Shock anafilattico: cos’è e quali sono i sintomi

Scopriamo cos'è lo shock anafilattico, quando e perché si manifesta e cosa fare in questi casi

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Punture di insetti, assunzione di farmaci, contatto con lattice, allergie alimentari e ad altre sostanze possono esitare, nei soggetti predisposti, in uno shock anafilattico, per questo è importante riconoscerne i sintomi e sapere come agire. L’anafilassi è una potente reazione allergica generalizzata che presenta sintomi importanti e si manifesta rapidamente, causando conseguenze potenzialmente fatali, quando non adeguatamente trattata.

Lo shock si manifesta con grande rapidità e coinvolge diversi apparati in contemporanea, quali la pelle, il sistema cardiocircolatorio, quello gastrointestinale e quello respiratorio. Perché si verifichi, nei soggetti predisposti, è sufficiente un’esposizione limitato con un particolare allergene, che causa una serie di reazioni a catena e minare la stabilità dell’organismo.

In questo articolo cercheremo di comprendere le motivazioni alla base dello shock anafilattico, per poi analizzare i principali allergeni che sono in grado di causarlo e scoprire come intervenire prontamente in caso si verifichi questa pericolosa evenienza.

Cos’è uno shock anafilattico?

Lo shock anafilattico si manifesta quando l’organismo reagisce in modo eccessivo e inopportuno al contatto con un allergene. In particolare, alla base del meccanismo che provoca l’anafilassi c’è l’interazione tra le IgE (immunoglobuline E) e un allergene che, seppur innocuo per la maggior parte degli individui, diventa causa di un rilascio anomalo di mediatori all’interno del circolo sanguigno.

Dopo il primo contatto con un allergene, nei soggetti predisposti, le cellule del sistema immunitario producono una serie di anticorpi contro questa sostanza in modo da poterla riconoscere tempestivamente nel caso in cui ne vengano nuovamente a contatto.

Tra questi, le IgE giocano un ruolo fondamentale nella reazione di anafilassi. Nel caso di un secondo contatto con l’allergene, il complesso che si forma tra questo e le IgE circolanti può portare all’attivazione massiva di una serie di cellule che si trovare a livello del sangue (mastociti e basofili), causando la liberazione di mediatori (tra cui il principale è l’istamina) che provocano alterazioni a livello dei diversi apparati dell’organismo.

È sufficiente anche una piccola quantità di allergene ad avviare la reazione e può essere sufficiente un contatto anche breve con la sostanza a cui il soggetto è allergico per generare una condizione di grave pericolo per la vita. Lo shock si manifesta tipicamente pochi minuti dopo il contatto, ma può scatenarsi anche fino a 2 ore dopo l’incontro con l’allergene.

Esiste anche una reazione, clinicamente, del tutto simile all’anafilassi, chiamata reazione anafilattoide. In questo caso il meccanismo non è mediato dalle IgE, ma dall’attivazione diretta delle cellule responsabili del rilascio dei mediatori. Inoltre, non è necessario che avvenga una seconda esposizione (sensibilizzazione) ma l’evento può accadere già al primo contatto.

Quali sono gli allergeni più comuni?

I più esposti al rischio di shock anafilattico sono i soggetti allergici e i bambini e tra i più diffusi allergeni ci sono:

  • gli alimenti, tra cui soprattutto frutta secca, latte, crostacei, uova e alcuni specifici frutti;
  • le punture di insetto (api, vespe e calabroni);
  • i farmaci, in particolare beta-lattamici, insulina, streptochinasi ed estratti allergenici;
  • il lattice, che si trova in moltissimi prodotti di uso quotidiano, come i preservativi o i guanti in gomma.

In alcuni casi, invece, la causa dell’anafilassi non può essere individuata con precisione e si parla quindi di anafilassi idiopatica.

Responsabili, invece, delle reazioni anafilattoidi possono essere:

  • mezzi di contrasto iodati;
  • aspirina e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • oppiacei;
  • anticorpi monoclonali;
  • esercizio fisico.

I sintomi dello shock anafilattico

Quando si verifica uno shock anafilattico vengono rilasciate dal sistema immunitario sostanze (come l’istamina) che innescano un rapido abbassamento della pressione sanguigna per via di una dilatazione dei vasi sanguigni e una costrizione delle vie respiratorie, che causa immediate difficoltà di respirazione. I sintomi dell’anafilassi sono piuttosto evidenti e non vanno in alcun modo sottovalutati.

Inizialmente si può avvertire un formicolio diffuso e una sensazione di calore in tutto il corpo, seguito da un’accelerazione del battito cardiaco, che diventa debole e rapido. La pressione che si abbassa improvvisamente causa stanchezza e capogiri, mentre la pelle diventa rossa e dolorante e possono manifestarsi orticaria, pruriti e pallori.

