Ritenzione idrica: sintomi, cause e rimedi

La ritenzione idrica, o edema, è un accumulo anormale di fluido nei tessuti del corpo, che può causare gonfiore, specialmente nelle estremità, a causa di varie condizioni di salute, alimentazione o squilibri ormonali

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

La ritenzione idrica è una condizione diffusa che interessa molti individui, soprattutto nel sesso femminile. Tuttavia, vi è spesso confusione nel distinguere tale fenomeno dalla cellulite, nonostante le due problematiche presentino differenti percorsi patologici. La ritenzione idrica è caratterizzata da una stasi fluidica nei tessuti, con conseguente accumulo di liquidi. Diversamente, la cellulite manifesta un processo infiammatorio che coinvolge il tessuto connettivo e il pannicolo adiposo situato sotto la pelle.

Sebbene esista una correlazione fra ritenzione idrica e sviluppo di cellulite, l’una non implica necessariamente l’altra, dato che la cellulite può anche avere basi genetiche. Nei suoi stadi iniziali, l’adozione di uno stile di vita sano, che comprende esercizio fisico regolare e una dieta bilanciata, insieme a interventi mirati a diminuire la ritenzione idrica, può rallentarne o prevenirne l’evoluzione.

Ritenzione idrica: cos’è

Come accennato prima, la ritenzione idrica è dovuta alla tendenza da parte del nostro organismo di trattenere liquidi e questo accade soprattutto nelle zone predisposte all’accumulo di grasso, quali cosce, glutei ed addome.

Tra le sue cause, figurano le cattive abitudini alimentari (consumo eccessivo di sale), la sedentarietà, ma anche patologie come l’ipertensione arteriosa, l’insufficienza venosa e le vene varicose, e malattie a carico di tiroide, fegato, cuore e rene. Sebbene comunemente si creda che la ritenzione idrica provochi l’aumento di peso, in verità il contributo ai chili in eccesso, a meno di situazioni francamente patologiche, è marginale; è invece vero il contrario: i chili in eccesso favoriscono la ritenzione idrica.

Le tipologie di ritenzione idrica

A seconda di come si manifesta e delle sue cause, la ritenzione idrica si distingue in:

  • ritenzione idrica primaria (o circolatoria): ossia l’accumulo di liquidi negli spazi compresi tra una cellula e l’altra. È causata da un malfunzionamento del sistema linfatico e del sistema circolatorio: la circolazione rallenta, i liquidi ristagnano e possono verificarsi tumefazione dei tessuti e conseguentemente dolore;
  • ritenzione idrica secondaria: a causarla sono patologie arteriose o linfatiche quali l’ipertensione, l’insufficienza renale e il linfedema;
  • ritenzione idrica iatrogena, causata da un abuso di determinati farmaci;
  • ritenzione idrica su base alimentare, provocata da un’alimentazione eccessivamente ricca di sodio, specie se accompagnata da altre abitudini scorrette quali il trascorrere molto tempo seduti o in piedi

Quali sono i sintomi della ritenzione idrica

Il sintomo primario della ritenzione idrica è il gonfiore, che colpisce generalmente le zone inferiori del corpo (polpacci, piedi) ma può riguardare anche le cosce, l’addome e i glutei. Se trascurato, il gonfiore può nel tempo evolvere in edema e – se la paziente è predisposta – in cellulite.

Altri sintomi che possono manifestarsi sono un senso di stanchezza e di pesantezza, e la comparsa di vene varicose e di capillari a vista; questi ultimi sono sintomi che fanno inoltre sospettare insufficienza venosa.

La sintomatologia dipende in realtà dal distretto corporeo in cui la ritenzione idrica si manifesta:

  • capo e arti superiori: può riguardare il viso, che appare gonfio, oppure manifestarsi sotto gli occhi, sotto forma di borse e di gonfiore. Talvolta riguarda anche le braccia e le mani;
  • tronco: il gonfiore è localizzato a livello addominale, su pancia e fianchi, ma anche nella zona dei glutei;
  • arti inferiori: forma di ritenzione idrica più diffusa, può manifestarsi lungo tutti gli arti inferiori ma si concentra soprattutto nel tratto compreso tra le ginocchia e i piedi (gambe e piedi risentono della forza di gravità e delle molte ore trascorse in piedi).

Le cause della ritenzione idrica

La ritenzione idrica, comunemente attribuita a pratiche di vita non ottimali come un’eccessiva assunzione di sale o una limitata attività fisica, può effettivamente avere origine da molteplici altre cause di natura più complessa e meno evidente.

Tra i principali fattori patogenetici si segnala il deficitario funzionamento del sistema circolatorio, sia a livello sanguigno che linfatico, il quale può impedire un corretto drenaggio dei fluidi, causando un loro accumulo nei tessuti. Questo può derivare da una varietà di condizioni, come la sedentarietà, anomalie vascolari, o disfunzioni linfatiche.

In aggiunta, il ruolo di certi farmaci nella genesi della ritenzione idrica è significativo e spesso sottovalutato. Medicamenti come antiinfiammatori non steroidei, corticosteroidi e alcuni ormoni usati nella terapia sostitutiva possono influire sull’equilibrio idrico corporeo. Questi effetti collaterali sono importanti da considerare in una gestione terapeutica a lungo termine, e richiedono un monitoraggio attento da parte del personale medico.

