Pulci di mare, come curare le punture e come affrontare gli altri rischi al mare

Cosa fare se si entra in contatto con le pulci di mare: dove si trovano e quali possono essere i rischi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Quando si dice pulci, il pensiero corre direttamente agli animali domestici. O comunque ad un’infestazione di ambienti. Non per nulla si punta, in chiave preventiva, a limitare i rischi con trattamenti specifici per i parassiti degli animali oppure a trattamenti mirati con aziende che possono operare a domicilio. Ma non ci sono solo le pulci di terra, quelle che provocano i classici piccoli ponfi rigonfi ed arrossati sulla pelle nell’area in cui è avvenuto il contatto pericoloso a poter creare problemi.

Esistono infatti anche le pulci di mare. Sono del tutto diverse da quelle che siamo abituati a conoscere in inverno e sono sostanzialmente dei piccoli crostacei. Possono creare fastidi, soprattutto sotto forma di punture fastidiose. Ma nulla più. Quindi, è importante ridurre il più possibile il rischio di contatto, sapendo però che le reazioni allergiche a queste punture sono rarissime. E che quindi, bolle, gonfiore e prurito sono destinati a sparire presto.

Come ci attaccano le pulci di mare e come reagire al ponfo

Punto primo. Queste pulci sono sostanzialmente dei parassiti. E certo preferiscono i pesci. Ma ovviamente, avendo a disposizione strumenti che aiutano a succhiare il sangue, possono fare la stessa funzione anche nell’uomo. In genere, va detto, questi animaletti tendono a rimanere in acqua. Tuttavia in alcune circostanze, e senza che siano presenti meccanismi particolari che possono favorirne la presenza sull’arenile, possono anche ritrovarsi in prossimità della spiaggia. È a questo punto che si possono fare gli sgraditi incontri.

Gli aculei in modo quasi impercettibile si aprono la strada nell’epidermide e l’animaletto inizia a succhiare il sangue. Si crea così il fastidioso piccolo ponfo, che può dare prurito in sede locale. Va detto che gli esperti ricordano come questi animali non trasmettono tossine, quindi il disturbo e le reazioni ad esso correlate si generano localmente. Per questo, se un soggetto non è particolarmente sensibile, non dovrebbero esserci problemi in termini di reazioni generalizzate.

Sia chiaro. Il fastidio ci può essere. Soprattutto alle gambe, visto che in genere gli “attacchi” delle pulci di mare si concentrano in questa zona. Ma senza stress. Quasi sempre un semplice lavaggio con acqua fredda, con aggiunta di una pomata che lenisca l’intensità della reazione. Vanno benissimo prodotti a base di erbe, nelle forme più banali. Magari nelle forme più serie una crema al cortisone o un farmaco che riduca la reazione istaminica in caso di reazione intense possono bastare a far dimenticare il fastidio. Solo in casi rarissimi, vista la reazione locale molto intensa, può aver senso il ricorso al medico.

Si può fare prevenzione per le pulci di mare?

In chiave preventiva, bisogna prestare attenzione all’asciugamano. Nel momento in cui si esce dall’acqua e ci si sdraia, siamo particolarmente esposti al rischio. Ma non basta. Ricordate che è difficile osservare la presenza dei piccolissimi crostacei, che pure sono scuri, per le loro dimensioni. Quindi fate attenzione e soprattutto, se siete in un’area a rischio ricordate che è possibile applicare sulla cute sostanze ad azione repellente.

Attenzione agli aculei di tracina

Per chi si trova sulla spiaggia, e magari si dedica ad una passeggiata su fondali sabbiosi, non ci sono solamente le pulci di mare a creare fastidi. Anzi. Oltre alle meduse che pure si notano ma si possono toccare nuotando, sui fondali sabbiosi, una passeggiata tra le onde per sfruttare l’effetto acquagym può nascondere l’insidia della spina dorsale della tracina. Questo pesce che di solito vive in fondali bassi (spesso molto vicina a riva) e sabbiosi.  A rischio sono quindi le tante persone che scelgono di fare acqua-gym per tenersi in forma, o comunque chi ama camminare a lungo nell’acqua bassa.

Nell’aculeo della spina è contenuto un veleno che nell’uomo fortunatamente non è letale, ma la puntura può far decollare un intenso dolore che, seppur raramente, può portare addirittura a svenire. In generale, comunque l’area del piede interessata diventa molto gonfia e fa particolarmente male. Il pronto soccorso prevede di medicare la ferita con acqua ossigenata o simili, ricordando che la tossina  inoculata dalla tracina è termolabile. Per questo occorre immergere la parte colpita in acqua calda (alla massima temperatura sopportabile facendo attenzione a non provocare ustioni!) per quasi un’ora.  Se compaiono sintomi come tachicardia, difficoltà alla respirazione, nausea, difficoltà di movimento dell’arto colpito occorre rivolgersi al 118 o farsi accompagnare al pronto soccorso.

E se posate la mano su un riccio?

Per chi ama gli scogli, invece, esiste ma è davvero lontano il rischio di trovarsi nelle carni la spina di uno scorfano, perché questo pesce predilige i fondali più profondi e vive soprattutto tra gli scogli. Sempre tra gli scogli, si può mettere improvvidamente mano o piede su un riccio di mare, che si “difende” dal contatto con gli aculei.

Cosa fare? Occorre togliere con una pinzetta o con un ago gli aculei rimasti conficcati nella pelle, ovviamente previa attenta disinfezione. Se infatti non si procede ad un’adeguata pulizia dell’area interessata, c’è il rischio che si formino granulomi nella parte interna della pelle intorno alla zona in cui l’aculeo si è infiltrato. Anche in questo caso, però attenzione: se nelle nostre acque non ci sono particolari problemi, la puntura di riccio di mare può risultare ben più problematica da trattare quando si scelgono come mete l’Oceano indiano o il Mar Rosso.