I deficit respiratori sono uno dei più evidenti segnali di uno shock in corso: la respirazione diventa rapida e difficoltosa, oltre che superficiale e non in grado di ossigenare sufficientemente l’organismo. Il rischio principale è che la reazione raggiunga le corde vocali e la laringe, ostruendo il passaggio dell’aria e provocando asfissia. A peggiorare la situazione, infatti, può insorgere l’edema (gonfiore) della lingua e/o della gola.

Possono comparire altri segnali dello shock anafilattico come:

  • prurito sulla lingua e sul palato;
  • diarrea;
  • vomito;
  • tachicardia;
  • aritmia;
  • asma.

Il soggetto può sperimentare anche stati di ansia, stordimento e confusione, fino a vere perdite di coscienza.

Non solo: ad essere colpito è anche l’apparato cardiocircolatorio, con una possibile evoluzione a collasso cardiocircolatorio e arresto cardiaco.

Esistono fattori di rischio predisponenti allo shock anafilattico?

Benché lo shock anafilattico sia un rischio per tutti gli individui, soprattutto quando non è si è a conoscenza delle proprie condizioni di allergia, esistono fattori che aumentano il rischio di sviluppare anafilassi. Ad esempio:

  • se si è già stati vittime di uno shock, è probabile che le reazioni successive all’allergene siano severe e anche più gravi rispetto alla prima;
  • se si soffre di asma e allergie, si alzano le probabilità di essere vittime di shock anafilattici;
  • se si è portatori di alcune malattie cardiache o di anomali accumuli di globuli bianchi nel sangue.

Le reazioni allergiche, inoltre, sono favorite da alcuni fattori cofattori, come l’assunzione di alcol o FANS, la presenza di infezioni nell’organismo, la pratica di esercizio fisico, le temperature elevate o le condizioni di forte stress.

Cosa fare in caso di shock anafilattico?

In caso si ravvisino i primi segni e sintomi di shock anafilattico è importante rimuovere qualsiasi contatto con l’allergene. Ad esempio, se a scatenare lo shock anafilattico è stata una puntura di insetto, bisogna estrarre il pungiglione.

In seguito, è necessario seguire alcune procedure di primo soccorso. Quali?

  • Chiamare immediatamente un’ambulanza (112).
  • Posizionare il soggetto sdraiato in posizione supina con le gambe sollevate per consentire garantire un efficiente ritorno venoso. La manovra è da evitare se l’individuo è in stato di incoscienza o in gravidanza o presenti gravi difficoltà respiratorie.
    Se il soggetto sta sperimentando deficit nella respirazione è tendenzialmente meglio rimanga seduto, mentre se si tratta di una donna incinta è bene farle distendere sul lato sinistro.
    Se il soggetto è già incosciente, è opportuno metterlo in posizione di sicurezza, per evitare ostruzioni accidentali delle vie respiratorie: su un lato e sostenuto da un braccio e una gamba e con il mento sollevato per aprire le vie respiratorie.
  • È necessario somministrare immediatamente dell’adrenalina con l’autoiniettore, quando presente, se si è capaci di utilizzarlo e accertandosi che non sia scaduto e che sia stato conservato correttamente. Ciò rallenta significativamente il peggioramento dello shock ed è, in molti casi, una possibile manovra salvavita.
  • Mentre si attende l’arrivo dell’ambulanza è anche possibile somministrare altri farmaci, come antistaminici, broncodilatatori e cortisonici, anche se l’adrenalina resta la soluzione d’elezione in questi casi.
  • In caso di arresto cardiocircolatorio, se possibile dovrebbe essere avviata tempestivamente la rianimazione cardiopolmonare in modo che possa poi essere proseguita dai soccorritori che accorreranno sul luogo dell’evento.

Il personale sanitario provvederà poi a valutare lo stato di salute del soggetto e a somministrare adrenalina, se non già eseguito, oltre a fornire ossigeno al soggetto, somministrare altri farmaci, se ritenuti opportuni. Intervenire con prontezza è assolutamente essenziale, per evitare che lo shock anafilattico risulti fatale per il soggetto interessato.

Cosa fare a seguito di uno shock anafilattico?

A seguito di un primo evento, è bene intraprendere un percorso di cura, in modo da ridurre il rischio di eventi futuri e da essere pronti, eventualmente, a gestirli.

È indispensabile rivolgersi a un medico specializzato in allergologia, per concordare le migliori strategie di prevenzione e cura.

Dopo un’anamnesi accurata e un’indagine che stabilisca le cause dell’episodio e i possibili allergeni coinvolti, è possibile che lo specialista prescriva una serie di test, quali esami del sangue e indagini allergologiche specifiche (come prick test o patch test).

