Trigliceridi: cosa sono e cosa mangiare (ed evitare) quando sono alti

Livelli alti di trigliceridi nel sangue possono essere legati ad abitudini alimentari scorrette. Scopri cosa mangiare ed evitare quando sono alti

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Sappiamo che la salute generale del nostro organismo dipende per lo più dallo stile di vita che adottiamo ogni giorno. Quindi a fare la differenza sono ad esempio le abitudini alimentari e quelle sportive.

Anche se è possibile accedere con grande facilità ad ogni tipo di alimento, compresi quelli poco salutari da cui spesso si è tentati anche per la velocità di preparazione, non dobbiamo dimenticare che il corpo raccoglie i frutti delle nostre scelte. Questo non significa rinunciare del tutto ad un cibo particolarmente goloso, piuttosto concederselo di tanto in tanto.

Le analisi del sangue rivelano i valori del colesterolo, degli zuccheri, come anche quelli dei trigliceridi all’interno del sangue. Può però capitare di ritrovarsi risultati con livelli di trigliceridi alti. Questo dato è significativo in quanto ci indica che probabilmente qualcosa nel nostro stile di vita non è corretto.

Quali sono le cause dei trigliceridi alti e quali sono gli alimenti da mangiare e da evitare? Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Gloria Rossetto, Biologa Nutrizionista.

Cosa sono

«Chimicamente i trigliceridi sono molecole formate dal legame tra una molecola di glicerolo e tre molecole di acidi grassi.

Nel corpo umano la maggior parte dei trigliceridi è contenuta all’interno del tessuto adiposo come riserva di energia, ma, come sappiamo, i trigliceridi si trovano anche nel flusso sanguigno, per essere trasportati e scambiati tra i vari tessuti e le cellule del nostro organismo.

I grassi introdotti con la dieta (ad esempio tramite l’olio, il burro e tantissimi altri alimenti) sono chimicamente dei trigliceridi, che vengono scissi, dagli enzimi digestivi (lipasi) in monogliceridi e acidi grassi liberi. Sono, poi, captati dalle cellule assorbenti (enterociti) del lume intestinale e per la maggior parte riconvertiti in trigliceridi, per essere convogliati nel circolo linfatico ed ematico (gli acidi grassi a catena corta e media, invece, possono passare direttamente al circolo ematico, senza essere coinvolti in questo momento nella sintesi dei trigliceridi)», spiega la dottoressa.

Trigliceridi e salute del cuore

«Da più di 30 anni, l’ipertrigliceridemia di grado medio-moderato, assieme all’aumento della colesterolemia, è stata associata ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari; le ipertrigliceridemie severe sono state anche associate a un maggiore rischio di pancreatite acuta».

Quali sono i valori di riferimento

«I livelli di trigliceridemia vengono classificati (NCEP ATP III) in:

  • desiderabili <100 mg/dl;
  • normali 100-150 mg/dl;
  • borderline-alti 151-199 mg/dl;
  • alti 200-499 mg/dl;
  • molto alti >500 mg/dl», continua l’esperta.

Quando i livelli di trigliceridi nel sangue sono più alti di quelli considerati nella norma, si parla di ipertrigliceridemia, ovvero una condizione che può essere dovuta a molteplici fattori tra cui uno stile di vita scorretto.

Quali sono le cause dei livelli alti di trigliceridi

«L’ipertrigliceridemia può avere diverse cause, genetiche ed esterne. L’ipertrigliceridemia, da lieve a moderata, può dipendere da:

  • una dieta e da uno stile di vita non salutari (ad esempio dall’abuso di alcol);
  • da alcune patologie, come l’ipotiroidismo e l’epatosteatosi;
  • dall’uso di alcuni farmaci (come i glucocorticoidi o gli estrogeni orali di vecchia generazione);
  • da situazioni fisiologiche speciali, come la gravidanza.

Si può presentare molto frequentemente come componente della sindrome metabolica e del diabete mellito di tipo 2.

L’ipertrigliceridemia grave è rara e spesso i fattori genetici sono i più influenti. In genere le forme di ipertrigliceridemia di questa entità sono determinate da elevati livelli di chilomicroni».

Cosa mangiare quando sono alti

«In associazione all’eventuale terapia prescritta dal medico, le indicazioni nutrizionali devono puntare alla normalizzazione del peso corporeo e della circonferenza addominale, seguendo i princìpi della dieta mediterranea. Sono da preferire:

  • alimenti a bassa densità energetica, ovvero almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno;
  • cereali e derivati integrali, che hanno un maggiore potere saziante e rallentano l’assorbimento intestinale, influendo positivamente sulla regolazione della glicemia;
  • i legumi come fonte proteica, dal momento che forniscono un alto apporto di fibra e sono caratterizzati da ridotto contenuto di grassi;
  • il pesce azzurro, le noci e i semi di lino, importanti fonti di acidi grassi omega-3, nutrienti associati a una riduzione della trigliceremia (su indicazione del medico o con il suo assenso, è possibile assumere integratori a base di omega 3);
  • metodi di cottura semplici, che non richiedano un uso eccessivo di grassi, quali olio o burro;
  • la ripartizione giornaliera degli alimenti in almeno tre-cinque pasti, per favorire una regolazione energetica e del meccanismo fame-sazietà ottimali», precisa la dottoressa Rossetto.

Cosa evitare quando sono alti

«Sono da limitare tutti gli alimenti che si collocano in cima alla piramide alimentare, la cui assunzione dovrebbe essere di poche volte a settimana o meno frequente, ovvero di tipo occasionale:

  • alimenti molto grassi e processati: carni conservate, specie quelle grasse (lardo, salame, salsiccia, mortadella, ecc.), cibi da fast food, burro, formaggi grassi e salse grasse come la maionese;
  • bevande e alimenti molto ricchi di zuccheri: bevande zuccherate, dolci e merendine, zuccheri aggiunti, marmellate e miele;
  • bevande alcoliche, il cui consumo è associato ad alti livelli di trigliceremia», conclude l’esperta.

In conclusione, livelli alti di trigliceridi nel sangue possono essere dovuti ad abitudini alimentari poco salutari. Con l’aiuto di uno specialista, è possibile però intraprendere un regime alimentare specifico per ripistinarne il livelli.