Le patologie sistemiche, quali l’ipertensione arteriosa, le malattie cardiache, renali, epatiche o della vescica, possono tutte contribuire alla ritenzione idrica attraverso vari meccanismi. L’ipertensione, per esempio, può danneggiare i reni e compromettere la loro funzione di filtraggio, mentre le malattie renali possono direttamente alterare l’equilibrio dei fluidi.

Altrettanto rilevanti sono le alterazioni metaboliche, in particolare quelle legate al metabolismo dei carboidrati e all’insulino-resistenza. L’eccessiva presenza di glucosio nel sangue può portare ad un aumento di urina prodotta dai reni, che a sua volta può causare disidratazione e compensativa ritenzione idrica. L’insulino-resistenza può inoltre alterare il meccanismo attraverso il quale il corpo trattiene o elimina sodio, con diretto impatto sui livelli di fluidi corporei.

Ritenzione idrica: la diagnosi

I pazienti che avvertono un senso di gonfiore eccessivo, specialmente agli arti inferiori, generalmente si rivolgono al medico.

Per verificare che si soffra effettivamente di ritenzione idrica è possibile come prima cosa effettuare il “test del dito”: premendo con forza il pollice sulla zona gonfia, e mantenendo la pressione per alcuni secondi, se l’impronta rimane ben visibile si tratta allora di ritenzione.

Per essere più sicuri, è poi possibile effettuare la raccolta delle urine nelle 24 ore, tempo in cui un individuo adulto dovrebbe fisiologicamente produrre un volume di urine di circa 1.000 – 2.000 ml. Se la diuresi scende sono i 400-500 ml/24h si parla di oliguria, se scende sotto i 100 ml/24h si parla di anuria. Le principali cause di una scarsa produzione di urina sono la disidratazione (da vomito o diarrea), l’anoressia, l’ostruzione uretrale, i danni renali o – per l’appunto – la ritenzione idrica.

Ritenzione idrica: consigli sull’alimentazione

Per risolvere la ritenzione idrica bisogna intervenire sull’abitudine/patologia che l’ha scatenata.

Pertanto, i soggetti in sovrappeso o obesi dovranno cercare di perder peso, chi fuma dovrebbe abbandonare le sigarette. È poi necessario limitare il consumo di alcolici, evitare di indossare abiti attillati e tacchi alti, e cercare di non rimanere in piedi a lungo senza muoversi.

Il primo aspetto su cui intervenire è però l’alimentazione. Fondamentale è limitare l’utilizzo di sale e il consumo di alimenti eccessivamente ricchi di sodio come gli insaccati. Ma non solo: anche i latticini, la farina bianca, i grassi saturi (es burro) e le carni grasse vanno evitati o quantomeno limitati. Da prediligere sono invece:

  • la frutta e la verdura ricche di acido ascorbico, protettivo dei vasi sanguigni (agrumi, ananas, kiwi, fragole, ciliegie, lattuga, radicchi, spinaci, broccoletti, broccoli, cavoli, cavolfiori, pomodori, peperoni, patate);
  • le fibre alimentari, in quanto favoriscono la motilità intestinale e combattono la stipsi (che ostacola il deflusso vascolare a livello addominale);
  • le giornate detox, in seguito magari ad una giornata con qualche strappo alla regola: per 24 ore bisognerà consumare perlopiù tè, tisane, centrifugati di frutta o verdure;
  • il pesce;
  • l’olio di oliva e l’olio di semi.

L’acqua va bevuta abbondantemente: la dose consigliata (in assenza di altre patologie di rilievo) è di circa 1.5-2 litri al giorno. Sono consentite le acque oligominerali o minimamente mineralizzate, mentre da moderare sono le bevande alcoliche e quelle zuccherate, ma anche il caffè (poiché la caffeina è una sostanza farmacologicamente attiva). Specie in chi di norma beve poco, aumentare molto la quantità di liquidi assunti inizialmente favorirà la diuresi. Col tempo, l’organismo imparerà però ad assorbire una maggiore quantità di acqua.

Altre buone abitudini alimentari includono:

  • utilizzare poco sale durante la cottura dei cibi;
  • per insaporire le pietanze utilizzare spezie, limone e aceto balsamico al posto del sale;
  • limitare il consumo di alimenti confezionati;
  • sostituire snack e spuntini con la frutta fresca.

I rimedi della ritenzione idrica: comportamenti da adottare

Oltre ad agire sull’alimentazione, per combattere la ritenzione idrica ci sono diverse buone abitudini da adottare:

  • se si trascorre molto tempo in piedi, senza muoversi, è consigliabile di tanto in tanto sollevarsi sulle punte per stimolare la circolazione;
  • è utile dormire con un cuscino sotto i polpacci e i piedi per favorire il ritorno venoso;
  • fare regolare attività fisica è fondamentale per il microcircolo: l’opzione migliore è la camminata, in quanto riattiva la circolazione e rinforza la muscolatura di cosce e polpacci, ma molto efficaci sono anche il nuoto e la bicicletta;
  • se la ritenzione idrica è causata da un’insufficienza venosa, gli esercizi propriocettivi e di mobilizzazione della caviglia si rivelano utili;
  • dopo ogni sessione d’allenamento è bene fare stretching.

Fonti bibliografiche: