Chiara Francini, il monologo a Sanremo e il dolore per la maternità mancata

Un dolore vissuto ancora oggi come un tabù: sul palco dell'Ariston Chiara Francini ha parlato della sua maternità mancata

Il suo monologo arriva dritto come un pugno allo stomaco, Chiara Francini, co-conduttrice della quarta serata del Festival di Sanremo, ha parlato di un dolore ancora oggi vissuto come un tabù: essere donna senza essere madre – non importa che sia per scelta o meno – e sentirsi sbagliate per questo.

Una condizione che vivono in molte, in una società che non solo ti sbatte in faccia ogni giorno “l’obbligo” della maternità, ma che la dipinge come l’unica esperienza della vita che può farci sentire realizzate come donne. La verità è che così non è: tutte razionalmente lo sappiamo, ma il senso di colpa a volte può schiacciarci.

Chiara Francini, le emozioni legate alla maternità delle altre

Sul palco dell’Ariston Chiara Francini ha voluto parlare di un argomento ancora tabù, che resiste in una società in cui le donne senza figli sono sempre più numerose. E lo ha fatto con sagacia, un pizzico di ironia e grande sensibilità. Perché parlare di un argomento così delicato non è facile.

“Arriva un momento della vita in cui è chiaro che sei diventato grande: quando hai un figlio. Ora, io un figlio non ce l’ho, però credo sia una cosa dopo la quale è chiaro che non potrai più essere più giovane come lo eri a sedici anni, col liceo, la discoteca e il motorino. E c’è un momento in cui tutti intorno a te cominciano a figliare. È una valanga”, spiega.

Quando un’amica ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, “non sai mai che faccia fare, c’è come qualcosa che ti esplode dentro, un buco. E mentre accade tutto questo, tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole solo essere festeggiata. E non c’è spazio per la tua paura, per la tua solitudine. Tu devi festeggiare. Come l’albero di Natale che tengo acceso tutto l’anno in salotto, del tutto insensato”.

In quante possiamo ritrovarci in queste parole? Riconoscerci in quella paura, mista ad amarezza e frustrazione? Perché se un figlio non possiamo averlo, la maternità delle altre è una coltellata, un dolore che si ripete ancora e ancora, ad ogni annuncio, ad ogni foto social delle nostre amiche. E se un figlio invece non lo vogliamo la maternità altrui ci mette di fronte a mille, inevitabili, interrogativi, che si possono riassumere in uno solo: sarò io quella sbagliata?

Le parole di Chiara Fracini sulla maternità mancata

Nel frattempo il tempo passa inesorabile e non importa quanti traguardi puoi aver raggiunto, di quanti successi tu possa essere orgogliosa. Perché il tempo ci mette di fronte a una consapevolezza: “Se non mi sbrigavo io, forse, un figlio non lo avrei mai avuto. E se anche mi sbrigavo, poi, non era mica detto. Perché anche quando ti ti decidi magari il corpo ti fa il dito medio e tu, allora, rimani col dubbio di aver sbagliato, di aver aspettato troppo, di essere una fallita“.

L’idea di maternità ci mette di fronte anche all’idealizzare quel figlio che forse non arriverà mai, e insieme a lui (o lei) la madre che potremmo essere (e che forse non saremo mai): “Come faccio con te, bambino? Ancora non ti conosco, ancora non so nemmeno se nasci, se ci riesco a farti nascere, che già non ci capiamo. Per favore vienimi su brillante, con la battuta pronta. Odia, odia, odia ciò che si deve odiare, il male, l’ingiustizia, perché è con quell’odio che si fa tutto. Non è vero che si fa con l’amore. Sì, con l’amore si fanno delle cose, ma il grosso si fa con quell’odio lì. Profondo, viscerale, instancabile. Non essere, ti prego, una di quelle creature indifese, troppo buone. Perché poi dovrei cercare di difenderti tutto il tempo.  E c’è il  rischio che tu venga su meno capace di guardare, di camminare”.

Chiara Francini, il monologo sulla maternità mancata
Fonte: Getty Images
Chiara Francini, il monologo sulla maternità mancata

Dubbi, interrogativi, domande che non trovano una soluzione per Chiara: “Ma lo vedi come parlo? Sembra che tutto dipenda da me, come se tu non esistessi già da prima di esistere. Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che non è così, ma da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata”.

E così, tra i sensi di colpa, la delusione, l’idea che diventare madre possa rubare ogni briciolo di creatività, di tempo e di vita, non è facile trovare spazio per il bambino che abbiamo sempre sognato: “In mezzo a tutto questo bisogno di arrivare, in mezzo a tutta questa rabbia, a questo amore, io, ora, non so dove metterti. O, forse, sei proprio tu che non vuoi venire da me, perché credi che io mi sia dimenticata di te, che io mi sia dimenticata della vita. Ma io volevo solo essere brava, io volevo solo essere preparata, io volevo che tu fossi fiero di me. Anche se ancora non ci sei. Forse, perché ci sei sempre stato“.