Grazie ai risultati, il medico potrà comprendere le cause dell’anafilassi e valutare il rischio di nuovi episodi futuri, fornendo al paziente tutte le istruzioni utili per individuare prontamente un eventuale shock, adattare lo stile di vita alla sua condizione di salute e sapere come comportarsi in casi simili.

Lo specialista potrebbe prescrivere l’adrenalina autoiniettabile, consigliando di averla sempre con sé, in quanto indicata nei soggetti che hanno una storia di precedenti anafilassi ad allergeni non facilmente evitabili o che hanno sperimentato shock anafilattici di tipo idiopatico. L’adrenalina è, infatti, l’unico farmaco in grado di contrastare con successo gli esordi di uno shock e interrompere la catena di reazioni che l’organismo mette in atto in risposta all’allergene.

Esistono, infatti, speciali autoiniettori di adrenalina, ossia siringhe che contengono una quantità predosata di questa sostanza, di facile utilizzo e progettati per essere portati ovunque con buona resistenza al calore e alle condizioni ambientali. In caso di shock, questa siringa va premuta sulla coscia del paziente e tenuta in sede qualche secondo per consentire il rilascio del farmaco all’interno dei tessuti.

I soggetti con importanti allergie, o gli individui con patologie specifiche che li espongono al rischio di anafilassi, dovrebbero sempre tenere con sé uno di questi autoinettori e imparare a utilizzarli correttamente e al momento giusto.

Come prevenire lo shock anafilattico?

Il modo migliore per evitare di incorrere negli shock anafilattici è quello di prevenirli, conoscendo ed evitando le sostanze che causano questa grave reazione allergica nell’organismo.

Consultare un medico allergologo, seguirne le indicazioni e sottoporsi a controlli periodici è indispensabile per tenere monitorata la propria condizione medica. Inoltre, è indicato seguire alcune pratiche per rendere più sicura la vita quotidiana.

Ad esempio, si può realizzare e indossare un braccialetto di “allerta medica”, dove vengono indicate tutte le allergie a cui si è soggetti, comprese quelle nei confronti del veleno di insetti, quelle a farmaci specifici o a determinate categorie di alimenti.

Come abbiamo detto, portare sempre con sé un autoiniettore di adrenalina è un’altra ottima pratica che consente di essere sempre preparati nel caso si verifichi un contatto con un allergene. In questi casi è indispensabile essere istruiti su come utilizzarlo in maniera efficace, ma non solo: anche i parenti o gli amici dovrebbero essere adeguatamente informate sia sulla condizione di allergia, sia sulle modalità ottimali di impiego dell’autoiniettore, sia sulle manovre di primo soccorso in caso di anafilassi.

In caso di note allergie ai farmaci, è sempre bene avvisare il personale quando ci si reca in ospedale o ci si appresta a essere sottoposti a un intervento.

Nel caso, invece, di nota allergia agli insetti è opportuno difendersi dall’eventualità di essere punti evitando luoghi a rischio. Nel caso in cui non ciò non sia possibile, è preferibile indossare abiti lunghi e repellenti, evitando profumazioni, colori accesi e ogni altro elemento che possa contribuire ad attrarre gli insetti.

Se soffre di allergie alimentari è bene informarsi in cucina, prima di consumare pasti nei luoghi pubblici e imparare a leggere le etichette dei cibi che si acquistano, per evitare che contengano sostanze pericolose per la propria salute. Convivere con il rischio di shock anafilattico si può, ma occorre essere istruiti e pronti a gestire il rischio con rapidità e prontezza.

Fonti bibliografiche

FAQ

Come evitare lo shock anafilattico?

Se si conoscono le sostanze che, per il proprio organismo, fungono da allergeni, è bene evitare di entrarci in contatto. Basta anche solo l’esposizione ad una minima quantità degli stessi, infatti, per innescare le reazioni a catena tipiche dell’anafilassi.

Come riconoscere uno shock anafilattico?

I primi sintomi di uno shock sono l'abbassamento della pressione sanguigna, il battito cardiaco accelerato e debole e la respirazione difficoltosa, seguiti da edemi a livello della lingua e della gola, stato di confusione e stordimento, reazioni cutanee, sudorazione e perdita di coscienza.

Quanto tempo ci vuole per andare in shock anafilattico?

In genere, se avviene un contatto con un allergene a cui il corpo è già sensibilizzato bastano pochi minuti perché si inneschi l'anafilassi, ma possono volerci anche un paio d’ore.

Cosa mangiare dopo uno shock anafilattico?

È bene adottare un’alimentazione leggera dopo uno shock e idratarsi adeguatamente, in modo da consentire all’organismo un recupero rapido dallo stress dell’evento. È ovviamente indicato indagare le possibili cause alimentari dell'anafilassi ed evitare i cibi sospetti, fino a un approfondimento con l'allergologo.