentario biografico Pretty Baby: Brooke Shields. Un titolo affatto casuale: Pretty Baby è un film del 1978 di Louis Malle che vede protagonista proprio una giovanissima Shields nei panni di una baby prostituta abbandonata dalla madre in un bordello. Film dal quale prende le mosse il racconto del documentario e che, ovviamente, fece molto discutere all’epoca e tutt’oggi parecchio controverso, sulla scia delle denunce di Leonard Whiting e Olivia Hussey per le scene di sesso in Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli: erano ancora minorenni, proprio come Brooke Shields che aveva appena 11 anni.
Il documentario è stata un’occasione per raccontare la violenza subita, ma non solo. L’attrice ha parlato della sua carriera, dagli esordi sino ai grandi successi come Blue Lagoon, passando per il rapporto particolare con la madre Tery, scomparsa nel 2012, e che ha definito “Una figura molto controversa” (in passato è stata accusata di sfruttare la figlia per fini economici).
Dopo la presentazione al Sundance Film Festival, il documentario Pretty Baby: Brooke Shields sarà disponibile in due parti sulla piattaforma Hulu.
Brooke Shields e il controverso rapporto con sua madre
Brooke Shields, che oggi è mamma di due ragazze, si è interrogata a lungo su quello che è successo quando era ancora una bambina e sul perché sua madre, che avrebbe dovuto proteggerla da quello che c’era lì fuori, ha invece permesso tutto questo, dando in pasto la sua immagine al mondo intero, trattando il corpo della sua bambina come un oggetto alla mercé dei media. Ha ripercorso il suo passato per sconfiggere, una volta per tutte, i demoni che ancora oggi la tormentano, e lo ha fatto anche e sopratutto per le sue bambine.
È stata proprio sua figlia Rowan, che oggi ha 19 anni, a chiedersi perché la nonna avesse spinto Brooke sull’orlo di quello che sembrava un precipizio. “Ma tu, mamma, ci avresti permesso di farlo?” – ha chiesto la primogenita a sua madre –“Questa sembra pornografia infantile”.
E in effetti, Brooke Shields, aveva appena 11 anni quando fu costretta a girare quelle scene con Keith Carradine, che di anni, invece, ne aveva già 27. Parlando con il Sunday Times Magazine, l’attrice, ha ripercorso la conversazione avuta con sua figlia ammettendo che non ha potuto giustificare sua madre davanti a lei, o almeno non più di quanto avesse fatto durante tutta la sua intera vita. Perché sì, nonostante tutto, Brooke non è riuscita mai a odiare sua Teri. “Non so perché mia madre pensava che farmi fare certe cose fosse giusto”, ha ammesso poi l’attrice.
E in effetti, quel ruolo scomodo indossato quando era solo una bambina, non fu l’unica cosa opinabile che sua madre la incitò a fare. Fu proprio lei a convincere sua figlia a posare nuda per Playboy quando aveva solo 10 anni. “Potrei dire che quella era arte, che erano altri tempi. Ma in realtà non so perché mia madre l’abbia permesso”.